Non solo auto elettriche: Volkswagen spinge anche sul metano (e pensa bio)
In novembre avevamo avuto la possibilità di partecipare ad un test drive per provare l’ultima arrivata in casa Volkswagen, ovvero la nuova e-Golf, fiore all’occhiello della mobilità elettrica della casa tedesca. I progetti volti ad una mobilità alternativa e sostenibile del colosso di Wolfsburg non si limitano però alle sole automobili a batteria: già nel 2013 era infatti stata lanciata sul mercato la ecoUp a metano, seguita nel 2014 dalla prima versione a metano della apprezzatissima Golf, ovvero la Golf TGI. E ora l’impegno della Volkswagen per la mobilità sostenibile ha deciso di fare un ulteriore passo, portando sul mercato la Nuova Golf TGI allo stesso prezzo della TSI a benzina. Di fronte a questa democratizzazione – in senso economico – dell’alimentazione a metano, non potevano certo rifiutare l’invito a provare anche questa nuova versione, insieme alla nuova Polo, anch’essa disponibile a metano. Il test drive ci ha permesso di provare le nuove vetture da Verona a Este, in provincia di Padova, dove l’esperienza si è conclusa con una visita della SESA, (Società Estense Servizi Ambientali) la quale, non a caso, è attiva proprio nel campo del compostaggio e del recupero energetico.
Un test drive sulle nuove Golf e Polo TGI
Come sono dunque queste nuove Volkswagen alimentate a metano? Lungi da noi ergerci a critici automobilistici di alta levatura: abbiamo testato queste nuove vetture esattamente come avreste fatto voi, non tanto con l’occhio – e con il piede – dell’esperto, quanto invece con quello del consumatore, alla ricerca di un’automobile che sappia coniugare comodità, performance, sicurezza e rispetto dell’ambiente. E certo, dopo quasi cento chilometri alla guida della nuova Golf TGI e della nuova Polo TGI, non possiamo che dichiaraci soddisfatti sotto tutti questi punti di vista.
Come sono le nuove automobili a metano targate Volkswagen?
Spendiamo ovviamente qualche riga per descrivere le nostre impressioni alla guida: la Golf TGI, con i suoi 110 CV nella motorizzazione 1.4, si presta alla perfezione ad una guida sinuosa e rilassata, pur risultando vivace e scattante all’occorrenza. Solitamente chi pensa al metano teme di perdere spazio nel bagagliaio a causa della bombola, nonché di perdere in termini di prestazioni: in questo caso, però, il confronto con il modello benzina non teme davvero paragoni, in quanto lo spazio per i bagagli rimane pressoché intatto, così come l’accelerazione. Lo stesso discorso vale in linea di massima anche per la Polo TGI, la quale con i suoi 95 CV non poteva che essere meno scattante.
Anatomia di un’automobile a metano
Cosa significa avere una vettura a metano come quelle pensate dalla casa automobilistica tedesca? Semplice: lo sportello per la benzina cela anche il tappo per il rifornimento del metano, e a livello del cruscotto la strumentazione – in questo caso analogica – presenta un doppio indicatore, a mostrare la disponibilità di metano e quella di benzina. Naturale domandarsi in quali casi viene effettivamente utilizzato quest’ultimo carburante: ebbene, la risposta è semplice, in quanto la benzina viene tirata in ballo solamente per l’accensione – nel caso in cui la temperatura esterna scenda sotto una certa soglia – e, ovviamente, nel caso in cui si finisca il metano. E di certo bisogna ammettere che, pensando ad un’automobile dotata di due distinti serbatoi, la sola autonomia garantita dal metano non è bassa, superando i 300 chilometri (nel dettaglio, l’autonomia promessa è di 390 chilometri per la Polo e di 380 chilometri per la Golf). Come ricordano in casa Volkswagen, tra l’altro, fare il pieno di metano della nuova Golg TGI vuol dire spendere meno di 15 euro. Ma quali sono i vantaggi di possedere e guidare un’automobile a metano?
I vantaggi per l’ambiente
Va prima di tutto precisato un dato: il metano fornisce una quantità di energia superiore rispetto a quella prodotta dagli altri carburanti. Con 1 chilogrammo di metano, infatti, si ottiene la stessa energia sprigionata da 1,3 litri di gasolio e da 1,5 litri di benzina. E non è certo tutto qui, in quanto il gas metano può essere prodotto da materie prime rinnovabili, con la possibilità concreta quindi di neutralizzare le emissioni nocive di anidride carbonica. Insomma, l’ipotesi del metano non è solamente un’alternativa agli attuali carburanti: nella sua versione bio, infatti, si potrebbe pensare anche ad un’alternativa duratura parallela alla mobilità elettrica.
Il biometano oggi, in Italia
Il biometano viene prodotto a partire dalla lavorazione di materie organiche di scarto. Si tratta quindi di sfruttare in modo intelligente dei rifiuti, senza intaccare in nessun modo la produzione di generi alimentari. Un’ottima possibilità, che Volkswagen ha deciso di sfruttare con i propri nuovi veicoli. Non fosse che ad oggi, in Italia – e lo stesso discorso vale anche per gli altri Paesi europei – il metano che si trova nei distributori non è bio. Questo non pregiudica affatto l’usabilità delle vetture a metano, in quanto il nostro Paese conta ben 3.735 distributori di questo tipo. Ma per quanto riguarda la versione bio, è tutto un altro discorso. Certo, esistono delle società che producono questo gas in modo biologico: in Italia sono in tutto 326 gli impianti di questo tipo, e noi abbiamo avuto modo di visitare, al termine del test drive, quello della SESA, che ricava il gas dalla fermentazione dei rifiuti dell’umido e degli scarti agricoli. Per ora, però, il biometano non è immesso nei normali circuiti di distribuzione, e viene utilizzato solo per l’autoconsumo.
Lasciando – almeno per ora – da parte la questione del biometano, però, non ci sono dubbi: ad oggi, la soluzione più economica per guidare un’automobile e inquinare meno, è costituita proprio dalle automobili a metano, le quali , stando ai test Volkswagen, emettono localmente meno anidride carbonica rispetto alle vetture ibride di pari segmento.
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