Drone airport: ecco i progetti per il futuro della logistica
Un futuro fatto di droni
Siamo agli albori di una rivoluzione che trasformerà completamente il mondo della logistica e dello spostamento delle merci? Forse è troppo presto per dirlo, ma sembra proprio che l’interesse verso il trasporto di merce mediante l’utilizzo dei droni stia aumentando fortemente. Tuttavia un sistema di questo tipo non richiederebbe unicamente l’impiego di questi futuristici – eppure già oggi molto popolari – dispositivi. Niente affatto: un mondo che si volesse dotare di questo tipo di spostamento merci avrebbe bisogno anche di apposite infrastrutture per far gestire le partenze e gli arrivi dei droni, ovvero dei drone airport.
Il Droneport di Saúl Ajuria Fernández
E c’è qualcuno che sta già effettivamente pensando a come dovranno essere effettivamente questi drone airport, con tutto il fascino che può avere progettare qualcosa di completamente nuovo, che non è mai esistito prima d’ora. Quello che si sta aprendo, infatti, è un nuovo capitolo nel mondo dell’architettura: nello stesso libro possiamo mettere, pescando nel passato, edifici come le stazioni dei treni e gli aeroporti. Ebbene, adesso sta per arrivare il momento dei drone airport. Tra i primi a volgere lo sguardo verso questo nuova struttura troviamo lo studente d’architettura dell’Università di Alcalá in Spagna, Saúl Ajuria Fernández, con il suo progetto dell’Urban Droneport di Madrid. L’edificio immaginato da Ajuria dovrebbe prendere posto in un’area vuota e inutilizzata della città madrilena.
Il primo esempio di drone airport urbano
Grazie al drone airport di Ajuria sarebbe possibile ottimizzare il trasporto di beni attraverso veicoli a controllo remoto, con tutte le ricadute positive che questo potrebbe avere sulla gestione del traffico, l’inquinamento e la qualità della vita in generale. Il giovane ma talentuoso architetto spagnolo è convinto che, attraverso progetti di questo tipo, l’architettura possa trasformarsi davvero in «un motore per lo sviluppo e l’innovazione». Quella che Ajuria si è trovato davanti è stata in tutto e per tutto una lavagna vuota, su cui dare sfogo a tutta la propria immaginazione e capacità. Di certo, anche solo per una questione meramente cronologica, il suo lavoro avrà un impatto fondamentale per il futuro sviluppo dei primi drone airport.
Dalla stazione dei treni al drone airport
Certo, è difficile immaginare un futuro in cui in ogni città ci sarà un drone airport: siamo abituati ai furgoni delle consegne e ai fattorini, i quali però loro malgrado vanno a peggiorare la già drammatica situazione del traffico nei nostri più grandi centri urbani. Eppure le sensazioni che proviamo oggi di fronte al progetto di un drone airport sono molto simili a quelle che devono aver provato i nostri avi di fronte alle prime stazioni dei treni. Qui come lì si parlava di una nuova interazione tra qualcosa di meccanico (il treno, il drone) e gli umani. E anche in quel caso, grazie a successivi miglioramenti, si è giunti ad una convivenza ottimale tra treni e persone. Le stesso avverrà, secondo Ajuria, anche con i drone airport: l’edificio da lui progettato è pensato per offrire al suo interno un ambiente salubre e completamente protetto dall’inquinamento esterno, in cui gli umani e i droni possano entrare in simbiosi. A differenza però delle più grandi stazioni ferroviarie, che nascondono il passaggio dei treni nel sottosuolo o che comunque tendono a velarlo dal resto della città dietro enormi barriere, il drone airport farà il contrario, mostrandosi e integrandosi armoniosamente con il contesto urbano circostante.
Uno spazio urbano multidimensionale
Quella che scaturirà dal Droneport, assicura Ajuria, sarà «uno spazio urbano multidimensionale e senza precedenti»La posizione dei drone airport, inoltre, non può essere lasciata al caso: come avviene per gli interporti, anche questo dovrà essere vicino alle maggiori arterie del trasporto di merci, autostrade, e ferrovie in primis. Proprio per questo motivo la location decisa da Ajuria è una zona strategica di Madrid sud, vicinissima all’autostrada.
Il progetto umanitario di Norman Foster
Ajuria non è però l’unico ad aver cominciato a pensare seriamente alle strutture necessarie per una futura mobilitazione delle merci attraverso i droni, anzi: Norman Foster ha presentato all’ultima Biennale di Architettura di Venezia il proprio drone airport realizzato in semplice laterizio, struttura che è al centro di un progetto che vede la creazione di una rete di 40 droneport in Ruanda entro il 2020. L’iniziativa è volta ad avviare una crescita infrastrutturale nei Paesi in via di sviluppo. L’idea iniziale è scaturita da Jonathan Ledgard, ex corrispondente dell’Economist per l’Africa ed attuale direttore di Afrotech-Redline e Future Africa. I drone airport così realizzati verranno utilizzati per trasportare a bassa quota con dei droni-cargo dei pacchi di medicine e di vaccini per le comunità più isolate e povere del Ruanda. Un’idea irraggiungibile? Al contrario: per realizzare queste strutture verranno forniti unicamente dei kit di costruzione, composto dal cassero di base per la struttura portante e un macchinario pressa-mattoni. Tutto il resto verrà invece realizzato direttamente sul posto, riducendo al minimo l’importazione di materiali.
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