Elezioni europee 2024 e ambiente: le posizioni
Tra una settimana si apriranno le urne per il rinnovo del Parlamento europeo: in Italia si vota infatti tra l’8 e il 9 giugno. Tra i temi principali ci sono i conflitti in corso, la gestione dei flussi migratori e sì, purtroppo e per fortuna, anche il cambiamento climatico. Per questo vale la pena parlare del rapporto tra Elezioni europee 2024 e ambiente, nonché vedere quali sono le posizioni dei principali partiti italiani, così come espresse nei programmi elettorali.
Elezioni europee 2024 e ambiente: i nodi Green Deal e nucleare
Ma quali sono i nodi principali parlando di Elezioni europee 2024 e ambiente? Sono essenzialmente due. Il primo, il più grande, è quello rappresentato dal Green Deal, messo a punto già nel 2019 dal Parlamento europeo per avviare la decisiva transizione verso un Europa a basse emissioni; ma se il cambiamento climatico in questi anni è risultato in cima all’agenda dell’UE, le forze di destra – che si stanno preparando a un cambio di guardia – propugnano esplicitamente un mutamento di rotta, che come minimo dovrebbe tradursi in una revisione del Green Deal, da ammorbidire fortemente per tutelare gli interessi delle imprese europee. Altro nodo è poi quello del nucleare, e anche qui la contrapposizione tra destra e sinistra è abbastanza chiara, seppur non così marcata: i partiti di destra vogliono investire sull’atomo, laddove a sinistra si tende a remare contro il nucleare.
I programmi dei partiti italiani dal punto di vista dell’ambiente
Vediamo ora come si sono posizionati i partiti italiani per quanto riguarda Elezioni europee 2024 e ambiente nei loro programmi elettorali, a partire dalle forze di governo:
- Fratelli d’Italia: il punto di vista del partito della premier su Elezioni europee 2024 è ben sintetizzato nello slogan “Difendere la natura senza eco-follie”. Nel programma di Fdi si legge che l’intento è “fermare la deriva ideologica della sinistra”, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi climatici “senza approcci ideologici, obiettivi irraggiungibili e oneri sproporzionati per cittadini e imprese” poiché “le eco-follie del Green Deal scritto dalla sinistra europea ci condannano ad una decrescita infelice”.
- Lega d’Italia: la linea del secondo partito di maggioranza è simile a quella di Fdi; seguendo lo slogan principale “Più Italia, meno Europa” la Lega dichiara esplicitamente di voler superare il Green Deal, allo scopo di avere “maggior pragmatismo nelle politiche climatiche per evitare di de-industrializzare l’Ue”. Viene poi chiesto di investire sul nucleare.
- Forza Italia: più morbida la linea di FI, che intende “Promuovere un ambientalismo responsabile” e che sottolinea che “l’energia pulita non è solo un bene per il pianeta, ma anche per la nostra sicurezza” per poi dare il proprio sostegno al nucleare di nuova generazione.
- Partito Democratico: il principale partito di opposizione dedica ambio spazio alla lotta al cambiamento climatico nel proprio programma, puntando a continuare decisamente nel solco del Green Deal e a “accelerare al massimo verso l’autonomia energetica europea”. Viene poi aggiunto che “serve una strategia energetica accanto alla strategia industriale per la costruzione delle filiere tecnologiche a supporto dei cantieri della decarbonizzazione”.
- Movimento 5 Stelle: netta la posizione dei pentastellati, che mirano a rafforzare il Green Deal, e che puntano il dito contro i “ridimensionamenti” fatti negli ultimi mesi della legislatura.
- Alleanza Verdi-Sinistra: non poteva che essere a sostegno del Green Deal il programma dell’alleanza tra Verdi e Sinistra, con anzi l’obiettivo di alzare ulteriormente l’asticella, puntando a ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro la fine del decennio.
- Azione: il partito di Calenda si avvicina alle posizioni di destra pur restando discosto, proponendo di “Riformare la tabella di marcia di implementazione del Green Deal” e di “Rimuovere gli obblighi di installazione di capacità rinnovabile”.
- Stati Uniti d’Europa: la lista che unisce +Europa e Italia Viva, infine, si situa a metà strada, professando l’importanza della lotta al cambiamento climatico, pur adottando un “principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro”.
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