Goldman Prize 2015: ecco i 6 eroi dell’ambiente
NOBEL PER L’ECOLOGIA. Anche quest’anno il Goldman Environmental Prize ha premiato i migliori eroi per l’ambiente. L’importanza di tale riconoscimento sta crescendo di anno in anno, tanto da essere ormai generalmente riconosciuto come una sorta di Nobel per l’ecologia. Come nelle passate edizioni, gli attivisti premiati sono sei, uno per ogni area geografica del mondo: Africa, Asia, Europa, Isole e Nazioni Insulari, Nord America, Sud e Centro America. Anche quest’anno gli attivisti vincitori si distinguono per i risultati ottenuti nella salvaguardia dell’ambiente attraverso processi per lo più pericolosi e pieni di rischi.
EUROPA. Il vecchio continente trova il suo eroe ambientale nel britannico Howard Wood, che ha creato la prima area marina protetta della Scozia, al largo dell’isola di Arran. Un risultato tutt’altro che facile, che ha visto Wood impegnato per anni in continue campagne contro l’industria ittica.
AFRICA. Per quanto riguarda il continente africano il premio è stato assegnato a Phyllis Omido, che vive in una baraccopoli di Mombasa, in Kenya. La giovane donna si è battuta strenuamente per la chiusura di una fonderia che inquinava l’acqua della baraccopoli con pericolosi prodotti chimici. La goccia che è ha fatto traboccare il vaso e che ha coinvolto Phyllis a impegnarsi in prima persona è stato scoprire che persino il proprio latte materno era contaminato dal piombo, al punto da rischiare di avvelenare il proprio bambino. Dopo anni di dure proteste e mobilitazioni, per non parlare dei soprusi subiti e del periodo passato in carcere, Phyllis Omido è riucita a far chiudere la fonderia nel corso del 2014.
ASIA. In Asia il Goldman Prize ha voluto premiare gli sforzi di Mynt Zaw, un giovane birmano. La sua impresa è stata quella di fermare la costruzione della diga sul fiume Irrawaddy che, oltre all’ovvio impatto ambientale, avrebbe comportato lo spostamento forzato di 18mila persone. Per evitare tutto questo Myint Zaw ha lanciato attraverso Internet un movimento nazionale contro la diga, aggirando la strettissima sorveglianza del governo birmano sulla rete.
ISOLE E NAZIONI INSULARI. Il premio per le isole è andato a Jean Wiener, di Haiti, anche lui impegnato, come Wood, nella protezione delle risorse marine. Nella nazione più povera delle Americhe Wiener ha combattuto interi anni per convincere la comunità haitiana a fondare una zona marina protetta, così da poter percorrere la via della gestione sostenibile dell’industria ittica.
NORD AMERICA. Il premio qui è andato a Marilyn Baptiste, canadese ed ex leader della popolazione indigena Xeni Gwet’in. Per meritare il premio Goldman, la donna ha guidato la sua comunità nella battaglia contro la costruzione di devastanti miniere di rame e oro nella Columbia britannica.
SUD E CENTRO AMERICA. È stata infine premiata l’attivista honduregna Berta Caceres, da sempre impegnata nella difesa dei diritti degli indigeni. L’iniziativa che le è valsa il premio Goldman è stata la campagna contro la costruzione di quattro dighe sul fiume Gualcarque. Tale progetto era fin dalla nascita un crimine, essendo stato approvato illegalmente senza aver consultato la comunità indigena dei Lenca, i quali, a costruzione terminata, si sarebbero ritrovati senza acqua potabile.
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