funghi che mangiano la plastica
Inquinamento

Quei funghi che mangiano la plastica

Nel 2015 Jenna Jambeck, professoressa di ingegneria presso l’Università della Georgia, calcolò che ogni anno l’afflusso di plastica negli oceani fosse pari a 8,8 milioni di tonnellate. Praticamente un camion dell’immondizia che, ogni minuto, scarica l’intero carico in mare. 60 volte all’ora, 1.440 volte al giorno, oltre 535.600 volte l’anno. Ma non è certo lo scenario peggiore: nuovi studi spiegano infatti che nei prossimi anni i rifiuti che scorrendo lungo i fiumi arriveranno agli oceani saranno compresi tra le 22 e le 58 milioni di tonnellate. Tutto questo accade quando la terra è già assediata dalla plastica. E se è vero che esistono effettivamente delle strategie che ci possono permettere di ridurre l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera, non abbiamo per ora vere e proprie armi per diminuire la plastica attualmente presente sulla Terra: basti pensare al fatto che le bottiglie di plastica impiegano fino a 450 anni per decomporsi! In una situazione come questa, non stupisce l’interesse intorno a dei recenti studi scientifici su funghi che mangiano la plastica.

I funghi che mangiano la plastica: la ricerca australiana

Tra le università che si sono dedicate allo studio che funghi che mangiano la plastica c’è quella di Sydney: un gruppo di ricercatori ha infatti pubblicato di recente un’indagine sulla rivista scientifica Materials Degradation, parlando delle peculiari capacità di due funghi, ovvero l’Aspergillus terreus e l’Engyodontium album. In entrambi i casi si parla di funghi che mangiano la plastica, e che più nello specifico vanno a deteriorare il polipropilene. Questo materiale plastico si trova nei più diversi oggetti, dai tappi ai tappeti, dai giocattoli ai contenitori per microonde.

In natura i due funghi al centro dello studio australiano si trovano in materiali organici, di origine vegetale e animale (nel caso dell’Aspergillus terreus) e sulle piante in decomposizione (nel caso dell’Engyodontium album). Le loro capacità in termini di deterioramento del propilene sono stupefacenti: in 90 giorni di lavoro sono infatti in grado di degradare il 27% della plastica, per arrivare al 100% in 140 giorni. Nessun altro agente ha mai presentato dei tempi così brevi. Ora l’obiettivo dei ricercatori australiani è riuscire a mettere a sistema l’utilizzo di questi due funghi che mangiano la plastica, pur sapendo che sarà un processo lento (che richiederà minimo 3-5 anni) e che non potrà da solo risolvere il problema dell’inquinamento della plastica. Tutto deve infatti partire da un’effettiva riduzione dell’uso di questo materiale, nonché dell’individuazione di altre soluzioni parallele.

Il fungo che può mangiare la plastica in mare: la ricerca olandese

E se è importante individuare ulteriori soluzioni parallele è utile sapere che i microbiologi marini di una collaborazione internazionale coordinata dal Royal Netherlands Institute for Sea Research si sono messi a loro volta al lavoro per studiare i funghi che mangiano la plastica. La loro attenzione è andata sul Parengyodontium album, il quale predilige il polietilene. Questo è già in realtà all’opera: si è infatti scoperto che vive negli strati marini più vicini alla superficie, anche nell’area interessata dalla famigerata isola di plastica del Pacifico (il Pacific Trash Vortex). Come fatto però notare dagli studiosi, il fungo in questione è in grado di degradare il polietilene solo in presenza dei raggi ultravioletti del sole : di fatto, può agire solamente sulla plastica che galleggia in superficie, senza poter dare il suo “contributo” nell’enorme massa di plastica che si trova negli strati inferiori.