consumo del suolo
Italia

Finalmente una legge sul consumo del suolo: è l’ora del Senato

La legge sul consumo del suolo passa alla Camera: entro fine mese al Senato

Secondo i dati diffusi dall’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo, la percentuale di territorio italiano urbanizzato è passata dal 2,7% degli anni Cinquanta al 7% del 2014. A pagarne il pegno sono state soprattutto le aree agricole coltivate, le quali tra il 2008 e il 2013 hanno rappresentato il 60% del suolo mangiato dall’urbanizzazione. Il tema è ormai molto noto, e dopo anni di dibattito, finalmente in maggio la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sul Contenimento del consumo di suolo e il riuso del suolo edificato. Adesso stiamo aspettando che la questione passi al Senato: i tempi si sono però allungati, a causa della dovuta pausa tecnica e della scadenza elettorale delle amministrative. Le Commissioni interessate, ovvero Ambiente e Agricoltura, assicurano però i cittadini che il testo verrà rimesso in discussione dai senatori entro la fine del mese.

Azzerare il consumo del suolo entro il 2050

La legge approvata in prima lettura alla Camera è in qualche modo storica, poiché introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano il concetto di consumo di suolo. Il disegno di legge del resto non ha avuto vita facile, e la sua gestazione è stata piuttosto lunga: presentato per la prima volta nel 2012 dal ministro Mario Catania, è rimasto a lungo nel dimenticatoio, fino a questa primavera. L’obiettivo finale della legge sarebbe quello di azzerare totalmente il consumo del suolo entro il 2050, come prevedono le normative fissate dall’Unione Europea. Per fare questo, si parte dal presupposto secondo il quale il consumo di suolo sarà consentito unicamente laddove non esisteranno possibilità di riutilizzare aree già edificate e dismesse.

Le proteste degli ambientalisti sulle deroghe

Bisogna però precisare che, prima del passaggio alla Camera, il disegno di legge ha subito alcune modifiche che non sono andate giù al mondo ambientalista: sono in particolare delle deroghe relative al divieto di costruire su aree agricole a far infuriare i verdi italiani. Ma se questo aspetto stempera in parte la portata rivoluzionaria della legge, il resto del testo va comunque a migliorare di molto la situazione attuale: da dieci anni si aspetta infatti una simile disposizione legislativa. Quello che servirà, una volta approvata definitivamente la legge, sarà un vero cambio di prospettiva da parte del sistema italiano: proprio di questo si è parlato per esempio in occasione di Rebuild 2016, evento che ha fatto della rigenerazione urbana e dell’innovazione sostenibile i propri principi fondamentali.

Il ruolo degli enti locali

Punto cardine della legge è il concetto che il territorio è una risorsa non rinnovabile, e come tale va salvaguardato. La priorità, dunque, è il riuso del suolo già edificato, e la pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica dovrà sottostare a questa linea guida. A coordinare e a supervisionare il tutto saranno sia il Governo che gli Enti locali, con la possibilità di un subentro dello Stato nel caso in cui le Regioni si rivelino inadempienti.