Food Computer: il futuro dell’agricoltura urbana è digitale
Oggi più del 54% della popolazione mondiale vive in città. Entro il 2030 le megalopoli dovrebbero passare dalle attuali 28 a 41, con 10 milioni di abitanti ciascuna. Fino ad arrivare al 2050 quando si prevede che la popolazione urbana mondiale crescerà di altri 2,6 miliardi, portando il numero totale di abitanti delle città a 6,3 miliardi. Questi dati vengono solitamente citati per parlare della necessità di mettere in atto strategie volte a una riduzione dei consumi energetici e delle conseguenti emissioni nocive in atmosfera, ma questo non è il solo aspetto da considerare.
C’è anche il fronte dell’alimentazione a destare preoccupazione. Perché garantire cibo sano e sostenibile per tutti gli abitanti delle città sarà una delle sfide più importanti da gestire.
Agricoltura in città: dopo gli orti verticali arriva la coltivazione digitale
Qualcosa si muove già nelle metropoli di tutto il mondo dove stanno nascendo giardini pensili e orti verticali al fine di sfruttare l’unica dimensione – quella verticale, appunto – per poter coltivare frutta e verdura fresca e a chilometro zero, o quasi. L’innovazione però procede spedita e stanno iniziando a svilupparsi soluzioni di produzione alimentare che sfruttano la tecnologia digitale.
L’innovazione arriva dal MIT
Pensare che un alimento possa essere in qualche modo scannerizzato, digitalizzato, scomposto nelle sue particelle e ricomposto in un altro luogo è un qualcosa che tutt’ora sembra vicino a un immaginario fantascientifico. Ma non è così. Da qualche anno all’interno del Media Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e precisamente nel gruppo di ricerca Open Agriculture (OpenAG) Initiative si sta lavorando alla creazione di una sorta di ‘fattoria mondiale digitale‘.
Servono piattaforme aperte e condivise
I ricercatori del MIT sono convinti del fatto che la tecnologia possa consentire nuove opportunità di coltivazione in ambienti chiusi e che la catena di produzione alimentare possa essere riorganizzata per garantire cibo sicuro agli abitanti urbani, sebbene le condizioni climatiche siano sempre più instabili e vulnerabili. La chiave di volta di questo passaggio al ‘cibo digitalizzato’ su ampia scala, non una novità assoluta nel mondo della ricerca, è l’adozione di un software open-source.
“Lo stato attuale dell’agricoltura digitale è limitata a delle singole esperienze – spiega Caleb Harper a capo del gruppo di ricerca Open Agriculture (OpenAG) Initiative – Sono diverse le realtà ad aver sviluppato dei piccoli data center per la coltura di piante in magazzini o in fattorie verticali ma sono tutti sistemi chiusi. Gli sviluppatori, per paura che qualcuno possa rubargli idee e intuizioni, negano l’accesso a queste piattaforme, motivo per cui l’innovazione non progredisce. Invece per trasformare realmente il sistema è necessaria una piattaforma comune e condivisibile“.
Food Computer, la piattaforma open-source per l’agricoltura digitalizzata
La piattaforma comune che l’Initiative OpenAG di Harper sta sviluppando è un sistema alimentare digitalizzato e open-source che hanno chiamato Food Computer. Grazie a sistemi robotizzati di controllo e un apparato evoluto di sensori, il Food Computer crea un ambiente perfettamente monitorato e in grado di supportare la coltura.
Monitoraggio e gestione di tutti dati utili alla crescita delle piante
Il sistema è innanzitutto in grado di monitorare le condizioni di crescita del raccolto e di controllare le condizioni climatiche in cui è esposto. In secondo luogo è capace di monitorare e migliorare una serie di dati ed elementi più o meno contingenti: esposizione alla luce, temperatura, umidità, livello di biossido di carbonio, apporto idrico e dei nutrienti. Tutti questi parametri vengono impostati in base a delle ricette preimpostate per la crescita della pianta in base a luogo, spazio e condizioni climatiche. Le ricette per ogni coltura, così come il software di controllo e di rilevamento dei dati saranno liberamente accessibili agli utenti del Food Computer sparsi per il mondo.
Tre versioni di Food Computer in base alle dimensioni
I Food Computer, secondo le intenzioni di OpenAG, verranno proposti in tre taglie, in base all’utilizzo che se ne vorrà fare. Ci sarà la versione Personal Food Computer, ovvero quella per uso personale, quella di media taglia chiamata Food Server, destinata a realtà medio-piccole, e infine il Food Data Center, pensato per progetti su larga scala. L’idea è quella di uniformare le piattaforme digitali agricole in base alle dimensioni e quindi alla tipologia di coltivazione di modo da offrire uno strumento che possa realmente funzionare all’atto pratico.
Sono 10 i Food Computer operativi in tutto il mondo. Per il momento
Attualmente esistono meno di 10 Food Computer operativi in tutto il mondo. Sei Personal Food Computer si trovano al MIT e in alcune scuole pubbliche di Boston (grazie a un progetto che promuove la conoscenza della coltura digitale), due Food Server sono al MIT e al Center for Research and Advanced Studies of the National Polytechnic Institute (Cinvestav) di Unidad Guadalajara, in Messico. E il primo Food Data Center verrà realizzato sempre nel laboratorio statunitense entro la fine di quest’anno.
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