Le città acquatiche, verticali e autosufficienti del futuro: il progetto di Luca Curci Architects
Qualcuno ci aveva pensato già nel 1962. Parliamo di J.G. Ballard, che con il suo romanzo fantascientifico e post-apocalittico presentò ai lettori un mondo un totalmente coperto dalle acque, a causa dello scioglimento delle calotte polari (e questo, va sottolineato, venne immaginato prima di qualsiasi reale discorso relativo al surriscaldamento globale). Nella visione drammatica e al medesimo tempo onirica di Ballard, a svettare sopra gli oceani erano solamente le cime dei grattacieli. Sugli stessi presupposti è stato poi girato negli anni Novanta il famoso film Waterworld, con un Kevin Costner mutante alla ricerca delle ultime terre emerse del pianeta. L’ipotesi di un mondo futuro assediato dalle acque, però, non esiste solamente nella mente degli scrittori e degli sceneggiatori fantascientifici: quella dell’innalzamento dei mari è infatti una minaccia reale, e non stupisce quindi la proposta delle Vertical City acquatiche dello studio di architettura italiano Luca Curci Architects.
L’innalzamento dei mari secondo la NASA
Il progressivo aumento del livello dei mari è un dato certo. Proprio in queste ultime settimane la NASA ha pubblicato delle stime per i prossimi decenni, ipotizzando diversi scenari: un futuro con le attuali emissioni di gas serra, un futuro con emissioni basse e un altro ancora con emissioni alte. In tutti i casi ci sarà un concreto innalzamento dei mari, compreso mediamente tra i 30 centimetri (nel caso migliore) e gli 80 centimetri (nel caso peggiore) entro il 2100. Guardiamo per esempio a Venezia: entro la fine del secolo le acque della laguna si alzeranno tra i 41 e gli 87 centimetri; per il 2150 le previsioni parlano di un innalzamento tra i 61 e i 194 centimetri. I numeri della NASA prefigurano tassi di innalzamento simili in tante altre città costiere italiane, come Genova, Civitavecchia, Palermo, Cagliari e via dicendo.
Le città verticali e acquatiche di Luca Curci Architects
Partendo da dati simili a quelli analizzati dalla NASA, un gruppo di ricerca guidato da Richard Dawson e Aaron Yesudian ha concluso che entro la fine del secolo circa 100 aeroporti a livello globale si potrebbero trovare al di sotto del livello del mare; altri 364 si troverebbero esposti al rischio di frequenti mareggiate. Insomma, immaginare un mondo via via sempre più sommerso dalle acque non è un lavoro di pura fantasia fine a se stessa. Lo hanno capito bene gli architetti di Luca Curci Architects, che l’anno scorso a Dubai, in occasione del summit Knowledge a tema “The Path to Sustainable Development”, hanno presentato il proprio Vertical Cities Urban System. In questa visione gli agglomerati urbani del futuro sarebbero composti da edifici sviluppati verticalmente, alti fino a 750 metri e in grado di ospitare fino a 250mila persone. Queste città fortemente verticali e innalzate dalle acque sarebbero totalmente autosufficienti, grazie a una produzione energetica assicurata da impianti solari ed eolici, nonché da impianti basati su turbine in grado di sfruttare le correnti marine.
Nella visione degli architetti, ogni edificio residenziale dovrebbe essere collegato a tre torri a uso amministrativo, nelle quali posizionare degli edifici pubblici; accanto a esse potrebbero poi essere realizzate ulteriori strutture satellite, per ospitare attività commerciali e ricreative, dall’hotel al negozio. Smart city al 100%, questi agglomerati urbani sarebbero autonomi anche dal punto di vista alimentare, grazie ad allevamenti e a fattorie verticali, con un riutilizzo esteso di ogni risorsa. La base di partenza per un sistema di questo tipo dovrebbe essere, è stato sottolineato, un efficiente sistema per dissalare l’acqua marina.
Il futuro immaginato da Luca Curci Architects è fortemente compromesso dai cambiamenti climatici, con degli edifici che, senza implicare ulteriore cementificazione, offrono un modo di vivere assolutamente ecologico e – finalmente – consapevole.
(Immagine di copertina: Luca Curci Architects)
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