Cos’è l’idrogeno geologico?
Una fonte potenziale di energia pulita sotto ai nostri piedi: così la Yale School of the Environment presenta l’idrogeno geologico. Il che sorprende e sembra normale allo stesso tempo, perché siamo assolutamente abituati a trovare delle fonti di energia nel sottosuolo, e anzi, l’intero processo di industrializzazione si è basato sull’estrazione di carbone, petrolio e gas; ma conosciamo anche i risultati drastici a livello di inquinamento e di cambiamenti climatici ai quali questa attività ha portato. Con l’idrogeno sarebbe però diverso: come è noto, bruciando l’idrogeno non si ottiene nessuna emissione di carbonio, bensì unicamente acqua. Ma cos’è l’idrogeno geologico, dove si trova, ed è davvero possibile sfruttarlo come fonte di energia rinnovabile e pulita?
I pionieri del Mali
Non è del tutto esatto pensare all’idrogeno geologico come a una fonte energetica rinnovabile del futuro. In realtà esiste infatti una comunità che, unica al mondo – per ora – produce energia elettrica a partire proprio dall’idrogeno naturale. Si parla di un villaggio fatto di capanne costruite con fango e tetti di lamiera, nella savana dell’Africa Occidentale, in Mali: gli abitanti di Bourakebougou sono dei pionieri nell’utilizzo dell’idrogeno geologico. In tempi brevi, però, il loro esempio potrebbe essere seguito da tantissime altre comunità. A cambiare le carte in tavola sono dei nuovi studi scientifici, secondo i quali – contrariamente a quanto si riteneva fino a ieri – esisterebbero enormi riserve di idrogeno nel sottosuolo, finora non viste e inutilizzate.
L’opportunità offerta dall’idrogeno geologico
Nel progresso degli ultimi anni per individuare le tecnologie più adatte per la transizione energetica, come è noto l’idrogeno ha sempre rappresentato un’alternativa affascinante all’elettrificazione diretta: sono stati in tanti a proporre proprio questo combustibile “pulito” per supportare la decarbonizzazione. A ridimensionare l’utilizzo dell’idrogeno sono stati tanti ostacoli, a partire per l’appunto dalla convinzione di avere a che fare con quantità davvero molto basse di idrogeno bianco, ovvero di idrogeno naturale – definito talvolta anche idrogeno dorato. Combustibile che, va detto, sarebbe estremamente prezioso per avviare la decarbonizzazione in tutti quei settori in cui l’elettrificazione fatica a prendere piede, dai trasporti pesanti a diversi processi industriali. Ebbene, secondo i modelli dell’US Geological Survey (USGS), al di sotto della crosta terrestre si troverebbero riserve di idrogeno geologico talmente grandi da poter soddisfare la domanda mondiale per diverse migliaia di anni. Certo, parte di queste riserve sono intrappolate in cavità non raggiungibili, o talmente lontane da rendere delle attività di estrazione tutto fuorché economicamente convenienti. Ciononostante, leggendo le proprie stime, i geologi statunitensi restano ottimisti: anche solo le riserve “facilmente” accessibili sarebbero tali da garantire energia sostenibile per secoli.
Dov’è l’idrogeno naturale?
Attualmente i ricercatori di USGS stanno mappando le aree degli Stati Uniti in cui è possibile riscontrare una geologia favorevole alla formazione di idrogeno bianco. I dati raccolti finora suggeriscono che le aree del Paese con maggiore presenza di idrogeno geologico siano quelle centrali e quelle delle pianure nei pressi della costa atlantica, per via dell’abbondanza di strati rocciosi ricchi di ferro, a creare l’ambiente ideale per questa sostanza. Ma di certo questo combustibile naturale e sostenibile non è presente solo negli States: in Europa, per esempio, si sarebbe individuata una riserva importante di idrogeno naturale nella regione francese della Lorena. Nel presentarla, il CNRS ha persino parlato della riserva di idrogeno geologico più grande al mondo, stimata in circa 46 milioni di tonnellate.
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