Etichette sulla carne come sulle sigarette: è una soluzione?
Negli ultimi mesi a Bruxelles i Paesi a vocazione vinicola si sono scontrati a più riprese con i Paesi nordici. Il tema? Semplice: l’idea di mettere sulle etichette di vino delle etichette simili a quelle che compaiono sui pacchetti di sigarette, a sottolineare i rischi per la salute. Più nello specifico, sulle bottiglie di Champagne e di Trentodoc, su quelle di Chianti come su quelle di di Malvasia delle Lipari si vorrebbe stampare la scritta “alcol e tumori mortali sono collegati”. Come prevedibile, Italia, Francia e Spagna, insieme ad altri Paesi, si sono opposti fortemente. E cosa accadrebbe se una proposta simile fosse fatta per la carne? Cosa succederebbe se qualcuno proponesse di stampare dei moniti su confezioni di braciole e di hamburger, come sulle sigarette? Che ci sia la necessità di ridurre i consumi di carne è ormai assolutamente dimostrato: per questioni climatiche come per ragioni legate più squisitamente alla nostra salute. Ecco che allora un team di ricercatori della Durham University ha lanciato l’idea di mettere delle etichette come sulle sigarette anche sulla carne in vendita, effettuando dei test su un migliaio di consumatori: vediamo quali sono stati i risultati.
La necessità di consumare meno carne
Lo studio della Durham University, pubblicato sulla rivista scientifica Appetite, non è certo un fulmine a ciel sereno. Gli esperti dell’Istituto Medico Europeo dell’Obesità (IMEO) consigliano di avere una nutrizione all’80% a base vegetale, mentre Greenpeace ricorda che il settore agricolo è responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra, e di questo il 60% arriva dalla produzione intensiva di carne e di derivati animali. Tutto questo avviene quando, stando a uno studio pubblicato su Annual Review of Resource Economics, ogni cittadino europeo consuma mediamente 80 chilogrammi di carne all’anno. Non sorprende quindi che il Climate Change Committee (CCC) abbia consigliato di tagliare il consumo di carne del 20% entro il 2030 e del 50% entro il 2050, cosa che permetterebbe di rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che si sono posti a livello internazionale per contenere i cambiamenti climatici.
Si ha necessità di mangiare meno carne per inquinare di meno, per avere una dieta più salutare e anche per ridurre le possibilità di avere a che fare con delle ulteriori potenziali pandemie. Come ricordato dal WWF, infatti, «gli animali commerciati o allevati insostenibilmente sono pericolose fonti di malattie zoonotiche, gravi minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie». Insomma, l’idea di mettere delle etichette “forti” sulla carne come sulle sigarette non è del tutto fuori luogo, per quanto poco gradevole.
Etichette per la carne come sulle sigarette: i test
Sui pacchetti di sigarette viene sottolineato come il fumo sia connesso a problemi come cancro, impotenza, problemi cardiaci, e via dicendo. E queste etichette si sono rivelate abbastanza efficaci nel ridurre il numero di fumatori. Sarebbe possibile sfruttare questa tecnica per ridurre la quantità di carne consumata quotidianamente? E quale sarebbe il metodo più efficace? Per capirlo i ricercatori della Durham University hanno effettuato un test su 1.001 adulti mangiatori di carne. I partecipanti sono stati divisi in 4 gruppi. A ciascun gruppo sono state mostrate immagini di carne cotta, pesce, pasti vegetariani e pasti vegani, con un’etichetta di volta in volta di avvertenza sanitaria, climatica, pandemica, o senza etichetta alcuna.
L’etichetta più efficace è stata quella pandemica (portando a una riduzione delle scelte del 10%), seguita da quella sanitaria (8,8%) e da quella climatica (7,4%) la quale però è stata giudicata anche come la più credibile. Analizzando i dati raccolti, gli studiosi hanno dichiarato che grazie a un sistema di questo tipo potrebbe essere possibile ridurre il consumo di carne di una quota compresa tra il 7 e il 10%.
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