L’Etiopia è il primo Paese a vietare le auto a motore termico
Una decisione inaspettata, che ben pochi si sarebbero potuti aspettare. Quale poteva essere il primo Paese al mondo a vietare le auto a motore termico, e quindi alimentate a diesel o a benzina? Come sappiamo il divieto di vendita di automobili di questo tipo, in Europa, scatterà al 2035. Sappiamo inoltre che ci sono Paesi in cui la mobilità elettrica è già una realtà consolidata, con la Norvegia per esempio che ha fatto registrare oltre il 90% del mercato con motore elettrico o ibrido. Tra gli altri Paesi in cui i tassi di auto elettriche vendute sono molto alti troviamo Finlandia, Danimarca, Islanda e Svezia, come a dire: la mobilità elettrica ad oggi è una questione soprattutto nordica. Ebbene, di fronte a questi dati, come ci si poteva aspettare che il primo Paese al mondo a mettere al bando le auto a motore termico sarebbe stato l’Etiopia? Eppure è proprio così: a inizio febbraio il ministro dei Trasporti e della Logistica dell’Etiopia, Alemu Sime, ha reso pubblica questa decisione, presentando in parallelo le ultime fasi del piano logistico nazionale “Trasporto verde”. Tale svolta, però presenta parecchie ombre: vediamo quali.
Perché l’Etiopia ha deciso di vietare le auto a motore termico
Unione Europea, Stati Uniti, Canada e tanti altri Paesi continueranno a vendere auto a benzina e a diesel per oltre 10 anni. L’Etiopia ha scelto invece di anticipare tutti. Per quali motivazioni? Certo, c’è la questione ambientale; non si possono scordare inondazioni e siccità che negli ultimi anni hanno colpito il Paese, sapendo che Etiopia, Somalia e Kenya vengono spesso raggruppati sotto l’etichetta “Ground Zero della crisi climatica”. Da qui il percorso importante fatto dall’Etiopia negli ultimi anni nel campo delle rinnovabili, arrivando persino a dichiarare di poter contare sul 97% dei elettricità da fonti green. Qui, va detto non si parla tanto di fotovoltaico o di eolico, quanto invece di idroelettrico; va peraltro detto che è ormai prossima all’inaugurazione la grandiosa diga Grand Ethiopian Renaissance Dam, la quale una volta a pieno regime produrrà 6,5 gigawatt.
Ma a spingere il governo etiope verso lo stop alle auto alimentate a combustibili fossili sarebbe soprattutto una motivazione di tipo prettamente economico. Il Paese sta infatti costi enormi per importare i combustibili fossili, soprattutto per via della scarsità di valuta estera a disposizione. Solo l’anno scorso, il governo dell’Etiopia ha messo a disposizione 6 miliardi di dollari per importare dei combustibili fossili, e circa il 50% sarebbe finito proprio nel mondo dei trasporti. Una svolta verso l’auto elettrica permetterebbe di chiudere questo rubinetto.
I dubbi sull’elettrificazione dei trasporti in Etiopia
Ma come potranno effettivamente i cittadini etiopi ad acquistare delle auto elettriche? Quel che è noto è che attualmente il reddito medio pro capite nel Paese è inferiore ai 1.000 dollari, laddove in Kenya si parla di una cifra doppia. Quanti combustili fossili continueranno a essere importati dal governo per soddisfare la domanda di chi continuerà a guidare le “vecchie” auto? Quale sarà il ruolo della Cina in questo cambio di paradigma, conoscendo quanto la Repubblica Popolare Cinese influenzi questa parte del mondo? E ancora, ci saranno degli incentivi per stimolare l’acquisto di veicoli elettrici in Etiopia? Il ministro dei Trasporti ha annunciato che sono in progetto degli importanti potenziamenti delle infrastrutture viabilistiche, a livello di strade, di aeroporti e di viabilità fluviale, ma le ombre sono effettivamente tante. Il pericolo è che questa “positiva” scelta di mettere uno stop alle auto alimentate a combustibili fossili si trasformi in realtà in un precedente “negativo” per l’introduzione forzata dei veicoli elettrici, in un Paese che forse non è pronto a compiere questo passaggio epocale a stretto giro.
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