Il fotovoltaico del Marocco per risolvere la crisi energetica europea
La crisi energetica europea è alle spalle? Sono sufficienti alcuni mesi di riduzione del prezzo dell’energia rispetto ai picchi del 2022 per potersi considerare al sicuro? Non proprio. Di certo abbiamo conosciuto un’importante riduzione dei prezzi, i quali però restano ancora oggi ancora superiori, e di parecchio, rispetto ai valori precedenti la crisi. Va poi detto che la siccità che ha colpito il Nord Italia negli ultimi mesi ha ridotto il livello dei fiumi, dei laghi e delle riserve idriche del sottosuolo, mettendo a rischio l’approvvigionamento idrico nonché la produzione idroelettrica: le ripercussioni della stagione siccitosa trascorsa potrebbero trasmettersi verso l’estate e verso l’inverno. In uno scenario in cui resta indispensabile rendersi indipendenti dal gas russo, urge aumentare la fetta di energia prodotta da energia rinnovabili. Sapendo peraltro che già durante l’inverno 2022/2023 per la prima volta in Europa le rinnovabili hanno generato più elettricità dei combustibili fossili (secondo il think thank Ember le prime avrebbero generato il 40% dell’energia richiesta, i secondo i 37%). Può quindi essere fondamentale trovare anche dei fornitori esterni di energia pulita, proprio per “coprire” la falla del gas russo: in questo senso potrebbe risultare prezioso il fotovoltaico del Marocco.
Il fotovoltaico del Marocco: qual è la situazione attuale
Di certo, perlomeno a livello geografico e teorico, il fotovoltaico del Marocco potrebbe rappresentare una buona soluzione per l’Europa. Questo Stato del Nord Africa è effettivamente alle porte del Vecchio Continente: basti pensare al fatto che nel suo punto meno ampio lo Stretto di Gibilterra misura da lembo a lembo appena 14 chilometri. E di certo questo grande paese di 37 milioni di persone non manca di superfici da dedicare agli impianti solari ed eolici. Negli ultimi anni il fotovoltaico del Marocco è andato crescendo abbastanza velocemente: si pensi all’imponente impianto Noor-Ouarzazate Solar Complex, la cui produzione è iniziata nel 2016, e che ora è riconosciuto come il più grande impianto solare concentrato del mondo (con specchi che riflettono i raggi solari su delle torri centrali, per creare elettricità in modo ancora più efficace).
Il Marocco non presenta né petrolio né gas naturale, ma presenta invece un potenziale rinnovabile enorme. Da qui l’obiettivo di produrre almeno il 52% del proprio fabbisogno elettrico da rinnovabili entro il 2030. Per ora si è però molto lontani da questa meta, con il paese nordafricano che dipende per il 90% dalle importazioni. Guardando alla produzione di energia, l’80,5% dall’elettricità del Marocco nasce bruciando carbone, petrolio e gas; il 12,4% è frutto dell’eolico, mentre solo il 4,4% è prodotto dal fotovoltaico.
I progetti per il futuro
A guardare le cifre attuali del fotovoltaico in Marocco, questo paese non sembra affatto un potenziale esportatore di energia pulita. Ma le cose dovrebbero cambiare in fretta, grazie soprattutto alle ambizioni di diversi imprenditori privati che stanno sviluppando velocemente nuovi impianti fotovoltaici. Un esempio è quello di Moundir Zniber, fondatore di Gaia Energy intervistato pochi giorni fa dal Guardian: Zniber ha sottolineato la propria convinzione che «il Marocco rappresenti la migliore opportunità per l’Europa di rendersi indipendente dal gas russo» poiché «presenta le migliori risorse solari ed eoliche combinate del mondo». Lo stesso imprenditore ha dichiarato che gli impianti di Gaia Energy in fase di sviluppo potrebbero arrivare a soddisfare il 4% dl fabbisogno elettrico di Italia e Germania. Guardando a quello che potrebbe accadere nei prossimi anni va poi sottolineato il piano della startup britannica Xlinks, la quale sta progettando la posa di un cavo elettrico sottomarino per trasportare energia dal Marocco al Regno Unito (l’obiettivo qui è quello di avere l’8% del fabbisogno elettrico proprio dall’eolico e dal fotovoltaico del Marocco).
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