Irlanda, la transizione energetica a un passo con l’eolico
In Italia siamo ben lontani dall’essere sulla strada giusta per centrare gli obiettivi energetici e climatici fissati per il 2030. E non sono obiettivi campati per aria: si tratta di mete messe nero su bianco in documenti di primissimo piano, quali il famoso PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), per non parlare della Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Sappiamo che prima del 2030 devono essere installati pressappoco 70 Gigawatt di energie rinnovabili, viaggiando quindi a una media superiore ai 7 Giga all’anno. Basti pensare, però, che nel 2020 ci si è fermati a quota 0,8 Giga. Ci sono però paesi europei che stanno mettendo la freccia per spostarsi sulla corsia del sorpasso: tra questi c’è sicuramente l’Irlanda, che sembra essere sulla via giusta per centrare l’obiettivo dell’avere l’80% dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili entro la fine del decennio. La chiave? Viste le caratteristiche di questo paese, non dovrebbe stupire: si parla infatti dell’eolico.
L’eolico d’Irlanda
Quando si parla di innovazioni e passi in avanti nel campo dell’eolico, in Europa, si nomina spesso non a caso proprio l’Irlanda. E la spinta in questo senso sta aumentando di parecchio in questo periodo: come ha affermato Eamon Ryan, Ministro irlandese dell’Ambiente, del Clima e delle Comunicazioni, «mai è stato più vitale usare la nostra vasta risorsa eolica offshore per creare energia rinnovabile e garantire la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. Lo sviluppo della capacità di energia eolica offshore ridurrà e sradicherà la nostra dipendenza dai combustibili fossili, portando un calo senza precedenti delle emissioni di anidride carbonica».
Centrare l’obiettivo dell’80% dell’energia elettrica rinnovabile previsto dal Piano d’azione per il clima sembra ormai quantomeno realistico in terra d’Irlanda. Certo, ad aiutare il paese ci sono le condizioni naturali dell’isola: basti pensare che l’area marittima irlandese è di 7 volte più grande di quella terrestre. Oltre alla quantità di mare a disposizione, al vento e alla posizione frontale rispetto all’Oceano Atlantico, a spingere l’Irlanda nella direzione giusta è però anche la presenza di diversi centri di ricerca impegnati in campo energetico, nonché un’agenzia governativa particolarmente attiva. Si parla nello specifico di Enterprise Ireland, l’agenzia governativa irlandese per l’Innovazione e il Trade, 1° Venture Capital al mondo, che sta avviando diversi progetti per aumentare i gigawatt prodotti per mezzo di impianti eolici offshore.
Il cluster Gael Offshore
Enterprise Ireland ha creato un cluster del settore eolico offshore, denominato Gael Offshore. Al suo interno trovano posto 60 diverse realtà. Particolarmente interessante risulta il coinvolgimento di tante diverse PMI del paese, ognuna impiegata in una fase diversa dello sviluppo dei nuovi impianti. C’è chi mette a disposizione navi e aerei per le ricognizioni delle migliori aree, chi mappa i fondali marini con piccoli catamarani senza pilota, chi si occupa della posa sottomarina dei cavi, nonché, ovviamente, chi si prender in carico la manutenzione dei parchi eolici nel loro complesso.
Il dopo delle pale eoliche
Va detto che, visti i grandi investimenti nell’eolico, in Irlanda si sta già pensando anche al dopo, ovvero al riciclo delle pale eoliche una volta dismesse. Il fatto è che le pale non possono durare in eterno, e anzi, devono essere sostituite ogni 20 anni circa. Composte nella maggior parte dei casi di materiali non biodegradabili, e non particolarmente facili da avviare al riciclo per via della presenza di materiali compositi, devono essere riutilizzate in modo differente. Ecco allora che sono stati avviati dei progetti per dare una seconda vita a queste enormi lame – alcune raggiungono per esempio i 20 metri di lunghezza e 20 tonnellate di peso. L’University College di Cork, in partnership con delle università americane, sta per esempio sperimentando l’uso delle pale dismesse nel mondo delle costruzioni, nel campo delle coperture e delle barriere anti rumore. Proprio a Cork, del resto, è già stato realizzato un ponte costruito con pale dismesse, denominato BladeBridge.
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