La differenza tra clima e meteo, spiegata (a Trump)
C’è qualcuno che non sa ancora qual è la differenza tra clima e meteo. Anzi, forse è più giusto dire che qualcuno continua a fare finta di non sapere qual è la differenza tra clima e meteo. I più attenti avranno certamente capito di chi stiamo parlando: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo stesso che già in campagna elettorale aveva espresso il suo scetticismo intorno al fenomeno del cambiamento climatico, definendolo come una bufala inventata dai cinesi per rallentare l’economia statunitense, ha infatti condiviso un tweet che ha fatto rabbrividire scienziati e ambientalisti di tutto il mondo. Non serve certo essere degli studiosi del clima per capire la differenza tra clima e meteo. Eppure Trump, al termine di quello che è stato il secondo anno più caldo di sempre, ha twittato così:
In the East, it could be the COLDEST New Year’s Eve on record. Perhaps we could use a little bit of that good old Global Warming that our Country, but not other countries, was going to pay TRILLIONS OF DOLLARS to protect against. Bundle up!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 29 dicembre 2017
Ovvero:
Quello della costa Est potrebbe essere il Capodanno più freddo di sempre. Forse potremmo usare un po’ di quel buon vecchio riscaldamento globale, per difenderci dal quale il nostro Paese – ma non altri Paesi – stava per pagare trilioni di dollari. Copritevi bene!
Questo il tweet di fine anno del Presidente degli Stati Uniti, che proprio per non azzoppare l’economia degli Usa ha deciso di uscire dagli Accordi di Parigi, lasciando che siano gli altri Paesi – tutti – a investire in piani ecosostenibili per rimediare a decenni di inquinamento forsennato. Quello che fa più fastidio è che, per convincere gli americani che davvero uscire dagli Accordi di Parigi sia stata una mossa giusta, si arrivi a pubblicare sistematicamente qualcosa di molto vicino a delle fake news. Insomma, in questo tweet si cerca di eliminare qualsiasi differenza tra clima e meteo, cercando di trasformare un singolo avvenimento meteorologico in una costante – come del resto fanno quasi puntualmente i negazionisti climatici.
La differenza tra clima e meteo
Eppure la differenza tra clima e meteo è enorme. Si prenda come esempio proprio l’evento additato da Trump: mentre una parte degli Stati Uniti è stata avvolta da un’anomala morsa di gelo, tutto il resto del Pianeta ha vissuto giorni in cui le temperature sono rimaste eccezionalmente al di sopra della media stagionale. Questo significa ovviamente che una nevicata e una gelata anomala non possono in nessun caso essere prese come un esempio dell’inconsistenza del cambiamento climatico. Il quale, come abbiamo già spiegato in altri articoli, si manifesta e si manifesterà in modi differenti in luoghi e tempi diversi. Mentre alcune aree del pianeta vivranno delle drammatiche siccità che metteranno in ginocchio i raccolti e gli allevamenti, forzando intere popolazioni a spostarsi, in altri casi il problema sarà per esempio dato dall’estremo rialzo dell’umidità dell’aria, che renderà invivibili interi territori, portando a malattie anche potenzialmente mortali.
Il costo del cambiamento climatico
Capire la differenza tra clima e meteo è solo il primo passo per sapersi difendere dalle fake news che popolano la rete intorno al cambiamento climatico. Ci sono però molti altri ostacoli davanti alla piena comprensione del climate change da parte del pubblico: è infatti un fenomeno mutevole, e a questo si somma il fatto che gli eventi estremi sono spesso lontani da noi, e quindi non hanno nelle nostre menti l’impatto che invece meriterebbero. Quest’ultimo discorso non vale però per gli Usa: gli uragani Harvey e Irma, nonché gli incendi in California, infatti, sono successi proprio sotto il naso di Trump e dei suoi elettori. E lui, che nel tweet ha parlato dei trilioni di dollari che gli Usa avrebbero usato per tagliare l’inquinamento, sembra non capire che il costo che gli Stati Uniti dovranno pagare nei prossimi anni per fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico sarà maggiore, e lo sarà sempre di più. Basti pensare che i danni provocati dagli uragani a Porto Rico sono stati stimati in 95 miliardi di dollari, senza tra l’altro contare la ricostruzione della costa.
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