L’ecosistema della laguna di Venezia è in pericolo: saranno dei pesci robot a salvarlo?
Forse gli italiani non se ne stanno accorgendo, ma sono tantissimi gli occhi puntati su Venezia. E no, non parliamo dei milioni di turisti che ogni anno affollano le piazze della Serenissima, quanto invece di tutte quelle persone che amano questa città e che sono seriamente preoccupate per il destino dell’ecosistema della laguna di Venezia. Basta pensare al caotico quadro del designer britannico Philip Colbert, che ha immaginato un’immensa nave da crociera che si incontra con un polpo gigante e piomba nel Canal Grande, distruggendo il Ponte di Rialto e dando il via ad uno tsunami coloratissimo che travolge gondole, turisti e manifestanti che inneggiano alla tutela dell’ecosistema della laguna di Venezia. Insomma, gli italiani non se ne accorgono, ma la questione delle Grandi Navi nel capoluogo veneto sta colpendo il pubblico internazionale, quello che vede ancora – giustamente – la città lagunare come una perla da tutelare. E se ne stanno ovviamente accorgendo i veneziani, e se ne sono accorti prima degli altri gli ex, che anno dopo anno lasciano la città, sconfitti dal turismo di massa e dai costi altissimi.
Salvaguardare l’ecosistema della laguna di Venezia
All’opera di Colbert fanno eco del resto le mani giganti installate nel Canal Grande da Lorenzo Quinn, mani spaventose che cercando di afferrare Palazzo Sagredo. Lo sottolineano gli artisti: i problemi di Venezia sono tantissimi, e l’Unesco, che ne è consapevole, sta pensando di inserire il capoluogo veneto nella sua lista ‘a rischio’ – dove di solito finiscono i monumenti minacciati dalla guerra o siti archeologici del terzo mondo. Il bello è che ci sono molte associazioni internazionali tese a salvare la città e l’ecosistema della laguna di Venezia, come per esempio Venice in Peril, il cui presidente ha affermato che «le crociere sono un abominio che minaccia gravemente la città».
Il problema delle Grandi Navi
Gli ambientalisti e i veri estimatori a livello mondiale della città lagunare spingono affinché si tagli l’afflusso di Grandi Navi, ma gli interessi che stanno intorno alle crociere che arrivano alla soglia di San Marco, per ora, sono davvero troppo grandi per essere aggirati. E anzi la situazione potrebbe peggiorare, con la riapertura del Canale Vittorio Emanuele nella zona altamente inquinata da sostanze petrolchimiche di Porto Marghera. Come ha spiegato Marco Gasparinetti, attivista del gruppo 25 Aprile, «il canale triplicherà l’attuale transito di navi e incrementerà l’esposizione alle emissioni tossiche». Insomma, a quanto pare si sta andando a peggiorare un problema già particolarmente sentito, ovvero quello del mantenimento del terminale nel cuore del centro storico di Venezia. Di fatto in questo modo, sul lungo termine, ci perdono tutti. Ci perdono i cittadini di Venezia, che sono sempre di meno, e che danno crescenti segni di cedimento di fronte ai 30 milioni di visitatori che arrivano ogni anno – nella maggior parte dei casi, in ogni caso, turisti da un giorno, mordi e fuggi. Ci perdono i turisti, che non riescono – e non riusciranno – a godersi come si deve questa città. E ci perde ovviamente l’ecosistema della laguna di Venezia, sempre più a rischio.
I pesci-robot del progetto subCULTron
A studiare l’ecosistema della laguna di Venezia, tra l’altro, da qualche settimana ci stanno pensando dei pesci-robot, degli automi realizzati da un team di scienziati provenienti da 6 nazioni diverse con la partnership di ISMAR-CNR, Corila e della Scuola Superiore Sant’Anna. Il progetto si chiama EU-FET subCULTron, e punta a realizzare 120 pesci-robot interconnessi in grado di raccogliere i dati relativi all’habitat subacqueo e di comprendere i cambiamenti ambientali. E non tutti i pesci rilasciati nella Darsena Grande sono uguali: gli aMussel, ovvero mitili artificiali, grandi 50 centimetri e pesanti due chili, fungono per esempio da memoria collettiva, memorizzando i dati degli altri robot. Ci sono poi gli aFish, i veri e propri pesci artificiali e intelligenti, che monitorano ed esplorano l’ecosistema della laguna di Venezia, e infine gli aPad, ovvero delle ninfee artificiali che servono le altre due tipologie in qualità di piattaforma di appoggio e di ricarica. Come ha spiegato Pierpaolo Campostrini, direttore generale di Corila,
«i nostri robot sono per esempio in grado di misurare l’altezza delle onde causate dalle navi, e per noi può essere molto utile capire quali sono gli effetti del passaggio delle navi sull’ecosistema della laguna di Venezia. Questo ci può aiutare a gestire meglio la situazione, stabilendo per esempio dei limiti di velocità e di traffico».
Lista nera sì o lista nera no?
Per salvare Venezia serve un totale cambio di mentalità. C’è chi propone un ticket per entrare nel centro storico, chi invece pensa a dei veri e propri limiti di turisti giornalieri. Ovviamente lo spirito, dopo gli scandali legati al Mose, non è dei migliori, e di certo un eventuale inserimento di Venezia nella lista delle città a rischio da parte dell’Unesco non gioverebbe a risollevarlo. Qualcun altro, però, la pensa diversamente. Secondo Lidia Fersuoch, che si occupa di Venezia all’interno di Italia Nostra,«la vigilanza internazionale è il solo mezzo per assicurare la sopravvivenza di Venezia».
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