Guida autonoma e sostenibile: chi produrrà la prima vera driverless car?
Quali sono le compagnie che investono più risorse in ricerca e sviluppo? Rispondere ad una simile domanda sarebbe difficile, se non si potesse contare su qualcuno disposto ad assumersi il compito di analizzare il tutto in prima persona: in questo caso è un report della PriceWaterhouseCoopers, il quale ci mostra quali sono le 20 società quotate in borsa che hanno speso di più in R&D nel decennio compreso tra il 2005 e il 2015. Ebbene, questa top 20 è dominata da società dell’automotive, da firme high tech e da case farmaceutiche. Al terzo posto c’è la californiana Intel, con 11,5 miliardi di dollari investiti in ricerca. Davanti a Intel, sul secondo scalino del podio, c’è invece un altro gigante dell’elettronica, la sudcoreana Samsung, con 14,1 miliardi di dollari. In cima alla classifica, invece, c’è il colosso automobilistico tedesco della Volkswagen: il marchio ha infatti speso circa il 6% della sue revenue, ovvero 15,3 miliardi di dollari, in progetti di ricerca. Ma a cosa stanno lavorando gli ingegneri di Wolfsburg? A molti progetti di certo, ma tutto quanto ruota attorno ad un unico e fantastico concetto: la guida autonoma sostenibile. Grazie agli sforzi della Volkswagen e di altre grandi firme del settore le driverless car sono di giorno in giorno più vicine. Se dunque fino a qualche tempo fa la guida autonoma e sostenibile era solo un miraggio, ora siamo vicino a toccare con mano le tecnologie che la renderanno possibile.
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10 milioni di automobili semi-autonome entro il 2020
Come anticipato, non c’è di certo solo Volkswagen sulla via della guida autonoma e sostenibile. Quella verso la prima driverless car è una corsa di gruppo, con la partecipazione tra gli altri di BMW, di Mercedes, e ovviamente di Tesla. Ma ci sono anche degli outsider di massimo rispetto. dei quali i grandi marchi automobilistici devono avere almeno un po’ di timore: Google ha infatti annunciato di aver già avviato i test su un prototipo di veicolo driverless. Sull’onda di questo interesse diffuso per la guida autonoma e sostenibile, Business Intelligence nel 2016 aveva previsto che entro il 2020 sulle strade del mondo ci sarebbero state almeno 10 milioni di automobili con almeno una caratteristica tipica della guida autonoma e sostenibile, come per esempio accelerazione e/o frenata autonoma o la sterzata di emergenza senza l’interazione del guidatore. In questo senso, si può certamente affermare che le automobili semi-autonome sono già abbondantemente in circolazione.
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Perché proprio una guida autonoma e sostenibile?
La corsa verso le driverless car, dunque, è in pieno svolgimento. Ma chi ci assicura che quella del futuro sarà una guida autonoma e sostenibile? Insomma, chi ci dice che queste automobili che si guideranno da sole saranno anche a zero emissioni? Beh, prima di tutto va sottolineato il fatto che tutte le politiche internazionali vanno in questa direzione. Ma ci sono anche motivi di ordine puramente ingegneristico: è molto più facile implementare la guida autonoma su dei veicoli elettrici, in quanto questi ultimi sono molto più semplici da gestire per un computer. Come ha spiegato Levi Tillemann-Dick, managing partner di Valence Strategic, «in un veicolo elettrico ci sono molti meno elementi moventi. Ci sono infatti solo tre componenti principali: la batteria, l’invertitore e il motore elettrico». A tutto questo va sommato che con l’avanzare degli anni i servizi di rifornimento per veicoli elettrici lungo le strade sono destinati ad aumentare, mentre di contro quelli classici dovranno per forza di cose diminuire. A contribuire la diffusione delle automobili elettriche driverless sarà anche la progressiva convenienza delle seconde rispetto a quelle tradizionali. O perlomeno questa è l’opinione di Mark Fields, CEO di Ford, casa che ha investito 4,5 miliardi di dollari per presentare sul mercato 13 nuovi modelli di veicoli elettrici entro il 2020.
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Benefici ambientali ma non solo
I benefici della diffusione della guida autonoma e sostenibile dovrebbero essere enormi, sia sul lato ambientale che su quello della sicurezza. Come ha infatti riportato un report di KPMG, si stima che nel Regno Unito le vittime della strada dovrebbero diminuire di 2.500 unità tra il 2014 e il 2030. Di certo la rivoluzione dei veicoli a guida autonoma e sostenibile non può accadere dal giorno alla notte: ci sono infatti sia dei problemi di carattere normativo che di ordine strutturale. Quale Paese sarebbe infatti pronto ad accogliere un parco macchine per la maggior parte elettrico? Basti pensare che negli Stati Uniti ci sono circa 30.000 stazioni di ricarica operative; di contro, ci sono 150mila stazioni di gas, ognuna delle quali fornita di sei, dieci, sedici pompe. È però da sottolineare che nel 1994 queste stazioni negli Stati Uniti erano circa 202 mila, indi per cui una riduzione c’è pur sempre stata. Secondo Fields, entro il 2030 i veicoli a guida autonoma e sostenibile potrebbero rappresentare il 20% di tutti i nuovi veicoli venduti negli Usa entro il 2030. Che dire: staremo a vedere!
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