Una foresta urbana per la nuova smart city della Malesia
Una città che diventa foresta. Un modello avanguardistico dove la natura selvaggia si fonde con l’idea di una smart city avveniristica capace di ospitare 700mila persone e al tempo stesso di ricreare un ecosistema ambientale che preserva la biodiversità e che si autosostiene grazie al riuso di risorse. È questa la Forest City per un nuovo agglomerato urbano che sorgerà in Malesia immaginata dallo studio Laboratory for Visionary Architecture (LAVA). Così visionario che di fatti non verrà realizzato. La proposta di Lava si è aggiudicata il secondo posto nel concorso di design internazionale, vinto lo scorso anno dallo studio Sasaki che avrà quindi l’onere e l’onore di progettare la sua Forest City.
Le smart city super green di LAVA
Eppure il progetto di Lava è quello che ha riscosso maggiore successo e che ha avuto un’eco mediatica straordinaria perché probabilmente ha gettato le basi per una nuova visione di città del futuro incentrata sui principi del green building e della sostenibilità ambientale facendo ricorso alle tecnologie più innovative. D’altra parte Lava si è già guadagnato credibilità con l’ambizioso progetto per Masdar City, un’oasi verde nel deserto dintorni di Abu Dhabi (Emirati Arabi) che, con qualche anno di ritardo e non pochi problemi sul fronte degli investimenti, potrebbe essere inaugurata nel 2020 diventando un’eccellenza di sviluppo urbano sostenibile: sarà a energia, emissioni e rifiuti zero.
Una foresta urbana al centro
Ma come sarebbe stata la Forest City malesiana? Il direttore dello studio Lava, Chris Bosse aveva descritto il suo progetto non come un’icona o un semplice skyline ma come una vera e propria foresta di spazio pubblico.
“Gli skyline di tutto il mondo hanno lo stesso aspetto. Sono generalmente composti di un paio di torri iconiche al centro, circondate da edifici di qualità inferiori che si assomigliano gli uni agli altri. Noi abbiamo ribaltato il paradigma dove l’icona dell’agglomerato urbano è lo spazio pubblico e non il costruito. Il cuore del nostro progetto è la Foresta Pluviale (Rainforest Valley) perché crediamo nell’equazione persone= città.”
Una città stratificata e verticale
La città immaginata da Lava è stratificata, con una separazione netta fra persone e traffico, quest’ultimo relegato sottoterra. E’ anche una città circolare, dove le risorse sono interamente riutilizzate, controllando i flussi di entrata e uscita ed è anche una città-spugna, secondo la definizione degli architetti, perché i sistemi di riciclo sono collocati sottoterra.
Edifici ricoperti di verde
Il grande spazio pubblico centrale si sviluppa in cinque quartieri che rappresentano i cinque elementi della cosmologia cinese taoista: legno, fuoco, terra, metallo e acqua. Tutti gli edifici che li compongono, fra i quali avrebbe dovuto spiccare una torre, sono disposti a raggiera e sono essi stessi delle foreste verticali con tetti verdi e giardini che ricoprono le superfici esterne, diventando un polmone per la città in grado di migliorare la qualità dell’aria e mitigare l’effetto di isola di calore.
Foresta pluviale
In mezzo sovrasta la foresta foresta pluviale circondata da una cascata, pensata come un ‘promemoria visivo’ di ecosistema tridimensionale. La valle collega, sia visivamente che fisicamente, la cripta con il piano pedonale superiore, fornendo illuminazione e ventilazione naturale. Tutti i materiali utilizzati sarebbero stati di provenienza locale e grazie all’uso esclusivo di fonti rinnovabili, principalmente solare, l’intero fabbisogno della città sarebbe stato soddisfatto.
Come sarà invece la smart city della Malasia
Il progetto, però, resterà un concept e chissà che non verrà riutilizzato per un’altra smart city del globo. Sappiamo invece come molto probabilmente sarà la Forest City della Malesia, secondo il masterplan firmato dallo studio Sasaki che si è aggiudicato il bando. Il verde regnerà comunque sovrano e la città sarà un ecosistema con ben nove chilometri di mangrovie, dieci di litorale con le tipiche insenature poco profonde e fangose, 250 ettari di piante acquatiche come la posidonia e altra flora marina, una vera foresta urbana.
L’agglomerato urbano sarà collegato alla terraferma grazie a un sistema di metropolitana leggera e traghetti e, nonostante le dimensioni, manterrà una dimensione umana e sostenibile. Il progetto prevede una serie di interventi per migliorare la resilienza del territorio contro l’innalzamento dei livelli del mare, un sistema di recupero e filtraggio delle acque piovane e la messa al bando delle automobili, al posto delle quali è previsto un sistema intensificato di trasporti pubblici oltre a diversi percorsi ciclo-pedonali che collegano tutte le principali aree della città.
Il tetto verde più grande del mondo
Cuore della foresta urbana è però un enorme tetto verde, che, una volta realizzato, sarà la superficie vegetale più grande del mondo. Il tetto sarà caratterizzato da una rete di giardini e parchi interconnessi fra di loro che consentiranno agli occupanti di spostarsi da un edificio all’altro senza la necessità di scendere al livello del terreno. La Forest City di Sasaki è sicuramente meno avveniristica di quella Lava ma promette comunque molto bene sul fronte della sostenibilità.
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