Garden Bridge, quel ponte sul fiume Mai
Dopo un progetto (secondo noi bellissimo) e tre anni di idee, chiacchiere, ritardi e speranze sembra che stia per tramontare definitivamente l’idea di costruire a Londra il Garden Bridge un ponte giardino che nel collegare le due sponde del Tamigi avrebbe consentito ai cittadini e ai turisti di passeggiare in una piccola foresta composta da trecento alberi e da migliaia di altre piante.
In un periodo storico complicato per la City in cui sempre più spesso i ponti vengono presi come punto di riferimento per dare notizie di attacchi o minacce terroristiche l’idea di aver perso l’occasione di costruire questa piccola oasi sospesa sul Tamigi fa male.
Garden Bridge: i motivi del no
È stato direttamente il sindaco di Londra Sadiq Khan a togliere anche le ultime, residue speranze sul progetto. È stato lui infatti ad annunciare che non avrebbe fornito le garanzie finanziarie necessarie per l’inizio dei lavori. Lo ha fatto scrivendo una lettera di motivazioni alla Garden State Trust, l’associazione che ha presentato il progetto e che si sarebbe occupata della raccolta fondi. I motivi? Poca chiarezza, nonostante tre anni di incontri e colloqui e il continuo deficit che la raccolta dei fondi stava affrontando.
Un divario troppo ampio
Al momento c’è un divario nel finanziamento che va oltre i 70 milioni di sterline, ha detto il Sindaco di Londra, e sembra impossibile che si possa colmare nei tempi utili per iniziare i lavori. “Non sono disposto a rischiare una situazione in cui debba poi essere il cittadino contribuente a intervenire con il pagamento di tasse supplementari per per garantire il completamento del progetto”.
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Nessuna foresta sospesa sul Tamigi
Il Garden bridge avrebbe avuto lungo tutta la sua lunghezza 270 alberi e migliaia di altre piante. Il progetto è stato originariamente ideato da Lumley e ottenne immediatamente l’appoggio del precedente sindaco di Londra Johnson. L’impegno pubblico sarebbe dovuto ammontare a 60 milioni di sterline, mentre il resto sarebbe dovuto arrivare da finanziamenti privati, prevalentemente di medie e grandi aziende.
Una commissione per la rottamazione del ponte
Il sindaco Khan ha dato mandato nei mesi scorsi al deputato laburista Margaret Hodge di indagare sull’effettiva fattibilità dell’opera oltre che verificare il budget e l’esito del rapporto è stato, ovviamente, negativo e si concludeva con il consiglio di abbandonare il progetto.
Dal rapporto emerge una stima dei costi finali superiore ai 200 milioni di sterline contro i 38 stanziati con i fondi pubblici, fino a quel momento unico introito certo per la grande opera. Infatti negli ultimi tre anni in cui si è parlato spesso del progetto il Garden Bridge ha perso molti sostenitori arrivando a poter contare su un finanziamento privato massimo inferiore ai 70 milioni di sterline. Questo, tradotto in matematica spicciola sta a significare un vuoto di oltre 70 milioni si sterline senza le quali era impossibile dare il benestare per il progetto.
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La storia si interrompe qui
Da una parte l’amministrazione cittadina dice di non poter e non dover credere in un progetto dove si rischia che oltre un terzo dei costi finali debbano essere pagati dai cittadini. Da un’altra parte si sostiene che tutto fosse in linea con i tempi e che i fondi mancanti sarebbero stati raggiunti. C’è poi una terza campana che è stata la meno ascoltata ed è quella dei cittadini londinesi. Loro, forse, un progetto del genere se lo sarebbero meritato. Si fa un gran parlare di politiche green e sostenibili e si spendono spesso molti soldi per dei progetti che non portano nulla di nuovo e che in un certo senso imitano case histories virtuose prese in prestito da altre realtà.
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Forse un progetto di questo tipo, unico nel suo genere, capace di portare una foresta nel pieno centro di una delle metropoli più famose del mondo avrebbe potuto contare su un appoggio politico più forte. Il pensiero (molto italiano) che non si sia voluto dare seguito a un qualcosa approvato da una precedente amministrazione, in fondo è più che plausibile.
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