Cop28: il fondo per le perdite e i danni climatici è operativo
Un po’ a sorpresa, visto lo scetticismo sul vertice di Dubai, sono arrivate fin da subito delle buone notizie dalla Cop28 (che ricordiamo, si terrà negli Emirati fino al 12 dicembre): già alla prima giornata della Conferenza delle parti delle Nazioni unite sul clima è infatti stato annunciato che è stato raggiunto l’accordo sui dettagli operativi del fondo per le perdite e i danni climatici. Certo, la definizione e la messa in opera del fondo Loss and Damage era tra gli obiettivi principali della Cop28 di Dubai, ma in pochi si sarebbero aspettati una tale rapidità. Questo pur sapendo che un fondo di questo tipo si chiede da 3 decenni, e che era stato annunciato alla Cop26 di Glasgow e lanciato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh. Ma come funziona il fondo per le perdite e i danni climatici? E quanti soldi ha messo l’Italia?
Loss and Damage: cos’è, in sintesi
Ricordiamo brevemente cos’è il fondo Loss and Damage, ovvero il fondo per le perdite e i danni climatici. Si tratta del cosiddetto terzo pilastro della finanza climatica, e indica le risorse messe a disposizione dei Paesi più colpiti dagli eventi estremi da parte dei Paesi Sviluppati (e quindi maggiormente responsabili dell’inquinamento degli scorsi decenni, causa principale dei cambiamenti climatici).
Come funzionerà il fondo per le perdite e i danni climatici
Come verrà gestito il fondo Loss And Damage? A occuparsene per i primi 4 anni sarà la Banca Mondiale, scelta criticata da molti, nella consapevolezza che questa istituzione è dominata dai Paesi Occidentali. Si è deciso che il fondo per le perdite e i danni climatici dovrà essere nutrito annualmente con almeno 100 miliardi di dollari, pur sapendo che i Paesi in via di sviluppo ne chiedono 400. C’è poi da dire che non è stato fissato nessun obbligo: la contribuzione al fondo è infatti completamente volontaria, senza che nessun Paese sia quindi obbligato a versare, e senza nessun limite minimo.
Dall’Italia 100 milioni di euro al fondo Loss and Damage
È interessante vedere quanto i singoli Paesi hanno promesso di contribuire al fondo per le perdite e i danni climatici. Il Paese ospitante, gli Emirati Arabi Uniti, incassano un ottimo risultato di immagine, contribuendo con 100 milioni di dollari; cifra che – anche qui un po’ a sorpresa – è la stessa messa a disposizione dall’Italia. Dall’amministrazione Joe Biden, grande assente di questa Cop28 insieme alla Cina, arriva una cifra che è stata definita dai più simbolica: solamente 17 milioni di dollari, praticamente un obolo. La Germania ha promesso altri 100 milioni, il Regno Unito 50 milioni di, mentre il Giappone si ferma a 10; anche l’Unione Europea dovrebbe peraltro contribuire, anche se non è noto quale sarà la cifra finale.
Le criticità del Loss and Damage
Senz’altro la rapidità con cui è stato raggiunto l’accordo sul fondo per le perdite e i danni climatici è positiva, liberando quindi spazio per altri accordi cruciali nei prossimi giorni. Ma di certo questo accordo lascia un po’ di amaro in bocca. Sappiamo che in realtà servirebbero molto più di 100 miliardi all’anno, così come è noto che l’assenza di regole, di obblighi e di soglie minime può vanificare buona parte dell’iniziativa. Ma ci sono anche altri dettagli da non trascurare, a partire dal fatto che l’impegno degli Emirati Arabi Uniti può essere visto come una parte di una transazione: a fronte del contributo sembra esserci la richiesta di chiudere un occhio sui combustibili fossili. Come ha infatti dichiarato il discusso presidente della Cop28 Sultan Al Jaber, l’attenzione degli Emirati è quella di assicurare sicurezza energetica, accessibilità e convenienza; parole che di fatto preannunciano il continuare degli investimenti nel petrolio, sapendo che proprio gli Emirati Arabi Uniti sono tra i Paesi che subiranno maggiori perdite in caso di una più veloce transizione energetica.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo