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Inquinamento luminoso, l’Italia non vede più le stelle

Uscire a veder le stelle? Cose d’altri tempi, almeno per noi. L’Italia è infatti la nazione dei G20 con il territorio più inquinato dalla luce artificiale e più di 3/4 degli italiani non può più vedere, da dove abita, la Via Lattea. I dati allarmanti sono contenuti in un lavoro di ricerca riguardante la realizzazione del nuovo Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso pubblicato sul numero X di Science Advances, redatto da un’équipe internazionale sotto la guida dell’italiano Istil, l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso.
Grazie all’elaborazione dei dati ottenuti dai satelliti Suomi Npp di Nasa e Noaa e alla creazione di un complesso modello di calcolo, l’atlante garantisce una descrizione precisa di un problema sempre più stringente a livello planetario e del quale ancora non si conoscono completamente i possibili effetti negativi sulla salute e sull’ambiente.

Più dell’80% della popolazione ha un cielo ‘inquinato’

Stando all’analisi degli scienziati, l’83% della popolazione mondiale – e il 99% degli abitanti di Europa e Stati Uniti – vive sotto un cielo più luminoso del 10% rispetto a quanto dovrebbe essere naturalmente. L’Europa occidentale è tra le regioni più colpite dall’inquinamento luminoso, che per ora ha risparmiato solo piccole aree di Scozia, Svezia, Norvegia, Spagna e Austria. Tra le nazioni del G20, quelle più industrializzate,  le più colpite sono Italia e Corea del Sud, mentre in Canada e Australia si può ancora godere di notti relativamente buie. I paesi meno inquinati dalla luminescenza del cielo sono il Ciad, la Repubblica centrafricana e il Madagascar, dove i tre quarti degli abitanti vivono sotto cieli notturni incontaminati.

Luci a led sul banco degli imputati

La luce artificiale arriva da diverse sorgenti: anzitutto le luci stradali, ma anche da quelle degli edifici, delle automobili e dei cartelloni pubblicitari. Ma grandi responsabili di quell’inquinamento sembrano essere le tanto acclamate luci a led.

“Il nuovo atlante- spiega Fabio Falchi, dell’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso (Istil), che ha coordinato il gruppo di ricerca- fornisce la documentazione relativa allo stato dell’ambiente notturno, nel momento in cui sta avvenendo la transizione alla tecnologia led. Se non si prendono adeguate contromisure, questa transizione potrebbe purtroppo comportare un aumento di due o tre volte dell’inquinamento luminoso”.

Diminuire l’intensità dell’illuminazione

Per invertire la tendenza, i ricercatori sottolineano l’importanza di iniziare a progettare con maggiore coscienza i sistemi di illuminazione,  prevedendo ad esempio la possibilità di diminuire l’intensità delle luci in tutti i casi in cui non sono necessarie.