L’inquinamento dei condizionatori e i loro utilizzo
Le parole pronunciate in primavera dal Presidente del Consiglio Mario Draghi – «vogliamo il condizionatore d’aria acceso o la pace?» – le conosciamo tutte. E sappiamo anche che quella domanda aveva trovato una risposta concreta, perlomeno a livello delle aule parlamentari, con i senatori che in un incandescente 19 maggio si sono trovati a Palazzo Madama con l’impianto di riscaldamento tarato al minimo. Tra i modi per trovare la pace, insomma, qualche settimana fa il governo italiano aveva scelto quella della rinuncia del gas, seppur in vista di un’estate caldissima. E va detto che la guerra in Ucraina non è l’unico fattore che spingerebbe verso un utilizzo più parsimonioso degli impianti di condizionamento: è infatti noto il grande inquinamento causato dall’uso sfrenato di questi dispositivi per il raffrescamento di edifici residenziali e non solo.
Sistemi di condizionamento: quanto li usano gli italiani?
Poco meno della metà delle famiglie italiane possiede un sistema di condizionamento. A quanto pare si parla complessivamente del 48,8% delle famiglie, con un buon 51,2% nel Mezzogiorno, un 49,1% al Nord e un 44,2% al Centro. A dircelo è il rapporto Istat sui Consumi energetici delle famiglie nel 2021, il quale ha raccolto dati anche a riguardo dell’uso effettivo di questi dispositivi. È noto per esempio che il 28,5% delle famiglie dotate di condizionamento, nei mesi caldi, accende il clima quasi tutti i giorni. Più di una famiglia su 3 – ovvero il 35,3% dei possessori – accende il sistema di condizionamento qualche giorno a settimana, mentre il 24,1% ne fa un uso occasionale o nullo. Di fronte a cifre di questo genere, e sapendo che le installazioni di impianti di condizionamento aumentano di anno in anno, non è possibile trascurare il problema dell’inquinamento dei condizionatori.
L’uso dei condizionatori nel mondo
Nel 2018 l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) aveva stimato un aumento del numero di condizionatori nel mondo pari a 6 miliardi di dispositivi nel giro di 10 anni. All’epoca nel mondo erano presenti 1,6 miliardi di condizionatori; oggi, stando a quelle stesse stime, dovrebbero essercene quasi un terzo in più.
Sempre stando all’IEA, gran parte delle nuove installazioni sta avendo luogo lì dove fino a pochi anni fa l’aria condizionata era decisamente poco diffusa, a partire per esempio della Cina. In quel Paese fino agli anni Novanta era molto raro trovare delle case con dei sistemi di condizionamento dell’aria, laddove già nel 2018 la Cina possedeva circa il 35% dei condizionatori d’aria globali. Gli Stati Uniti, nella stessa indagine, si fermavano per dire al 23% (pur sapendo che il 90% della popolazione possiede un impianto di condizionamento). Ma il moltiplicarsi dei sistemi di raffrescamento, con un conseguente aumento dell’inquinamento dei condizionatori, si è conosciuto e si sta conoscendo anche in India, in Indonesia e in Araba Saudita. Proprio qui la costruzione di alti grattacieli e la cementificazione stanno rendendo abitabili aree dove fino a pochi anni fa la concentrazione demografica era nulla. L’IEA ha stimato che, entro i, 2030, l’Arabia Saudita utilizzerà per gli impianti di aria condizionata più energia di quanto prodotta complessivamente con i suoi export di petrolio a livello internazionale.
L’inquinamento dei condizionatori
Non ci sono dubbi, gli impianti di condizionamento dell’aria sono un vero toccasana per tutte quelle persone che si trovano ad affrontare giornate torride, in particolar modo per le fasce più deboli della popolazione. Ma non si può trascurare l’inquinamento dei condizionatori. Già nel 2018 i dispositivi di raffreddamento risucchiavano 2mila terawattora all’anno, portando di conseguenza a un’emissione di circa 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. I soli condizionatori sarebbero quindi responsabili di circa il 12% dell’inquinamento complessivo.
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