La centrale a olio combustibile di Porto Tolle
Inquinamento

Enel rinuncia a una nuova centrale a carbone

NO AD UNA NUOVA CENTRALE A CARBONE. Dopo lunghi anni di contenziosi e battaglie legali, finalmente ambientalisti e comitati locali possono tornare a dormire sonni tranquilli: il gruppo Enel ha definitivamente rinunciato alla riconversione a carbone di Porto Tolle. Il progetto annullato prevedeva un investimento di 2,5 miliardi di euro per trasformare il sito da centrale a olio combustibile a centrale a carbone, facendo così dell’impianto situato sul delta del Po una delle centrali di questo tipo più grandi in Europa. L’iniziativa era stata fortemente combattuta da Legambiente e dal WWF, e in generale da tutti coloro che vedevano nel progetto una minaccia par l’ambiente, la salute e il turismo veneto e romagnolo.

CARBONE VUOL DIRE GAS SERRA. Alla fine ha dunque prevalso il buon senso: quale progresso avrebbe portato riconvertire una già inquinante centrale a olio combustibile in una ancor peggiore centrale a carbone? Tra tutte le alternative possibili, il carbone è infatti quella con il carico maggiore di emissioni di gas serra, con un rilascio di anidride carbonica superiore del 30% a quello del petrolio e del 70% se comparato al gas naturale. Una simile riconversione avrebbe potuto unicamente danneggiare la già fragile salute del delta del Po, per non contare delle critiche internazionali che avrebbe attirato, proprio ora che i governi mondiali si stanno impegnando ad abbandonare il carbone. Del resto in Italia sono già presenti ben 13 centrali a carbone, e tutte insieme l’anno scorso hanno prodotto più di 39 milioni di tonnellate di CO2. Insomma, un altro polo elettrico a carbone non sarebbe stato un buon affare.

LA FELICITÀ DEL WWF, LA DELUSIONE DI ZAIA. Incassando la sconfitta, Enel ha però voluto precisare che l’abbandono del progetto originale non porterà alla chiusura del sito, affermando che non ci sarà «perdita di occupazione per il sito di Porto Tolle». Dal canto loro Wwf e Legambiente, soddisfatte del risultato, chiedono «che l’investimento destinato al carbone del passato a Porto Tolle sia reindirizzato verso le fonti rinnovabili del futuro»È invece di tutt’altro umore la reazione del presidente della regione Veneto Luca Zaia, il quale ha definito «imbarazzante» quanto sta accadendo a Porto Tolle. «È un imbarazzo che cresce a dismisura» ha sottolineato Zaia «se si pensa che fino a qualche mese fa si andava in tutt’altra direzione nella fondata speranza che in Polesine si potesse finalmente concretizzare quell’opportunità di sviluppo». Uno sviluppo, però, puramente economico, a breve termine e ai danni dell’ambiente e della salute.