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Trasporto condiviso

Da Monaco a Riva del Garda, in treno: vi ricordate Metroland?

Il Trentino  vuole essere un territorio di puro passaggio o vuole essere una meta? Come aveva affermato l’assessore della Provincia autonoma di Trento Mauro Gilmozzi al convegno di Transdolomites, tenutosi a Trento in Primavera, «c’è una grande consapevolezza ormai a tutti i livelli che il futuro sarà molto legato allo sviluppo delle reti ferroviarie». E di fatto, se questa è la direzione in cui si tende, la scelta non è tanto quella di dire sì oppure no alle ferrovie, quanto invece quella di scegliere se approfittare o meno di quel sistema ferroviario che in qualsiasi caso, perlomeno nell’Europa Centrale, ha già preso il sopravvento. Di certo i lettori trentini, leggendo le parole di Gilmozzi – secondo il quale «il futuro delle Alpi passa anche per la ferrovia» – non possono di certo fare a meno che tornare indietro con la mente di qualche anno, per ripensare al faraonico progetto di Metroland, frutto dorato dell’era Dellai che però sembra caduto dall’albero ancora acerbo.

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Una linea ferroviaria tra Riva del Garda e l’Europa centrale

Ma prima di riportare alla luce il progetto Metroland è probabilmente il caso di parlare del motivo che ci fa tornare su questo dibattuto argomento: nel Piano della Mobilità di Riva del Garda, infatti, è stata inserita l’idea avveniristica ma già a lungo accarezzata di un terminal ferroviario nelle vicinanze di Porto San Nicolò, tra il centro di Riva e Torbole. Il collegamento ferroviario, ovviamente, sarebbe con Rovereto, e quindi con Trento… ma soprattutto con Monaco di Baviera. Ecco, pensate cosa potrebbe voler dire prendere un treno alla stazione centrale di Monaco per scendere comodamente a due passi dal lago, senza essersi nemmeno accorti di aver attraversato l’Austria, il Brennero e l’intero Trentino-Alto Adige. Impossibile? Eppure c’è chi ci crede fermamente. Tra questi si può certamente annoverare il sindaco di Riva del Garda Adalberto Mosaner, il quale, intervistato dal quotidiano Trentino, ha spiegato che

«la chiamiamo Monaco-Garda, ma la ferrovia può realisticamente intercettare tutto il Centro Europa, dove la cultura del treno è ampiamente diffusa. Sulle brevi e medie percorrenze i binari possono davvero sostituire la gomma. La ferrovia è uno strumento che porta meno traffico: prevedere questa soluzione è un segnale rilevante che necessita del pieno sostegno degli enti locali e di tutte le realtà, a partire dai comitati, che sostengono questo progetto».

Metroland, una metropolitana per le valli trentine

Ma cos’era Metroland, e perché questa coraggiosa iniziativa di Riva del Garda ce lo ricorda così da vicino? Metroland era un progetto nato nel 2011, che si riproponeva di creare nelle valli trentine, tra una montagna e l’altra, una sorta di metropolitana, proprio come quelle che si possono vedere nelle più grandi città. Un’idea sbalorditiva, ma non impossibile: in fondo in fondo il Trentino misura circa 6 mila chilometri quadrati e conta 538 mila abitanti, e con un po’ di fantasia lo si potrebbe persino considerare come un grande centro urbano bisognoso di collegamenti veloci, comodi e sostenibili. L’idea dell’allora governatore Dellai era quella di non obbligare più le nuove leve ad abbandonare i paesini di montagna. Si parlava dunque di 200 chilometri di binari circa, dei quali 170 in galleria. Il costo preventivato, ovviamente, era strabiliante, circa 3 miliardi e 600 milioni di Euro, praticamente metà del costo del Ponte sullo Stretto di Messina. Quattro dovevano essere le linee principali di Metroland ovvero Trento-Malè, Trento-Primiero, Trento-Tione e Trento-Soraga (in Val di Fassa). La metropolitana delle Dolomiti, stando ai primi annunci, poteva essere pronta entro il 2030, decongestionando il traffico veicolare e permettendo collegamenti velocissimi: dalla Valle di Fassa a Trento in soli 30 minuti, laddove in auto ne occorrono il doppio (se non il quadruplo, durante i giorni festivi della stagione invernale).

