Ambiente

Nature Restoration Law e Gewessler: cos’è successo al Consiglio dell’UE

“Fra 20 o 30 anni, quando parlerò con i miei nipoti mostrando loro la bellezza del nostro Paese o del nostro continente, loro mi chiederanno forse: cosa hai fatto quando era in gioco tutto? Io voglio poter rispondere che ho fatto tutto quello che era in mio potere”: queste parole sono state pronunciate lunedì 17 giugno dalla ministra dell’Ambiente austriaca, Leonore Gewessler, poco prima della votazione presso il Consiglio dell’Unione Europea per l’approvazione della Nature Restoration Law. Probabilmente in pochi starebbero parlando di quanto successo a Bruxelles se non fosse per l’appunto per la peculiare scelta di Gewessler di votare a favore della Nature Restoration Law; la cosa di per sé, è vero, non dovrebbe stupire troppo, poiché la ministra dell’Ambiente austriaca è un esponente del partito dei Verdi. Va però sottolineato che il governo austriaco è formato da una colazione tra questi ultimi e il Partito Popolare Austriaco, di centrodestra, e che quello stesso governo aveva dato mandato alla ministra di astenersi dal voto, per via di dissidi interni. Gewessler ha deciso comunque di votare a favore del regolamento, innescando l’ira del suo cancelliere, Karl Nehammer.

Cos’è il Nature Restoration Law

Per capire meglio cosa è successo al Consiglio dell’UE è bene spiegare cos’è la Nature Restoration Law. Si tratta di importante regolamento per la tutela dell’ambiente, e in quanto tale rientra nel Green Deal, ovvero nel piano europeo per il clima. Nel concreto la Nature Restoration Law prevede l’obbligo di ripristinare le condizioni naturali in almeno il 20% delle superficie dell’Unione Europea (sia marina che terrestre) di modo da impedirne ogni tipo di sfruttamento commerciale; in determinate aree la soglia è stata alzata al 30%. Vale la pena dire che, per come era stato proposto in origine, questo regolamento poteva essere molto più stringente e ambizioso, e che è stato via via “limato” per poter essere accolto più favorevolmente anche da partiti non apertamente ambientalisti; e va aggiunto che, comunque sia, non sono mancati affatto gli oppositori, soprattutto dal mondo dell’agricoltura, con delle preoccupazioni che con la Nature Restoration Law si potrebbe finire per imporre troppi vincoli agli agricoltori. Si era così arrivati a una situazione di stallo, con Paesi come Italia, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Ungheria apertamente contrari al regolamento; per via di dissidi interni, sia il Belgio che l’Austria avevano scelto di astenersi dal voto.

Il voto decisivo di Gewessler

Senza il voto a favore della ministra dell’Ambiente austriaca, dunque, visti i tanti contrari, la Nature Restoration Law non sarebbe potuta passare. Ma posticipare questo passaggio sarebbe stato probabilmente fatale per il regolamento: il prossimo mese la presidenza del Consiglio passerà infatti all’Ungheria, apertamente contraria alla Nature Restoration Law. Ecco che allora Gewessler ha disubbidito alle indicazioni del proprio stesso governo, il quale da parte sua – attraverso il cancelliere – ha presentato due reclami alla Corte di Giustizia UE, per chiedere l’annullamento del voto e per accusare d’abuso d’ufficio la propria ministra. Dal canto suo il Consiglio dell’Unione Europea ha validato il voto, e del resto la coalizione di governo austriaca non ha ricevuto particolari scossoni. A settembre, del resto, ci saranno nuove elezioni parlamentari in Austria, e la scelta dell’esponente dei Verdi potrebbe essere vista sia come una prima mossa da campagna elettorale, sia come conferma che il governo sia destinato probabilmente a cambiare.