Ghiacciai artificiali sotto all’Himalaya per l’irrigazione agricola
Ai piedi della catena dell’Himalaya, nell’India settentrionale, i contadini di Ladakh non hanno certo quella che si definisce una vita facile. Leh, il capoluogo della regione, sorge a poco meno di 3.500 metri sul livello del mare: lassù, nonostante i vasti ghiacciai delle vette sovrastanti, ogni primavera gli abitanti – ma soprattutto i contadini – si ritrovano infatti ad avere a che fare con gravi problemi di siccità. Per questo l’ingegnere Sonam Wangchuk ha pensato di realizzare nei pressi di Leh dei veri e propri ghiacciai artificiali, per permettere di irrigare a sufficienza le piantagioni immediatamente dopo il periodo di semina, nei mesi primaverili (in quanto durante durante l’estate l’acqua per l’irrigazione è sufficiente, grazie allo scioglimento dei veri ghiacciai, quelli altissimi dell’Himalaya).
Non più ghiacciai artificiali piani, ma piccole piramidi
Non è stato però Sonam Wangchuk il primo a pensare alla costruzione di ghiacciai artificiali. I promo fu Chewang Norphel, il quale aveva dato il via alla preparazione di ghiacciaie orizzontali, delle enormi piscine formate di ghiaccio per raccogliere l’acqua per l’agricoltura. Sonam Wanghug, ingegnere nato e cresciuto nella regione di Ladakh, ha però pensato ad un modo per rendere questi ghiacciai artificiali più durevoli nel tempo. La sua idea è dunque stata quella di diminuire la superficie di queste enormi ghiacciaie, non costruendo più ‘piscine’, ma alti e scenografici ‘coni‘, così da ridurre al minimo il ghiaccio esposto ai raggi solari. Il risultato, nel primo esempio creato da Sonam Wanghchuck, è un ghiacciaio artificiale che ha raggiunto la capacità di circa 1,5 milioni di litri d’acqua e che ha tutto l’aspetto di una ‘stupa’, ovvero di un monumento religioso tipico di quest’area.
I ghiacciai artificiali di Sonam Wangchuk
Il tutto è stato realizzato grazie ad una campagna di crowdfunding attraverso la quale sono stati raccolti i fondi per la messa in opera di 2,3 chilometri di pipeline per trasportare l’acqua dai torrentelli glaciali al deserto vicino a Leh. «Ho visto i problemi che la gente stava affrontando» ha spiegato Sonam Wangchuk, «e ho cercato un modo per risolverli».
«I ghiacciai artificiali (quelli piani, ndr) venivano costruiti ad altitudini eccessive, e la popolazione era riluttante a risalire ogni qualvolta e per così tanto le pendici delle montagne. Mi sono dunque chiesto se non era possibile costruire dei ghiacciai proprio qui, vicino al paese. La temperatura è abbastanza bassa per mantenere l’acqua gelata – dovevamo solo trovare un modo intelligente per costruire i ghiacciai»
Tanti stupa di ghiaccio in arrivo
Stando ai calcoli eseguiti da Sonam Wangchuk, uno ‘stupa di ghiaccio’ alto 40 metri e con un raggio di 20metri può arrivare ad immagazzinare circa 16 milioni di litri d’acqua: se lo stessa mole di ghiaccio fosse raccolta in ghiacciai artificiali piani con un’altezza di due metri, il tutto si scioglierebbe 5 volte più velocemente. L’obiettivo del team dell’ingegnere, ora, è di costruire un numero sufficiente di ghiacciai artificiali a forma di stupa per eliminare i problemi cronici primaverili di siccità. In tutto i ghiacciai da costruire nel vasto deserto di Phyang sarebbero dunque circa 80 o 90, molto più grandi del prototipo di partenza.
I fondi del Rolex Award
A contribuire al progetto di ci hanno pensato i fondi del Rolex Award, consegnato nelle mani dell’ingegnere Wangchuk proprio per la virtuosità della sua iniziativa: con i soldi vinti, infatti, egli ha potuto sostenere la costruzione di oltre 30 ghiacciai artificiali alti 30 metri, avviando parallelamente un programma di riforestazione del deserto circostante. Di certo la realizzazione degli stupa di ghiaccio non è facile come potrebbe sembrare. Non servono pompe, in quanto l’arrivo dell’acqua lungo la pipeline nel deserto e quindi in cima ai ghiacciai artificiali è garantita dal dislivello tra questi e il punto di prelievo dell’acqua. Ma per l’appunto scegliere il punto esatto dove prelevare l’acqua dai torrenti glaciali non è semplicissimo: come ha spiegato Sonam Wangchuk «l’acqua deve essere abbastanza fredda per congelare appena entra in contatto con l’aria esterna, ma allo stesso tempo deve essere abbastanza calda da non gelare nella pipeline che la porta a valle».
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo