In arrivo un olio di palma sintetico
Come è noto, negli ultimi anni l’uso di olio di palma è stato molto dibattuto, soprattutto per i danni ambientali che questa monocoltura ha creato e continua a creare. Eppure le aree dedicate alla coltivazione della palma sono in espansione. Attualmente circa l’85% della produzione mondiale di olio di palma è garantita da due paesi, ovvero da Malesia e Indonesia (stando ai dati WWF). E questo accentrarsi ed espandersi della produzione ha causato danni enormi: si pensi che se nel 2000 in Malesia c’erano 3,3 milioni di ettari coltivati a Palma, vent’anni dopo la superficie totale di attestava a 5,3 milioni di ettari, in gran parte rubati alle foreste tropicali. E questa deforestazione ha conseguenze pericolose di vario tipo: si parla del venir meno della capacità del pianeta di assorbire l’anidride carbonica, della perdita degli habitat per animali come elefanti e come oranghi, e via dicendo. Può essere quindi accolto positivamente lo sviluppo di un olio di palma sintetico, che garantirebbe ai produttori le stesse caratteristiche dell’ingrediente originale, senza però i noti e devastanti effetti collaterali ambientali.
Un ingrediente ancora oggi utilizzatissimo
Certo, negli ultimi anni ci sono stati diversi marchi che hanno fatto dietrofront sull’uso dell’olio di palma. Ma tanti altri hanno continuato a utilizzarlo: si pensi per esempio alla famosa Nutella. Ma non è certamente l’unica. Il discusso ingrediente si trova ancora ovunque, dai biscotti alle creme spalmabili, dai dadi per il brodo alle patatine per l’aperitivo. Ancora oggi, l’olio di palma è il più consumato tra tutti i colleghi, staccando di gran lunga quelli di girasole, di colza, di soia, e via dicendo. Stando a uno studio condotto da C16 Biosciences, la startup che ha sviluppato l’olio di palma sintetico, circa la metà dei prodotti presenti nei supermercati statunitensi continua a farne uso. A renderlo così comune, pur di fronte alla bufera mediatica conosciuta negli ultimi anni, è soprattutto il prezzo inferiore rispetto alle alternative vegetali, nonché le peculiarità che lo rendono adatto per la produzione alimentare su larga scala. Proprio per questi motivi C16 Biosciences ha pensato che il modo perfetto per sostituire l’olio di palma non sia quello di ripiegare su altri ingredienti vegetali, quanto invece creare un olio di palma sintetico, con le stesse caratteristiche dell’originale.
L’olio di palma sintetico di C16 Biosciences
Che sia necessario trovare una soluzione è fuor di dubbio. Si pensi che, stando al WWF, una piantagione di olio di palma riduce di almeno il 90% la biodiversità di un’area dove prima c’era una foresta tropicale. A partire da questi presupposti è nata C16 Biosciences, che è al lavoro dal 2018 per portare sul mercato un’alternativa sostenibile. L’olio di palma sintetico prodotto dalla startup di New York si basa su un peculiare processo di fermentazione di rifiuti alimentari, grazie all’azione di un ceppo di lievito.
Ad avere questa idea sono stati i fondatori della startup, ovvero un dottore in scienze fisiche, un ingegnere biologico e un economista di Harvard. Dapprima la produzione dell’olio di palma sintetico è andata al rilento: nel 2020 si parlava di circa 10 chilogrammi di prodotto alla settimana. Poi è arrivato il supporto della fondazione di Bill Gates, ovvero della Bill Gates Foundation, che si è concretizzato con un investimento di 20 milioni di dollari. Le cose sono cambiate in fretta: nel 2023 è previsto il lancio della commercializzazione su larga scala di questo olio di palma sintetico, ovvero un olio di palma senza olio di palma chiamato per l’appunto “Palmless”. Ancor prima di essere utilizzato nell’industria alimentare, questo prodotto di sintesi sarà impiegato nell’industria della cosmesi, sostituendo l’olio di palma attualmente usato per produrre saponi e rossetti.
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