Grasso di maiale come carburante per gli aerei: una cattiva idea
C’è chi sta puntando parecchio sull’utilizzo del grasso di maiale come carburante per gli aerei. Che il trasporto aereo sia molto più inquinante rispetto al trasporto su gomma e molto, molto più inquinante rispetto al trasporto ferroviario, è cosa nota. Ed è noto anche il fatto che le compagnie aeree stanno ipotizzando diverse vie per ridurre il proprio impatto ambientale, spinte in questa direzione dalle istituzioni e dalla necessità di decarbonizzare sempre più ogni settore, a partire da quello dei trasporti. E c’è chi, per l’appunto, sta spingendo tra le altre cose anche per l’impiego del grasso di maiale come carburante per gli aerei: vediamo tutti i motivi per cui è una pessima idea.
Grasso di maiale come carburante per gli aerei
L’utilizzo del grasso animale come combustibile non è certo una novità: chi ha letto Moby Dick si dovrebbe ricordare quello che era il principale utilizzo del grasso delle balene, per l’appunto lavorato per diventare olio per candelabri. Partendo da questo presupposto, superficialmente l’idea di usare gli scarti dell’industria dell’allevamento potrebbe certamente sembrare buona. Si tratta per l’appunto di scarti, e quindi di risorse che per definizione dovrebbero avere un impatto ambientale bassissimo. Per questo motivo sia l’Unione Europea che il Regno Unito puntano a inserire massicciamente il grasso di maiale come carburante per gli aerei, e in generale il combustibile ricavabile dalle carcasse degli animali, così da avere dei carburante più bio e meno inquinanti. In generale, ci si aspetta che la domanda di biocombustibili generati da sottoprodotti animali triplichi entro il 2030, anche e soprattutto per le richieste da parte delle compagnie aere. Ma percorrere questa strada potrebbe essere decisamente richioso: vediamo il perché.
Gli scarti animali non sono sufficienti
A evidenziare il rischio di utilizzare il grasso di maiale come carburante per aerei è uno studio della European Federation for Transport and Environment, che ha trovato rilancio sulla BBC. Qui viene evidenziato che, di fatto, non ci sono sufficienti animali maccellati a livello annuale per poter prendere seriamente in considerazione l’utilizzo del grasso animale come biocombustibile per gli aerei. Quel che si sa è che l’UE mira ad avere il 6% di combustibili sostenibili per l’aviazione entro il 2030, mentre il Regno Unito mira al 10%. Il problema è per l’appunto che, come sottolineano i ricercatori, non ci sono abbastanza carcasse disponibili, nemmeno per queste percentuali.
Immaginiamo un volo tra Parigi e New York alimentato da solo combustibile di origine animale: servirebbe il grasso di 8.800 maiali. Ipotizziamo invece un volo di una compagnia aerea europea nel 2030, con il 6% di combustibile sostenibile, composto al 1,2% da e-kerosene e al 4,8% da grasso animale: in questo caso servirebbero ben 400 maiali morti per un volo transatlantico.
Gli scarti animali vengono già utilizzati: il rischio di aumentare l’uso di olio di palma
Come si è visto, se si volesse utilizzare davvero il grasso animale per alimentare gli aerei, servirebbero tantissime carcasse, tutte indirizzate verso le compagnie aeree. Il secondo problema è che i sottoprodotti di quel settore vengono già utilizzati altrove, a partire per esempio dalle industrie che realizzano cibo per animali domestici, e quindi principalmente per cani e gatti. Cosa accadrebbe se le compagnie aeree si “appropriassero” del grasso animale? Ebbene, quelle stesse industrie che utilizzano i sottoprodotti animali da anni dovrebbero trovare dei prodotti alternativi. E il più adatto, a livello di contenuto e di prezzo, sarebbe il famigerato olio di palma, il quale come è noto non può essere considerato un prodotto amico dell’ambiente (vista la deforestazione legata a doppio filo alle sue coltivazioni).
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