Gli alberi ci salveranno dall’inquinamento urbano
Per affrontare il problema dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento dei centri urbani servono nuove strategie, forti investimenti e un’inversione di rotta politico-economica. Ma ciò non toglie che possano essere messe in atto fin da subito una serie di soluzioni per arginare il fenomeno e mitigarlo. Come spesso accade è la natura a venirci in aiuto: basterebbe piantare molti più alberi in città per abbassare i livelli di inquinamento e per ridurre di qualche grado le temperature.
Alberi, la soluzione più economica per combattere l’inquinamento
I benefici ottenibili dal verde non sono certamente una novità. Solo negli ultimi due mesi abbiamo parlato di due studi – il primo dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) statunitense e il secondo della Fao – che mettono in evidenza l’importanza del mantenimento e dell’ampliamento delle aree verdi in città. Ma il report pubblicato di recente dall’associazione americana The Nature Conservancy aggiunge un importante tassello, perché si concentra su un’analisi costi-benefici, evidenziando come il piantare alberi nei grandi centri urbani sia la soluzione più economica e più efficace per combattere l’inquinamento.
Nature Conservancy analizza 245 città al mondo
Lo studio è stato condotto in collaborazione con il C40 Cities Climate Leadership Group e ha previsto la raccolta di informazioni geospaziali sulla copertura boschiva e agricola, sulla concentrazione dell’inquinante PM2,5 e sulla densità della popolazione di 245 città al mondo.
Si parte da alcuni dati. Il particolato fine, derivante da varie fonti e soprattutto dalla combustione di residui agricoli, legna da ardere e combustibili fossili, è l’inquinante atmosferico più dannoso perché può essere inalato in profondità nei polmoni e, secondo le stime, causa 3,2 milioni di decessi l’anno, che potranno diventare 6,2 nel 2050.
Le ondate di calore– una sorta cappa provocata dal mix letale di cemento, asfalto, emissioni nocive di autovetture, impianti industriali e sistemi di aria condizionata, che porta i centri urbani a registrare temperature molto più alte rispetto alle aree rurali circostanti- sono invece responsabili di circa 12.000 decessi all’anno. Che nel 2050 potrebbero sfiorare quota 260.000.
Basterebbe investire 4 dollari per abitante
Secondo Nature Conservancy basterebbe investire 4 dollari per abitante per ottenere benefici sull’ambiente e sulla salute umana. Un investimento globale annuo di 100 milioni di dollari nella piantumazione di alberi potrebbe salvare fino a 700 persone vittime del caldo ogni anno e più di 36.000 di persone che si ammalano a causa dell’inquinamento.
Come ‘funzionano’ gli alberi?
Il ‘funzionamento’ degli alberi è noto. Le foglie degli arbusti sono in grado di assorbire alcune sostanze inquinanti nocive come ossido e biossido di azoto e biossido di zolfo, rilasciando al contempo ossigeno nell’ambiente, funzionando insomma come un purificatore d’aria naturale. E non è tutto qui. Oltre a creare un naturale ombreggiamento, gli alberi, grazie al fenomeno dell’evapotraspirazione, espellono acqua per raffreddarsi e l’area circostante ne trae beneficio in termini di raffreddamento.
I risultati ottenibili a Pechino
Il report indaga i risultati ottenibili in tutte le città del mondo. A Pechino, ad esempio, i livelli di PM2,5 hanno, secondo gli ultimi dati dell’OMS, superato la concentrazione di 600 microgrammi per metro cubo. Le foglie degli alberi potrebbero essere in grado di assorbirne dal 7 al 24% in un raggio di 100 metri.
Con un investimento annuale di 2,9 milioni di dollari in alberi si potrebbe ridurre di più di 1 microgrammo la concentrazione del particolato al giorno, ottenendo al contempo una riduzione delle temperature estive di circa 1,5° C.
I benefici nelle città nordamericane ed europee
Nelle città nordamericane ed europee, il ROI (ritorno dell’investimento) medio tende ad essere leggermente più basso, perché l’aria è più pulita rispetto agli standard globali. Ma si potrebbero comunque ottenere dei risultati importanti. Nelle aree di Los Angeles, Santa Monica e Long Beach, ad esempio, dove i fenomeni di siccità, ondate di calore e sbalzi di temperatura sono molto frequenti, basterebbe investire 6,4 milioni di dollari per ottenere gli stessi benefici di Pechino.
Il verde non può e non deve sostituire strategie di lotta al cambiamento climatico
Questi dati vanno chiaramente contestualizzati. La prima considerazione da fare è che l’azione degli alberi è circoscritta: i benefici si ottengono in un raggio di massimo 100 metri. E’ chiaro, quindi, che non si possa pensare di riempire le città di alberi ma un’attenta pianificazione urbana dovrebbe prevedere la piantumazione di arbusti soprattutto in alcune aree specifiche, come lungo le strade molto trafficate o in prossimità di fabbriche o edifici scolastici. Il verde urbano non può inoltre sostituire le strategie volte a mitigare l’inquinamento e il surriscaldamento globale ma deve essere considerato come una soluzione aggiuntiva che, a fronte di un costo molto basso, può contribuire a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre le isole di calore urbana.
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