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9 città italiane verso la neutralità climatica

In tutto, a livello europeo, le città che si erano candidate per essere inserite nel progetto erano 400: le italiane a farsi avanti erano state una trentina. Alla fine è stato necessario selezionare 100 città, con ben 9 italiane che sono riuscite a superare questo importante test: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino sono infatti state selezionate per partecipare alla missione “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030”. L’obiettivo è quello di condurre tutte le città partecipanti verso la neutralità climatica, raggiungendo quindi l’ambizioso azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra. Non si parla di piccoli villaggi collinari, né di isolotti sperduti: la sfida è insomma di quelle difficili, pensando a quelle che sono le emissioni attuali di questi e di tanti altri centri europei in pista per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Ma se è vero che azzerare le emissioni nette non sarà assolutamente facile, è altrettanto vero che questa è una strada che tutte le città sono chiamate a seguire, nella consapevolezza che i cambiamenti climatici non rallenteranno da soli.

Il progetto “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030”

Da una parte, quindi, il progetto “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030” ha lo scopo di accompagnare le città partecipanti verso l’ambizioso azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra, andando quindi a ridurre direttamente e concretamente l’inquinamento. Dall’altra, questa iniziativa ha lo scopo di funzionare come esempio e dimostrazione della possibilità di potenziare e di accelerare l’azione climatica, agendo anche a livello non solo politico e amministrativo, ma anche a livello territoriale, con il coinvolgimento di enti pubblici, di imprese e di cittadini.

Ma come si traduce in realtà questo progetto che punta alla neutralità climatica in 100 città differenti? Tutto parte da un contratto, quello che viene indicato come “Climate city contract”. Il documento in questione presenta tre parti differenti, per definire rispettivamente le strategie e gli attori coinvolti, le azioni già fatte e quelle da mettere in campo e infine i fondi a disposizione del progetto, da individuare considerando sia finanziamenti pubblici che privati.

La transizione verso un modo più sostenibile parte dalle città

Se è proprio dalle città che arriva la maggior parte delle emissioni climalteranti, è dalle medesime città che può partire il processo verso un mondo più sostenibile.  Come spiega l’Asvis, ovvero l’Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile, “sono le città a raccogliere la sfida per trasformarsi in luoghi vivibili per le persone e gli animali, dove ci si riconnetta con la natura per affrontare la crisi climatica. Per fare questo tutte le città, e non solo quelle della missione, devono individuare progetti e azioni su mobilità, risparmio energetico, pianificazione urbana”.

Il processo delle città italiane

Le 9 città italiane coinvolte nel progetto per raggiungere la neutralità climatica si stanno muovendo a ritmi differenti. Firenze e Parma si sono viste approvare il loro Climate City Contract, mentre Bergamo, Bologna, Milano, Prato e Torino lo hanno presentato, e sono in attesa dell’approvazione. Padova e Roma, invece, sono uno step indietro, e devono ancora completare il contratto. Ovviamente la messa a punto e l’approvazione del contratto rappresenta unicamente il primo ostacolo: per poter arrivare alla neutralità climatica le città coinvolte nel progetto dovranno affrontare diverse barriere e molti impedimenti, dai costi legati alla riqualificazione energetica ai freni culturali che rallentano il passaggio a delle forme di mobilità sostenibile.