UE, nuova direttiva NEC sulle emissioni
La direttiva NEC
E d’un colpo il metano non è più una sostanza inquinante: no, non stiamo parlando di un qualche studio pseudo-scientifico che ha scoperto una qualche sostenibilità di fondo di questo idrocarburo. Stiamo parlando dell’Unione Europea la quale, bisogna ammetterlo, negli ultimi tempi non sta facendo una bella figura sulle questioni di carattere ambientale. Negli ultimi giorni il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno emesso la nuova direttiva NEC (National Emission Ceiling, ovvero il tetto alle emissioni nazionali): le grandi aspettative che il mondo ambientalista aveva per questa normativa, però, sono state in parte deluse.
Le prerogative
Di fatto, con la nuova direttiva NEC l’Unione Europea ha regolato ulteriormente la qualità dell’aria attraverso il contrasto all’inquinamento atmosferico. Per fare questo, il Parlamento e il Consiglio hanno definito un limite massimo consentito per ogni singolo inquinante: o almeno queste erano le prerogative. In realtà, come vedremo, a Bruxelles si è scelto di omettere il metano, senza grosse spiegazioni. Con questo provvedimento, a prescindere da questa omissione volontaria, si sono fissati del limiti più stringenti di quelli attuali, ai quali i paesi membri dovranno adeguarsi – ovviamente dopo una ratifica stato per stato.
Tutti gli inquinanti, meno uno
L’incubazione di questa direttiva è iniziata nell’ottobre dell’anno scorso, quando tra Bruxelles e Strasburgo si sono definiti gli inquinanti da prendere in considerazione: le polveri sottili, l’ammoniaca, il biossido di zolfo, l’ossido di azoto, i composti organici volatili non metanici ed il metano. Queste erano le volontà del Parlamento Europeo e della Commissione, che avevano messo nero su bianco tutti e sei gli inquinanti. Il Consiglio Europeo, però, ha preferito eliminare il metano.
Le scappatoie previste dal Consiglio
Quello che ne esce è dunque un provvedimento virtuoso ma solo a metà. Fino al 2029 gli stati membri dovranno attenersi a dei limiti uguali a quelli fissati con la revisione del Protocollo di Gothenburg; dal 2030 in poi, invece, si entrerà nella seconda fase, la quale dovrebbe garantire una riduzione dell’impatto atmosferico sulla salute del 50%. Insomma, si potrebbe pensare che a conti fatti siano stati comunque fatti dei bei passi avanti: la risposta è «sì e no». Questo perché per permettere un altro grado di flessibilità ai singoli paesi il Consiglio ha preparato alcune scorciatoie: in caso di stagioni estreme (come estati molto secche o inverni molto rigidi) il dato degli inquinanti potrà essere calcolato non su base annuale ma come media triennale. Oltre a questo, si è praticamente dato il permesso di mantenere alto il livello di uno dei 5 inquinanti: in questo caso, infatti, lo stato non avrebbe alcuna responsabilità di fronte alla nuova normativa NEC.
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