Geotermia dal centro della terra
Ci sono stati interessanti sviluppi rispetto a quanto vi abbiamo raccontato con un articolo dello scorso novembre in cui vi parlavamo di un nuovo metodo sperimentato in Islanda per ottenere geotermia da pozzi profondi anche 5 mila metri. Un’operazione capace di riscrivere e di mettere in discussione l’ingegneria e le tecniche di trivellazione comunemente intese fino ad oggi.
Geotermia estrema
Forare un gruppo di rocce calde per sfruttare l’energia geotermica è una cosa. Fare questa operazione così in profondità da poter sfruttare l’energia del magma di un vulcano è decisamente un’altra storia! Si tratta di qualcosa di difficile – se non impossibile – quanto affascinante; fino ad oggi chi avrebbe mai pensato di poter accostare il concetto di geotermia con Viaggio al centro della terra di Jules Vernes? Resta ovviamente inteso che riuscire in questa operazione consentirebbe di utilizzare il calore interno della terra, aumentando esponenzialmente la quantità di energia estraibile e utilizzabile.
Viaggio al centro della Geotermia
Questo è l’obiettivo di un impianto che dal 12 agosto sta trivellando a 5 chilometri di profondità su antiche colate laviche nella zona di Eykjanes, nel sud-ovest dell’Islanda. Entro fine anno, il progetto IDDP (che sta per Iceland Deep Drillin Project) potrebbe aver trovato la via di accesso e creato il foro per quello che possiamo definire forse il luogo più caldo e profondo del globo. E no, stavolta la fantascienza e l’inferno non c’entrano nulla. Si parla di temperature tra i 400 e i 1000 gradi centigradi.
A quella profondità, le pressioni sono così elevate che possono raggiungere anche duecento volte i livelli atmosferici e gli esperti e ricercatori che sono dietro al progetto sostengono che l’acqua possa trovarsi in un o stato supercritico, ovvero né liquido né gassoso ma una via di mezzo capace di contenete molta più energia termica degli altri due.
Dieci volte più potente
Una situazione di certo ancora teorica ma che se ben sfruttata potrebbe avere una capacità energetica di 50 megawatt, dieci volte di più di un tipico pozzo. Questo, tramutato in una situazione pratica della vita di tutti i giorni potrebbe significare l‘alimentazione di 50 mila abitazioni rispetto alle 5 mila che di norma sono gestite da un singolo impianto.
Già nel 2009 un primo pozzo, Trivellato a Krafla nel nord est dell’Islanda, trovò del liquido magmatico ad appena due km di profondità. Il magma trovato fu utilizzato per riscaldare dell’acqua fredda fatta scendere lungo il pozzo per verificare quanta energia era in grado di produrre quel singolo impianto, e la risposta fu più che positiva: ben 30 Megawat, sei volte di più di un tradizionale sito, quell’energia non divenne mai “domestica” ma finché non si decise di chiudere il sito per motivi dovuto alla corrosione quello è stato il pozzo di energia geotermica più potente, mai perforato.
In continua evoluzione
Oggi, qualche anno dopo, l’obiettivo è di fare ancora meglio, creando una fonte di energia a lungo termine e anche più potente. L’energia elettrica islandese è già interamente alimentata da fonti non derivate dai combustibili fossili. Ma le centrali geotermiche al momento giocano un ruolo di secondo piano rispetto alle grandi centrali idroelettriche, che generano i tre quarti di energia elettrica del Paese. Un quadro che a breve potrebbe decisamente cambiare. Ancora in meglio.
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