La Germania punta sull’idrogeno: una visione d’insieme
Il Ministero dei Trasporti finanzia l’idrogeno
La Germania sembra aver fatto la sua scelta per il futuro: la mobilità tedesca dei prossimi anni sarà ad idrogeno. E per mettere concretamente in atto questa grande rivoluzione i tedeschi sono partiti in quarta con l’infrastruttura. Il Ministero Federale dei Trasporti e delle Infrastrutture Digitali sta infatti finanziando a gonfie vele la costruzione di ben 50 stazioni di rifornimento, le quali, secondo i piani, dovrebbero essere pronte e operative già nel 2017. Complessivamente, l’investimento totale richiesto da questa iniziativa arriverebbe a circa 28 milioni di euro.
Ventidue stazioni sono già operative
E non sono solamente vane promesse: lo scorso 26 settembre è infatti stata inaugurata la ventiduesima stazione di rifornimento ad idrogeno, lungo il corridoio autostradale che collega Stoccarda e Monaco. Quest’estate, sulla stessa direttiva – più precisamente a Ulm – era stata inaugurata la ventunesima stazione attiva in territorio tedesco. Il treno della mobilità sostenibile viaggia dunque veloce: adesso il servizio riesce a coprire un territorio di oltre 6 milioni di abitanti. Come ha spiegato Norbert Barthle, del Ministero Federale dei Trasporti, «mobilità pulita, rapido rifornimento e lunghe distanze sono i vantaggi offerti dalla mobilità elettrica a celle a combustibile».
Il National Innovation Programme Hydrogen and Fuel Cell Technology
La realizzazione in massa delle stazioni rientra in un’iniziativa lanciata nel 2008, il National Innovation Programme Hydrogen and Fuel Cell Technology: il progetto punta a disporre 50 stazioni di rifornimento a idrogeno lungo i collegamenti stradali tra le sette maggiori metropolitane tedesche. In Europa nessuno ha mostrato di credere all’idrogeno quanto stanno facendo in Germania: per portare avanti il progetto l’amministrazione pubblica ha ricevuto l’appoggio economico e non solo da aziende private, provenienti dal settore dell’automotive, della distribuzione di carburanti e della produzione di gas industriali. I maggiori finanziatori privati dell’iniziativa, ad oggi, sono Daimler, il gruppo Linde e Omv. L’obiettivo, ambizioso almeno quanto quello olandese, è quello di arrivare ad avere solamente automobili a zero emissioni sulle strade tedesche entro il 2050, così da ridurre significativamente l’inquinamento atmosferico.
Come funziona un’automobile a idrogeno
Quella dell’alimentazione ad idrogeno non è per altro una novità: da anni questa idea rimbalza nei Salone dell’Automobile di tutto il mondo. Prima di essere ad idrogeno, una vettura di questo tipo è essenzialmente elettrica: dei serbatoi di idrogeno permettono infatti la generazione di energia elettrica, il tutto senza nessun danno ambientale, poiché questa reazione chimica produce unicamente acqua e calore, e non emissioni nocive. Per come è messa la tecnologia oggi, un veicolo leggero può percorrere fino a 100 chilometri con un solo chilogrammo di idrogeno, e può contare su un’autonomia abbastanza simile a quella delle vetture che funzionano a benzina e diesel, ovvero fino a 700 chilometri con un pieno.
La svolta della Toyota Mirai
La prima vera automobile ad idrogeno di serie a essere messa sul mercato è stata la Toyota Mirai: questa berlina è infatti stata la prima vettura fuel cell ad entrare nei listini come un’automobile standard. In Europa è stata distribuita unicamente nei quattro paesi che già possono vantare una – benché minima – infrastruttura per questo tipo di rifornimento , ovvero Germania, Danimarca, Belgio e Gran Bretagna.
Anche Mercedes punta sull’idrogeno
Sulla spinta delle case giapponesi anche alcune case automobilistiche del Vecchio Continente hanno iniziato a calibrare il proprio futuro lungo la direttiva dettata dall’idrogeno: il grande sviluppo dell’infrastruttura di rifornimento tedesca gioca infatti a favore di Mercedes, la quale, dopo aver lanciato con successo la Classe B F-CELL, sta preparando il lancio di un nuovo modello ad idrogeno per il 2017. In questo caso, come spiega Christian Mohrdieck, responsabile dello sviluppo Fuel Cells di Daimler AG,
«per la prima volta in un’auto elettrica si affiancheranno alle batterie al litio standard delle fuel cell a idrogeno, le quali saranno in grado di fornire energia quando le altre batterie saranno scariche».
Ed è proprio questo il vantaggio di questi veicoli rispetto alle automobili elettriche: garantiscono maggiore autonomia e tempi di rifornimento estremamente più brevi, poiché in questo caso non si tratta di aspettare la ricarica di una batteria elettrica.
La situazione in Italia
Nel nostro paese, invece, l’elemento idrogeno come surrogato dei combustibili fossili per ora non è stato preso in considerazione quanto altrove: ad oggi possiamo infatti contare un’unica infrastruttura di rifornimento, in provincia di Bolzano. In luglio è stato però approntato il piano nazionale per le auto ad idrogeno, realizzato dal comitato M2H2IT su incarico del governo. Gli obiettivi, almeno su carta, sono coraggiosi: il piano punta a 27.000 veicoli a idrogeno entro il 2025, per arrivare a 8 milioni e mezzo entro il 2050. Questo parco macchine sarebbe affiancato da 23.000 autobus e 5.000 stazioni di approvvigionamento. Per ora, però, il comitato prevede la costruzione di sole 20 stazioni entro il 2020. Percorrere la via dell’idrogeno anche in Italia, imitando l’esempio tedesco, sarebbe una delle opzioni migliori per arrestare il cambiamento climatico. Come ha infatti ricordato Alberto Dossi, presidente del Comitato di Indirizzo Strategico di Mobilità Idrogeno Italia,
«l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha chiaramente detto che per contenere l’aumento della temperatura sotto i 2C, il numero di vetture a idrogeno circolanti nel 2050 tra Francia, Germania, Italia e Regno Unito non potrà essere inferiore a 40 milioni».
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