Perché l’attività antropica provoca inquinamento acustico ambientale
Alcune ricerche recenti hanno dimostrato come il rumore delle attività umane metta in pericolo gli animali selvatici, incidendo sul comportamento che questi hanno nell’habitat naturale in cui vivono. Si tratta di una considerazione importante da fare poiché è necessario considerare la diversa sensibilità acustica della natura e imparare a coltivare il silenzio. Ma in che modo danneggiamo la natura con il rumore della nostra vita quotidiana? Come possiamo porre rimedio ai danni del rumore della nostra società?
Come può l’inquinamento acustico ambientale danneggiare la natura?
Per capire come l’inquinamento acustico possa danneggiare gli ecosistemi naturali ed in particolare gli animali che in quelle aree vivono, bisogna partire dalla considerazione che molti animali hanno orecchie molto più sviluppate di quelle umane; il lupo, per esempio, ha uno spettro uditivo largo ben due volte quello umano e questo gli consente di sentire bene anche da molto lontano.
Il pericolo, per le specie animali, si può manifestare in diverse forme. In primo luogo, il rumore può danneggiare direttamente gli organi uditivi degli animali, che sono più sensibili e vulnerabili di quelli umani. Un esempio del genere si può riscontrare in un branco di calamari giganti ritrovati spiaggiati sulle coste della Spagna perché avevano perso l’orientamento, dopo che il rumore di alcune attività umane geofisiche nell’area gli aveva lesionato gli organi sensoriali. Oltre alle lesioni, il rumore può causare stress e disturbi alla riproduzione oppure incidere sulla naturale capacità di adattamento della fauna selvatica, costretta a modificare le proprie abitudini in virtù dei disturbi provocati in modo artificiale dall’uomo.
Inquinamento acustico e ambiente: i risultati degli studi di settore
Nonostante i danni che le nostre attività umane (e i suoni e rumori che produciamo) hanno costantemente sulla natura, l’uomo tende a non considerare abbastanza l’impatto che i rumori che produce hanno sulla fauna selvatica, anche in quelle specie che vivono nelle zone più remote e protette della Terra.
Questi effetti negativi sono stati dimostrati da uno studio di settore pubblicato recentemente sulla rivista Science. Si trattava, in realtà, del primo studio di questo tipo, condotto su così larga scala, poiché ha coinvolto ben 492 siti protetti negli Stati Uniti, che presentavano riserve naturali nel 14% del loro territorio. I risultati di questo studio hanno dimostrato che i rumori prodotti dall’uomo con le proprie attività quotidiane si diffondono ovunque, facendo anzi raddoppiare il rumore di fondo nel 63% delle aree protette e moltiplicandolo per dieci nel 21% di queste zone.
Lo studio si collega a numerose altre ricerche scientifiche, che mettono in evidenza quanto un’esposizione anomala al rumore possa danneggiare le specie animali. Questo è quanto spiega Rachel Buxon, ricercatrice dell’università di Oxford:
Il rumore delle attività umane può impedire ad un animale di sentire altri suoni per lui importanti, che gli permettono di dirigersi, di cercare il cibo, di difendere il territorio, di evitare i predatori, di attirare il partner o di far parte di un gruppo sociale.
Appare quindi evidente come, sia per l’uomo che per le specie selvatiche, preservare alcune zone del mondo dai danni dell’inquinamento acustico sia fondamentale. Le conclusioni dello studio analizzato si collegano poi al lavoro precedentemente fatto dal biologo Gordon Hempton che, per oltre 35 anni, ha viaggiato per il mondo alla ricerca di zone prive di inquinamento acustico ambientale: secondo lui, ne resterebbero appena una cinquantina in tutto il mondo. In realtà, non si tratterebbe neanche di zone completamente silenziose, che purtroppo non esistono in nessuna parte del mondo, ma di zone prive di rumori antropici percepibili dall’orecchio umano che, va ricordato, è molto meno sensibile rispetto a quello degli animali.
Inquinamento acustico: cosa possiamo fare per proteggere le specie animali
Per preservare le specie animali, soprattutto quelle che vivono in riserve naturali o aree protette, è necessario in primo luogo proteggere le zone dai rumori, poiché, come abbiamo visto, questo si propaga in modo estremamente facile per chilometri e chilometri, raggiungendo le riserve naturali e propagandosi anche nel fondo degli oceani.
Queste, le parole di Gordon Hempon, che ci richiama sul valore del silenzio per la natura:
Custodire il silenzio vuol dire prendersi cura di un aspetto essenziale per gli ecosistemi del mondo: se alcune specie sono cieche, saranno destinate ad estinguersi, perché non avranno alcuno strumento per avvertire l’avvicinarsi di un predatore, in modo da potersi mettere in salvo.
Non bisogna dimenticare che per gli animali, così come per l’uomo, vivere in un ambiente tranquillo e privo di inquinamento acustico è fondamentale per stare bene. Riuscire a trasmettere questa calma alla fauna selvatica e al suo habitat naturale diventa, quindi, sotto questa luce, un modo per dimostrare alla natura la nostra capacità di ascoltare e godere del silenzio.
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