Dimezzare il sole per fermare i cambiamenti climatici
Una equipe di scienziati dell’Università di Bedfordshire, UK, sta sperimentando una particolare tecnica di geoingegneria secondo cui disperdendo nell’atmosfera un aerosol di diossido di zolfo si creerebbe una sorta di “pellicola”in grado di riflettere i raggi solari e di conseguenza ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Attualmente questa ipotesi è solo a livello teorico ma non è improbabile che in futuro tecniche simili possano seriamente essere prese in considerazione per limitare gli effetti del global warming nelle nostre vite quotidiane.
Il diossido di zolfo può contrastare i cambiamenti climatici?
I ricercatori dell’Università inglese stanno applicando particolari modelli computerizzati ad una zona dei Caraibi per capire cosa accadrebbe se si decidesse di iniettare in atmosfera diossido di zolfo. James Crabbe, uno dei ricercatori coinvolti nello studio si dichiara soddisfatto dei risultati ottenuti dallo sviluppo dei modelli: “I risultati dimostrano che iniettando biossido di zolfo nell’atmosfera, la temperatura della superficie marina inizierebbe a diminuire in modo significativo dal 2069”. Inoltre i modelli dimostrano anche che questa particolare tecnica di geoingegneria potrebbe effettivamente diminuire alcuni degli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici come ad esempio lo sbiancamento dei coralli e la diminuzione di frequenza di uragani ed eventi climatici estremi. Tutti aspetti positivi ma i dubbi a riguardo di questa tecnica sono ancora molti.
La geoingegneria può essere la soluzione al problema?
Nonostante l’entusiasmo dei ricercatori le perplessità della comunità scientifica riguardo una tecnica così estrema sono ancora molte: quali sono gli effetti collaterali? Che tipo di ripercussioni si avrebbero su altre zone del pianeta? E se a lungo andare l’iniezione di biossido di zolfo in atmosfera non dovesse più essere efficace contro i cambiamenti climatici, il processo può essere invertito? A sollevare i dubbi è Rob Bellamy dell’Istituto per la Scienza, Innovazione e Società di Oxford che è convinto che una tecnica così radicale potrebbe creare non pochi problemi ad alcuni modelli climatici regionali o compromettere gli equilibri ecologici degli ecosistemi.
Ai ritmi attuali di emissioni nocive e con questi tassi di cambiamenti climatici si rischia di compromettere l’esistenza della Terra e dei suoi abitanti. Recenti report evidenziano che gli impegni presi dalle varie nazioni durante la Cop21 di Parigi non sono sufficienti e che probabilmente si arriverà ad un aumento di 3° entro il 2100, un aumento medio ben più alto rispetto ai limiti concordati. Occorrono soluzioni immediate e drastiche ma prima di metterli in atto dobbiamo essere certi del loro funzionamento. Secondo Bellamy applicare alla realtà queste tecniche di geoingegneria è ben altra cosa rispetto allo studio “virtuale”. Occorre essere certi che l’immissione del biossido di zolfo in atmosfera possa essere applicato localmente senza creare ripercussioni in altre zone del mondo. Il rischio è quello di apportare benefici solo ad una parte del pianeta, con la restante parte che si ritroverà a fare i conti con gli effetti negativi. Inoltre cosa accadrebbe se questo sistema fosse interrotto bruscamente? Siamo sicuri che le temperature non riprenderebbero a salire magari a velocità ancora più elevate rispetto a prima? Non avremmo un peggioramento in termini di cambiamenti climatici?
I dubbi sono ancora molti ma la ricerca continua a fare passi da gigante ogni giorno. Occorre trovare soluzioni che possano essere applicate a livello globale i cui benefici possano riguardare la popolazione mondiale. La geoingegneria è una scienza che sicuramente può dare il suo contributo nella lotta al riscaldamento globale ma non deve sostituirsi alla soluzione principale e più importante: ridurre drasticamente (e velocemente) le emissioni di gas serra a livello planetario.
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