Il concorso per la linea azzurra Rovereto-Mori-Tione

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Immagine cortesemente fornita dall’ architetto Marco Malossini

Seppur con qualche scetticismo intorno ai costi faraonici del progetto, la Provincia bandì un concorso per la progettazione della linea azzurra di Metroland, ovvero Rovereto-Mori-Tione, stanziando 773 mila euro. Risposero entusiaste ben 10 cordate europee, tra studi di ingegneria e di architettura, puntando al primo premio di 140 mila euro (o ai 135 mila del secondo, ai 130 mila del terzo o ai 30 mila di rimborso spese per chiunque raggiungesse il punteggio di 60/100). Ma proprio mentre i concorrenti ultimavano e quindi consegnavano i progetti, un vento di austerity iniziò a soffiare anche lungo quelle stesse valli trentine che avrebbero dovuto accogliere Metroland. Il progetto di mobilità veloce e sostenibile, dunque, fu spazzato via nel segno della sostenibilità economica. Non per questo, però, il concorso venne ovviamente eliminato: ad aggiudicarsi il primo posto fu la cordata internazionale guidata dalla Idroesse Infrastrutture srl di Padova, mentre al secondo posto si posizionò la cordata spagnola Mmi Gestiò d’Arquitectura Paisatage srl, che tra gli altri comprendeva anche l’architetto roveretano Marco Malossini. Giudicati e quindi premiati, per ora i progetti restano dunque solo su carta. La speranza, ovviamente, è quella che il lavoro portato avanti dai tanti architetti ed ingegneri che hanno partecipato al concorso possa essere sfruttato in futuro per pensare ad una mobilità diversa per le valli trentine. Come infatti ha voluto sottolineare Marco Malossini,

è importante fare capire alle persone che l’accesso al Garda deve avvenire anche con mezzi pubblici, perché il rischio per la “Busa” è quello di rimanere asfissiata dal traffico di vetture. Anche se in futuro tutte le vetture divenissero a zero emissioni, il problema rimarrebbe comunque il numero di vetture presenti e i diversi usi che si fanno della strada.

Non a caso, del resto, nella proposta del gruppo di Malossini per la Linea Azzurra era presente anche uno studio relativo allo spostamento delle merci. « In tal senso» ha spiegato l’architetto «ci siamo immaginati un sistema intermodale di interscambio tra camion e linea ferroviaria in prossimità delle aree industriali di Rovereto e Arco».

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Immagine cortesemente fornita dall’architetto Marco Malossini

Trentino: le ferrovie del passato e del futuro

E dire che una ferrovia tra Mori e Riva del Garda esisteva già: realizzata nel 1891, nel 1925 fu poi estesa fino a Rovereto, per restare operativa fino al 1936, quando venne smantellata. Un destino simile va poi riconosciuto alla storica ferrovia della Val di Fiemme. Di fatto, se quelle grandi opere fossero rimaste tali, insieme alle attuali ferrovie della Valsugana e la Trento-Malè, un gran pezzo di Metroland sarebbe già attivo. Bisogna poi sottolineare il fatto che c’è in ballo anche in altro progetto ferroviario che dovrebbe arrivare a coinvolgere anche il Trentino. Se infatti la Provincia Autonoma di Bolzano e il Veneto hanno già stretto accordi per realizzare l’anello del Treno delle Dolomiti, l’unico anello mancante sarebbe quello tra la ferrovia della Valsugana e la città di Feltre. Per questo, però, si aspettano i fondi dello Stato.

Il collegamento tra Rovereto e Riva del Garda

Dunque, ora, non resta che stare a guardare come andrà a finire con il collegamento ferroviario tra Rovereto e Riva del Garda, a lungo agognato da moltissime persone. Come viene sottolineato da Malossini, infatti, se il tratto di Metroland tra Riva e Tione «sin dalle valutazioni trasportistiche si era reso difficilmente sostenibile», quello tra Riva e Rovereto evidenzia al contrario «un bacino di utenti molto interessante». In chiusura, abbiamo voluto domandare all’architetto Malossini se, secondo al sua opinione, è corretto pensare al treno come la soluzione per la mobilità tra Riva e Rovereto:

Mi sento di rispondere di sì, ma con una precisazione. Sappiamo che abbiamo bisogno di un tracciato pubblico dove possano passare vetture che contengono un gran numero di viaggiatori, e possibilmente anche di merci. Lo scenario a 50 o 100 anni però potrebbe far emergere che questa via non è al suolo ma bensì in aria, magari con un sistema di droni pubblici. Più passa il tempo, infatti, più la tecnologia si apre verso nuove frontiere. Non so quale sia l’orizzonte del nuovo studio di mobilità presentato a Riva del Garda, so però che il nostro (quello presentato al concorso Metroland, ndr) era limitato, se non ricordo male tra i 25 e i 50 anni: e già oggi abbiamo bruciato 5 anni.