Non più dollari, euro o sterline: ecco come l’energia diventa la nuova valuta
Brevissima storia della moneta
Non è da moltissimo tempo che la moneta è il contante come la intendiamo noi oggi. In Giappone, per esempio, il riso è stato l’unità di conto dei grandi feudi fino alla seconda metà dell’800. In Islanda, sul finire dello stesso secolo, il prezzo di ogni merce si stabiliva in base all’equivalente di pesce secco. E andando ancora più indietro nei secoli, la moneta-merce è stata rappresentata da bestiame, conchiglie, ossidiana, sale, tè e pezzi di tessuto.
Una guida eretica alla finanza mondiale
Oggi, invece, abbiamo i contanti. Ma quello della moneta è un mondo tutt’altro che statico: i popolarissimi assegni stanno diventando infatti un reperto storico, mentre fanno ormai parte delle realtà di tutti i giorni i pagamenti elettronici, attraverso carte di credito o persino smartphone. Alla base di tutte queste transazioni digitali, però, stanno sempre le valute nazionali: l’euro, il dollaro, la sterlina, lo yen… E se invece si iniziasse a usare l’energia come valuta globale? Questa è la proposta/provocazione di Brett Scott, autore del libro The Heretic’s Guide to Global Finance: Hacking the Future of Money.
Valute basate sull’energia
Come infatti ricorda Scott,
«idealmente una valuta dovrebbe essere ancorata a qualcosa di cui le persone hanno sempre bisogno, per cui le valute basate sull’energia sono interessanti in quanto i certificati rappresentano un bene necessario ovunque».
In questo senso, infatti, l’energia sarebbe ancora meglio dell’oro, o del bestiame, per andare ancora più indietro nel tempo.
«In alternativa» dichiara Scott «potremmo pensare a queste valute come a uno strumento di finanziamento – la possibilità di raccogliere finanziamenti destinati a un progetto di energia rinnovabile tramite l’emissione di certificati rappresentativi dell’energia che verrà prodotta in futuro (in questo senso, le valute basate sull’energia assomigliano in certa misura ai certificati azionari)».
SolarCoin e Zapp Points
Esistono già esempi embrionali di energia come valuta. C’è per esempio la criptovaluta SolarCoin (il cui simbolo è §),lanciata nel 2014 per incentivare a livello globale la produzione di energia elettrica solare. Basata sulla tecnologia Blockchain – la stessa dei BitCoin – fornisce un protocollo sociale che supporta uno scambio di valore, nel quale 1 § equivale a 1 MWh di energia solare prodotta. Diversa ma con un obiettivo molto simile è l’iniziativa della start up britannica ZAPP, la quale si ripropone di realizzare e piazzare sul mercato mondiale una app che renumeri i consumatori per lo stoccaggio e l’utilizzo di energia rinnovabile. Il suo funzionamento si basa sui Zapp Points, ovvero punti che i clienti possono guadagnare caricando i propri apparecchi elettrici sincronizzandosi alla produzione di energia rinnovabile. Gli Zapp Points guadagnati dal cliente possono poi venire scambiati in beni e servizi o convertiti in denaro.
L’esperimento di President Street, New York
Esiste poi un’ulteriore iniziativa che avvicina ancora di più il concetto di energia a quello di valuta da utilizzare concretamente per lo sviluppo fisico del mondo reale. Ha la propria base operativa a New York, più precisamente a Brooklyn, in President Street: qui la startup Transactive Grid ha dato il via ad un progetto pionieristico che sfrutta una microrete alimentata da energia solare, vantando una tecnologia basata sul cloud e sull’Internet of Things. L’esperimento newyorkese punta a consentire degli scambi di energia peer-to-peer: se un edificio di President Street genera energia solare in eccesso, questa viene automaticamente messa a disposizione delle altre case. E tutto questo avviene senza l’utilizzo di contanti, attraverso la piattaforma sicura per transazioni Ethereum, basata anch’essa su Blockchain. Come si può comprendere da queste iniziative, insomma, l’ipotesi dell’energia utilizzata come valuta non è poi così radicale: qualcosa si sta già muovendo, in un’ottica globale per la quale l’energia è sempre più sinonimo di potere (e quindi, per certi versi, anche di contante).
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