La lunga strada del riciclo della plastica
Quello del dissesto del manto stradale è un tema che in Italia sentiamo particolarmente vicino. Non passa giorno in cui non viviamo in prima persona (o ascoltiamo da terzi) racconti su una disavventura dovuta al cattivo stato delle strade. Di solito il problema sono le buche che si aprono nella stagione delle piogge per rimanere poi aperte, senza speranza di una veloce riparazione, facendo la fortuna di gommisti e carrozzieri. Da oggi potrebbe esserci un nuovo alleato di pedoni ed automobilisti e per riparare un manto stradale dissestato potrebbe essere sufficiente il riciclo della plastica.
Strade e riciclo dell plastica
Già qualche tempo fa vi abbiamo raccontato di un esperimento condotto in Olanda, lanciato nel 2015, da un’impresa di costruzioni particolarmente attenta all’ambiente, la Volker Wessel; si trattava di un progetto pronto per essere implementato nella città di Rotterdam per un periodo di sperimentazione dal nome Plastic Road e rappresentava il primo modello di strada interamente realizzata in plastica.
Ricilo della plastica e riparazioni stradali
Quello di cui vi parliamo oggi è qualcosa di leggermente diverso dal progetto Olandese di cui vi abbiamo già dato conto, ma che in un certo senso può essere considerato uno spin-off. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di un’idea che non costruisce una strada, ma che ripara le strade attraverso il riciclo della plastica.
Un ingegnere britannico avrebbe infatti sviluppato un metodo per utilizzare il riciclo della plastica derivante dai rifiuti come agente legante nell’asfalto. Andando cioè a sostituire la maggior parte del bitume convenzionale, ovvero un prodotto derivante dal petrolio. Il suo metodo ridurrebbe in un solo colpo i rifiuti di plastica, ridurrebbe la necessità di petrolio e creerebbe un asfalto più compatto e quindi strade più resistenti e durature.
Il sogno dell’ingegnere con il pallino per il riciclo della plastica
Si chiama Toby Mc Cartney, ingegner Toby Mc Cartney per l’esattezza. Ed è lui che ha visto nel riciclo della plastica una chance per ridurre il consumo di petrolio e poter riparare alcuni dei 40 milioni di chilometri di strade che sono attualmente presenti al mondo senza pesare troppo sull’ambiente.
L’idea di Mc Cartney potenzialmente potrebbe risolvere più di un problema: prima di tutto migliorerebbe la scarsa qualità delle strade, poi ridurrebbe l’uso continuo dei combustibili fossili e infine ridurrebbe sensibilmente la presenza di plastica tra i rifiuti urbani.
Una ricetta vincente
La Start-up scozzese fondata da Ma Cartneu, la Mac Rebur utilizzerebbe il riciclo della plastica per unire alle molecole dell’asfalto una sostanza più forte in grado di creare un manto stradale più duraturo e meno incline a deperirsi e a ospitare buche e crepe. L’ingrediente segreto di Mc Cartney è la plastica. Solo e soltanto il riciclo della plastica che andrebbe a intervenire là dove oggi si usano il petrolio e il bitume come agenti leganti nell’asfalto.
Come funziona?
Gli scarti della plastica vengono mescolati con l’asfalto e con una piccola quantità di bitume direttamente presso l’impianto di produzione dell’asfalto. Il processo è esattamente lo stesso e non sono necessari nuovi impianti o nuove attrezzature.
Intanto in Inghilterra…
Già due piccoli centri urbani inglesi hanno deciso di testare il metodo Mc Cartney e introdurranno il riciclo della plastica nel processo di costruzione e riparazione delle strade.
McCartney non smette di sostenere che questo processo ridurrebbe i costi, ridurrebbe l’impatto ambientale e farebbe durare le strade più a lungo. Un’invenzione che – è proprio il caso di dirlo – ci metterebbe sulla buona strada verso una società più vivibile e con un impronta ecologica più leggera. E poi per concludere… tornando al discorso iniziale, chi di noi italiani non desidererebbe vivere senza l’incubo delle strade dissestate?
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