Innovazione contro i cambiamenti climatici: dalla mente di un teenager la possibile soluzione
Nonostante la crescita delle fonti rinnovabili, ancora oggi l’80% dell’energia prodotta deriva da materie prime fossili. Non sembra possibile, al momento, fermare questo trend che potrebbe continuare invariabilmente per molti decenni ancora. A seguito della conferenza sul clima di Parigi, però, è apparso evidente come il taglio delle emissioni inquinanti sia un passaggio necessario per limitare le conseguenze del riscaldamento globale e contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi. Se il problema principale sono i gas serra altamente dannosi (i cui livelli non sono mai stati così alti) emessi per produrre energia, le potenze del mondo dovrebbero fare l’impossibile per trovarvi una soluzione. Ma ciò non sta accadendo. Di contro, l’innovazione contro i cambiamenti climatici di un giovane studente del Connecticut potrebbe rappresentare il punto di partenza insperato per risolvere questa situazione critica. Parliamo oggi della geniale idea di Ethan Novek che poggia su un sistema di smaltimento dei gas serra decisamente più economico rispetto a quelli attualmente in uso.
Smaltire la CO2: una tecnologia non molto diffusa
Utilizzata già dagli anni 70, la tecnologia per smaltire i gas serra inquinanti esiste ma non viene utilizzata su larga scala per una serie di ragioni che vedremo di seguito. Cominciamo dicendo che, quando i combustibili fossili vengono bruciati, le sostanze di scarto sono un mix di gas puliti quali ossigeno e azoto in combinazione con la CO2. Tale sistema di smaltimento si basa sulla rottura dei legami chimici fra questi gas che, una volta separati, possono essere trattati diversamente. Tale processo si realizza attraverso l’utilizzo di un’ammina, un composto molto costoso che deriva dall’ammoniaca e che reagisce solo con la CO2, permettendo agli altri gas di liberarsi. Di seguito, il legame chimico formatosi fra anidride carbonica e l’ammina stessa necessita di essere rotto per poter smaltire il pericoloso gas. Per farlo occorrono temperature altissime, sviluppate attraverso un processo per nulla a basso costo. Una volta che la CO2 è separata dal resto, si può procedere allo smaltimento sottoterra oppure la si può convertire in prodotti utili.
Gli ostacoli principali allo sviluppo di un sistema del genere
Ciò che rende poco utilizzabile tutto questo sistema sono sostanzialmente gli eccessivi costi per metterlo in piedi. Si parte dalle strutture che devono essere costruite rispettando rigidi criteri di sicurezza. In secondo luogo, le ammine usate sono molto costose e l’intenso riscaldamento del gas richiede un ulteriore quantitativo di energia. Infine, non sono da sottovalutare le lotte degli ambientalisti che da sempre si oppongono a tale processo in quanto rimette in circolo la CO2, pur in forme diverse.
Breve storia di un enfant prodige
Ethan Novek ha oggi solo 18 anni ma già nel 2015 è stato il fondatore di Innovator Energy, l’azienda che raccoglie le idee innovative di cui è stato autore. Non si può dire che non sia stato un enfant prodige e, appena undicenne, ha depositato il primo brevetto: un interessante sistema per sfruttare l’energia delle maree attraverso turbine sotterranee che non mettessero a rischio l’ecosistema acquatico e la vita dei pesci. Al liceo, sotto la guida del lungimirante professore di scienze Andrew Bramante, Ethan ha potuto sviluppare maggiormente le proprie intuizioni, sfruttando senza limiti il ben fornito laboratorio scolastico. Ed è proprio qui che il giovane ha iniziato a ragionare sull’innovazione contro i cambiamenti climatici che è in seguito diventata il fulcro della propria azienda.
Innovazione contro i cambiamenti climatici: l’idea di Ethan Novek
L’urea è forse il principale fertilizzante agricolo ed è un prodotto a base di azoto. Nel laboratorio del liceo, Ethan Novek stava lavorando ad un modo nuovo per produrre tale sostanza in maniera meno costosa, quando ha capito che poteva usare lo stesso principio ma invertito per catturare la CO2 in purezza. Produrre urea è relativamente semplice ma richiede molte risorse e risulta quindi notevolmente inquinante. In pratica, è sufficiente unire l’ammoniaca all’anidride carbonica. L’inconveniente è che occorrono altissime temperature per mettere in moto tale reazione chimica, anche nel caso in cui si vogliano separare le 2 sostanze. Ma attraverso la procedura del “salting out” (appresa da Ethan al liceo) è possibile farlo senza eccessivo dispendio energetico.
Trasferito ad un ipotetico impianto di smaltimento dei gas serra, funziona grosso modo così. Per prima cosa, i gas di scarico contenenti CO2 vengono convogliati in una miscela di ammoniaca e acqua. La prima reagisce con l’anidride carbonica per formare un sale e i restanti gas inerti (ossigeno, azoto…) vengono separati. A questo punto, alla miscela si aggiunge un solvente che separa la CO2 dall’ammoniaca e dal sale. La miscela così ottenuta viene separata tramite distillazione ed i vari componenti reimmessi nel processo. L’anidride carbonica, invece, viene presa e convogliata nel sottosuolo. L’idea è semplicemente brillante tanto che Ethan ha ricevuto di lì a poco una serie di finanziamenti per costruire un impianto pilota e testarla su larga scala. Il lavoro è ancora in fieri ma questa innovazione contro i cambiamenti climatici pare essere fra le più promettenti e potrebbe portare allo smaltimento dei gas serra in modo più economico e pulito.
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