Mewar Angithi la griglia che riduce la deforestazione
Cambiamento climatico

Mewar Angithi, la griglia che riduce la deforestazione

Nel mondo 2,7 miliardi di persone, ossia il 40% della popolazione mondiale, usa giornalmente biomasse (legna, scarti agricoli, sterco animale, carbone) per scopi domestici, in primis per cucinare. L’Oms ha stimato che l’inquinamento “indoor”, dovuto alla combustione delle biomasse, provoca 4.3 milioni di vittime all’anno a livello globale (soprattutto donne e bambini), dove, secondo una stima dell’Ocse, circa il 50% di queste risiede nel Sudest Asiatico, Africa e Cina.

Soluzioni semplici per contesti complessi

Come arginare il fenomeno? Aumentare l’efficienza delle cucine nelle zone rurali è una prima semplice e concreta risposta. La realtà dei fatti si scontra però con i limiti economici e tecnologici di queste aree del mondo e spesso con fattori più complessi, come l’inerzia culturale al cambiamento.
Mewar Angithi (MA) è un progetto innovativo con cui si sta cercando di dare risposta a questo annoso problema. MA è un inserto-griglia dal carattere low cost, low tech ed open source che, una volta inserito in una cucina a legna tradizionale, riduce drasticamente l’uso della legna, aumentandone drasticamente l’efficienza.

Grigliette Mewar Angithi

Come nasce Mewar Angithi

L’idea nasce dal sodalizio tra i gruppi di lavoro del professore Udaykumar (University of Iowa), di Sailesh Rao, filantropo indiano naturalizzato nord americano fondatore della ONG Climate Healers e quello di Fabio Parigi, project manager alla Siemens Transformers di Trento.
Il prototipo viene testato per la prima volta nel 2014 in un piccolo villaggio indiano del Rajasthan, al confine con il Pakistan. «Al mercato locale – racconta Parigi –  il team di lavoro ha acquistato tutti i modelli di cucina a legna disponibili da 5 a 50 dollari, e li ha testati sotto le stesse condizioni. Tra le cucine con l’efficienza più alta, appartenenti al gruppo di quelle più care, è stato individuato, anche con il contributo dell’amico ed ingegnere Michele Del Viscio, un minimo comune multiplo, una griglietta sul fondo delle cucine». Il gruppo di ricerca inizia a fare degli esperimenti su questo tipo di griglie fino ad arrivare ad un prototipo finale che viene testato dall’Università di Agricoltura e Tecnologia di Udaipur in Rajasthan, India. Il responso è che l’uso di Mewar Angithi riduce del 63% il fabbisogno di legna per cucinare la stessa quantità di cibo, diminuisce dell’89% la produzione di fuliggine e di 10 volte l’emissione di CO₂.

Come funziona

Il meccanismo è abbastanza semplice. MA mantiene costante il flusso d’aria sotto il fuoco durante tutto il periodo della combustione. Ciò permette di bypassare il principale problema dei fornelli a legna tradizionali, ossia quello di raggiungere un’elevata efficienza termica all’inizio della combustione, ma di perderla drasticamente poco dopo, a causa della brace che inizia a soffocare la fiamma, impedendone l’ossigenazione.
Dopo averne testato il funzionamento, vengono distribuite circa mille MA agli abitanti di quattro villaggi nel distretto di Udaipur e, sei mesi dopo, il 77% di loro dichiara di usare quotidianamente la griglia ed esprime soddisfazione per il risparmio di energia e fatica per il reperimento di minor legna.

Cucine tradizionali in Kenya MA Kenya

La combustione delle biomasse ha un forte impatto ambientale

L’impatto di progetti come Mewar Angithi, oltre che sul piano della salute, va misurato sul piano ambientale. Le conseguenze infatti dell’approvvigionamento incontrollato delle biomasse sono imponenti: deforestazione, riscaldamento globale e cambi climatici legati all’emissione di CO₂ derivante dalla loro combustione. Lungi l’illusione che queste conseguenze siano interamente attribuibili all’uso domestico della legna come combustibile, tenendo dietro il dito fattori più devastanti come, per citarne uno, la produzione intensiva dell’industria agroalimentare mondiale responsabile da sola, secondo l’Oxfam, del 25% delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra.

Implementazioni

Visti i risultati positivi ottenuti in India, il team di lavoro decide di implementare il progetto in Kenya, nell’orfanotrofio-villaggio di Nyumbani, situato tre ore in macchina ad est di Nairobi, composto da un migliaio di giovani, distribuiti in un centinaio di “famiglie”.
Gli esperimenti condotti in questo villaggio hanno mostrato che l’efficienza della griglia è addirittura migliore dei risultati ottenuti nel villaggio indiano, per un risparmio di legna pari al 66%. Ciò significa che se prima venivano usati 100 kg di legna per cucinare, utilizzando Mewar Angithi, ne bastano solo 34 kg.
Con l’utilizzo di MA in tutto il Kenya si potrebbero risparmiare all’anno 7500 km² di foresta primaria, corrispondenti a cinque volte la superficie della città di Londra.
Nella seconda fase di implementazione del progetto, in agosto 2016, sono state installate, con il supporto degli studenti dell’Universidad Pontificia Comillas ICAI-ICADE di Madrid, 104 Horseshoe (cucine in terra cruda a forma di ferro di cavallo) e 104 MA, coprendo il 100% delle cucine delle abitazioni del villaggio di Nyumbani e nei prossimi mesi seguirà un monitoraggio sullo stato e sull’utilizzo delle stesse. Altre 1000 MA sono state installate in Ghana in questi giorni ed è in cantiere l’idea di espandere nel 2017 il progetto ad una dozzina di paesi.

Non è un problema abbastanza discusso

Sulla necessità e sulle modalità di riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera si discute da anni. Da poco si è anche conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima di Marrakech, che doveva rendere operativo lo storico Accordo di Parigi, ratificato attualmente da 111 Paesi impegnati a ridurre le emissioni dei gas serra nel breve termine. Più sconosciute, almeno dal grande pubblico, sono le drammatiche conseguenze, sia sul piano ambientale che su quello della salute, dell’utilizzo di biomasse ad uso domestico nei Paesi del Sudest Asiatico, in Africa e in Cina.

Una griglia può fare la differenza

Con MA c’è una buona possibilità di fare la differenza – conclude Fabio Parigi – non esiste la soluzione unica, ma esiste un ventaglio di soluzioni. Ciò che è interessante in questo progetto è l’approccio di ricerca sul campo, trovare soluzioni condivise con la popolazione locale, sentire le persone e i loro bisogni, sperimentare, conoscere la storia. Non è detto che questa sia la soluzione rivoluzionaria, ma se non è questa sarà una sua figlia.