Il doomismo climatico non è un’opzione, ecco perché
Non è facile riassumere tutte le modalità attraverso le quali le persone stanno affrontando il tema del cambiamento climatico. Uno studio dell’Università di Oxford, all’interno del programma dell’ONU per lo sviluppo UNDP, ha analizzato l’atteggiamento ne confronti del climate change di oltre 1,2 milioni di persone sparse per il pianeta. Il cambiamento climatico è sentito come un’emergenza globale dal 70% dei giovani, mentre la percentuale si abbassa al 58% tra gli over 60. Quel che è certo è che una fetta della popolazione è effettivamente preoccupata per le conseguenze dei cambiamenti climatici, mentre esistono ancora oggi molte persone indifferenti o scettiche. Ma non è tutto qui: sta aumentando negli ultimi tempi il numero di persone convinte che il cambiamento climatico sia una triste realtà dal quale non esiste alcuna via di scampo. Per definire questo atteggiamento si usa il termine “doomism”, ovvero doomismo climatico. Di che cosa si tratta?
Cosa è il doomismo climatico? Una definizione di doomism
Non è per nulla difficile trovare dei “doomers” sui vari social network, da Facebook a TikTok. Il termine “doomism” parte dalla radice “doom”, ovvero “destino” o “condanna”. É possibile guardare al doomismo come all’estremo opposto rispetto al negazionismo climatico, anche se l’effetto finale può essere lo stesso. Sotto l’ombrello del doomismo climatico si raccolgono tutti gli atteggiamenti di chi è convinto che il cambiamento climatico sia inarrestabile, e che quindi qualsiasi azione fatta per fermarlo sia ormai vana. Secondo i doomers, insomma, il futuro sarebbe già scritto, con il mondo destinato a soccombere di fronte a innalzamento del livello dei mari, aumento delle temperature, siccità, eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e via dicendo. Di fatto chi sposa il doomismo climatico porta all’estremo più negativo i peggiori scenari ipotizzati dagli studi scientifici degli ultimi anni, senza tenere in considerazione le altre possibilità prefigurate nei medesimi lavori. È quindi possibile dire che il doomismo climatico non poccia su alcuna reale base scientifica.
Perché non è troppo tardi
Di sicuro il cambiamento climatico è reale, e certamente è necessario agire immediatamente per contenere le conseguenze dei sconvolgimenti che già oggi sono in corso. Ma è altrettanto vero che non è troppo tardi, e che il destino del pianeta non è già segnato. Certo, l’IPCC ha di recente affermato che, se anche tutte le strategie messe in atto dai governi a fine 2020 venissero implementate, il pianeta finirebbe comunque per riscaldarsi di circa 3,2 gradi centigradi entro la fine del secolo. Ma è anche vero che nello stesso studio l’IPCC dimostra che è possibile cambiare questo scenario, e che esistono gli strumenti per contenere l’aumento delle temperature al di sotto degli 1,5 gradi centigradi rispetto al livello preindustriale. Il mondo è arrivato non a un punto di “non ritorno”, quanto invece a un punto che si potrebbe definire come “adesso o mai più”. Ora, in questi mesi e anni, è necessario tagliare le emissioni, ed è allo stesso tempo obbligatorio mettere in campo delle tecnologie per rimuovere l’anidride carbonica già presente nell’atmosfera.
Il doomismo climatico non è un’opzione
Più sopra si è detto che le conseguenze del diffondersi del doomismo climatico potrebbero essere le stesse delle conseguenze del diffondersi del negazionismo climatico: in entrambi i casi, infatti, si è portati a non fare nulla per cambiare la situazione. Da una parte perché si pensa che tutto si riveli inutile, dall’altra perché si è convinti che nulla dipenda dall’uomo, o che non stia accadendo nulla di pericoloso. Per questo motivo il doomismo climatico non può essere un’opzione, e diventa fondamentale capire quello che gli studi scientifici ci dicono realmente: la situazione è grave, il futuro è incerto, ma esistono gli strumenti per cambiare il corso degli eventi.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo