Con i ghiacci dell’Antartide siamo al punto di non ritorno
I più attenti se lo ricorderanno di certo: quest’estate, in luglio, dai ghiacci dell’Antartide si è schiacciato uno dei più grandi iceberg mai osservati. Parliamo infatti di un colosso di ghiaccio con una superficie maggiore a quella della Liguria, con uno spessore variabile tra i 200 e i 600 metri. Probabilmente il suo peregrinare negli oceani durerà una decina d’anni, al termine dei quali sarà completamente sciolto, magari dalle parti dell’equatore. Questo distaccamento clamoroso dei ghiacci dell’Antartide, del resto, è solo l’ennesima conferma degli effetti deleteri del cambiamento climatico su questa delicatissima area del nostro Pianeta. A dare un’idea esaustiva delle condizioni antartiche e delle conseguenze dello scioglimento dei ghiacci è stata la la professoressa associata della University of British Columbia Michele Koppes, la quale in un intervento su Ted ha ricordato le sensazioni provate durante il suo primo viaggio tra i ghiacci dell’Antartide, del 2000:
Il clima era così freddo, ventoso e rigido, che ti faceva sentire immediatamente come un intruso. L’Antartide non è fatto per gli umani, ed è giusto così, perché ci dovrebbe davvero essere un posto sul pianeta in cui noi non possiamo lasciare le nostre impronte unte e appiccicose. Eppure lo stiamo facendo lo stesso, pur restando nelle nostre confortevoli case nei climi temperati, e i ghiacci dell’Antartide si stanno svegliando e muovendo in tutta risposta.
La protezione di ghiaccio dell’Antartide sta scomparendo
Come ha sottolineato Koppes, se il grande pubblico ha accolto con stupore il distaccamento di quell’enorme iceberg, così non è invece stato per la comunità scientifica. Ci si aspettava da tempo un simile evento, anche perché la distruzione dei ghiacci intorno alla zona antartica è continua, così come succede intorno alla Groenlandia. Una cosa, però, gli scienziati non l’hanno ancora capita: quanto velocemente questo susseguirsi di fenomeni porterà al collasso di quelle aree? Le calotte di ghiaccio che adesso si stanno via via staccando dalle coste antartiche devono essere viste come dei ‘tappi’ che avevano in origine il compito di proteggere i ghiacci dell’Antartide. Se queste calotte si staccano, quindi, non esiste più alcun ostacolo in grado di fermare i ghiacci ‘continentali’ del Polo Sud, i quali finiranno per scivolare a loro volta verso l’oceano.
Gli effetti dello scioglimento dei ghiacci dell’Antartide
Seduti nei nostri uffici, nelle nostre automobili o nelle nostre casi nei climi temperati, non ci accorgiamo di certo se degli enormi iceberg si staccano dagli altri ghiacci dell’Antartide. Ma gli effetti sono enormi. Prima di tutto, tali distaccamenti possono dare il via a dei veri e propri tsunami. In giugno, come ha ricordato Koppes, un grande smottamento in Groenlandia ha generato uno tsunami, il quale a sua volta ha travolto un villaggio uccidendo 4 persone. Oltre all’effetto immediato, il distacco dei ghiacci e il loro successivo scioglimento porta ovviamente sul lungo termine anche all’innalzamento del livello del mare. Questa massiccia immissione di acqua fredda nelle ‘calde’ acque oceaniche, inoltre, va a influenzare pesantemente la correnti termiche, creando a sua volta nuove ed estreme condizioni climatiche.
Il punto di non ritorno
Su queste basi, stando alla studiosa, il termine ‘cambiamento climatico’ può essere fuorviante. Non c’è infatti solo l’aumento delle temperature, c’è un susseguirsi di cambiamenti diversi in differenti parti del mondo: i ghiacciai alpini scompaiono, intere foreste bruciano, le città vengono inondate e via dicendo. A sottolineare il livello di drammaticità raggiunto dal cambiamento climatico e dallo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide, Koppes ha voluto fare un paragone. Nei voli per l’Antartide esiste sempre un Punto di non ritorno, in cui il pilota deve decidere se le condizioni meteorologiche sono tali da consentire l’arrivo o se invece è necessario voltarsi e tornare indietro. «Oggi» ha spiegato la ricercatrice «abbiamo già passato il punto di non ritorno per il nostro pianeta e per i ghiacci, e non ci sono luoghi in cui l’umanità può scappare e mettersi al sicuro».
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