L’innalzamento del livello dei mari sta distruggendo le risaie del Gambia
Quando si parla delle conseguenze del cambiamento climatico si fa riferimento molto spesso a qualcosa di astratto e perfino di lontano, in molti casi difficile da immaginare. Da questa prospettiva è persino facile lasciarsi cullare e rassicurare dall’idea che i cambiamenti climatici siano naturali, e che il mutamento al quale stiamo andando incontro sia tutto sommato normale. Ma non bisogna mai dimenticare che, anche guardando indietro fino all’Impero Romano, è impossibile scorgere degli aumenti delle temperature medie comparabili – per importanza o per estensione nel tempo – paragonabili a quelli che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. E sarebbe peraltro sbagliato anche pensare che le conseguenze del cambiamento climatico siano lontane. Al contrario, il climate change ha già trasformato il nostro pianeta. Pensiamo all’ondata di calore che ha investito l’intero globo negli ultimi vent’anni, pensiamo allo scioglimento dei ghiacciai, pensiamo agli eventi meteorologici estremi che hanno messo in ginocchio città, regioni e talvolta interi stati. Ma pensiamo anche a quelle comunità che stanno vivendo, mese dopo mese, un mutamento totale della propria esistenza per via del cambiamento climatico, che in alcuni territori si manifesta più che altrove. É il caso per esempio delle risaie del Gambia, dove l’innalzamento del livello dei mari ha abbattuto e sta tuttora abbattendo drasticamente la produzione di riso.
Le risaie salate del Gambia per via dell’innalzamento del livello dei mari
Il Gambia è una piccola nazione dell’Africa Occidentale. Si sviluppa intorno all’omonimo fiume, ed è famoso per il suo ecosistema estremamente diversificato. Il settore più importante dell’economia del Gamba è l’agricoltura, che assorbe circa il 75% della forza lavoro e che rappresenta un quarto del prodotto interno lordo. Ma quello dell’agricoltura, in questo paese, è ancora oggi un settore estremamente rischioso: parliamo di colture che, nella quasi totalità, dipendono esclusivamente dalla pioggia, e quindi dall’abbondanza delle precipitazioni, senza reali sistemi di irrigazione artificiale: è sufficiente un periodo di siccità più accentuato del solito per compromettere interi raccolti. Gli uomini si dedicano per lo più alla coltivazione delle arachidi, mentre le donne, tradizionalmente, si occupano delle risaie. Il problema, però, è che le risaie stanno via via diminuendo la loro produzione per via dell’innalzamento del livello dei mari, con l’acqua salata a invadere quei campi che, fino a pochi anni fa, erano inondati d’acqua dolce. Come riporta il Guardian, donne che un tempo potevano raccogliere sufficiente riso per sfamare la propria famiglia e per generare del reddito riescono oggi ad avere tutt’al più riso sufficiente per soddisfare il proprio fabbisogno di 6 mesi. Molti campi un tempo produttivi sono infatti ormai troppo salati, tanto da essere abbandonati: in tutto si parlerebbe di oltre 30 ettari di campi abbandonati solo a Kerewan, nella sponda settentrionale del fiume Gambia.
Per il Gambia il cambiamento climatico è una doppia minaccia
Da una parte, quindi, c’è la minaccia del cambiamento climatico che si presenta sotto forma di siccità; dall’altra c’è il progressivo avanzare dell’acqua salata, che rende inutilizzabili campi 20 anni fa pienamente produttivi. Come ha spiegato al Guardian Almamo Fatty, «c’era un tempo in cui in questa comunità il solo fatto di acquistare del riso in un negozio era sinonimo di fame e miseria. Oggi è invece un fatto all’ordine del giorno». A soffrire di questi mutamenti sono per l’appunto soprattutto le donne, ovvero un gruppo sotto rappresentato la cui voce difficilmente riesce a prevalere sulle altre: per tante donne del Gambia, dunque, risulta difficile vedere nel futuro una reale soluzione ai propri problemi nati in conseguenza ai cambiamenti climatici, che qui si concretizzano in maniera potente e distruttiva, serpeggiando tra campi ormai incontrovertibilmente salati.
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