Design sostenibile e locale per la scuola costruita da due studenti italiani in Ghana
Le difficili condizioni politico-economiche di molti paesi del terzo mondo non consentono ai giovani di ricevere un’istruzione adeguata. E’ il caso del Ghana che, secondo l’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite sul Programma per lo Sviluppo, occupa il 134° posto nella lista degli Stati per tasso di alfabetizzazione, con oltre 500.000 bambini analfabeti per carenza di edifici scolastici. Dovrebbe essere un dovere morale di tutti contribuire a risollevare le sorti di chi vive nella povertà estrema e a garantire un futuro migliore per la popolazione più giovane. Non sempre però si percorre la strada giusta in tal senso. E’ sicuramente importante finanziare nuove strutture scolastiche in villaggi che ne sono privi ma lo è ancora di più sviluppare un modello di design sostenibile e locale a basso costo e che, utilizzando risorse del luogo e tecniche tradizionali, possa essere replicato anche nei territori limitrofi da manodopera autoctona.
‘InsideOut’, il progetto vincitore per realizzare una scuola in Ghana
E’ proprio questo il senso del prototipo di scuola sostenibile ‘InsideOut’, progettato dagli studenti di Ingegneria Edile e Architettura dell’Univpm (Università Politecnica delle Marche) Andrea Tabocchini e Francesca Vittorini, che hanno vinto il concorso internazionale “4th Earth Architecture Competition” indetto da Nka Foundation, associazione africana per lo sviluppo delle risorse culturali e umanitarie. Il concorso chiamava studenti di tutto il mondo a proporre un’idea di design sostenibile e locale per realizzare una scuola ad Abetenim, un piccolo villaggio rurale del Ghana. Con l’obiettivo di offrire una soluzione concreta a livello ambientale, sociale ed economico in una realtà fortemente disagiata.
Realizzata durante un workshop aperto alla popolazione locale
La giuria del premio ha scelto la proposta dei due studenti dell’Università marchigiana che, dal 2 giugno al 25 agosto scorsi, durante un workshop internazionale aperto a studenti e volontari di l’hanno realizzata in loco e con la partecipazione della comunità locale. InsideOut, che ha vinto anche l’“Archi-World Academy Award”, un premio conferito ai migliori progetti di architettura al mondo realizzati da studenti, nasce a partire da un’attenta analisi del sito e della cultura locale. Un punto di partenza indispensabile per poter realizzare un’opera che potesse essere accettata e compresa dalla popolazione.
Design sostenibile e locale a partire dalle tradizioni
I giovani progettisti hanno studiato la rigida griglia delle piantagioni di palme dove la scuola è stata costruita, le textures dei tipici abiti kente, il layout degli orti circostanti. Tutti elementi che sono stati integrati nel design sostenibile e locale del prototipo scolastico. Le pareti sfalsate delle aule sono state realizzate utilizzando la terra locale compattata e sono state erette rielaborando un’attica tecnica costruttiva tradizionale chiamata pisè e appoggiate a un basamento in cemento che funge da barriera contro l’umidità di risalita. I muri sono stati allineati alle palme, di modo da abbattere il confine fra interno ed esterno e far diventare i tronchi una sorta di prosecuzione della muratura stessa.
Terra, pietre e tanto legno
E’ stata poi realizzata una struttura in legno chiaro che tiene il tetto leggermente sollevato, consentendo un forte ingresso di illuminazione e ventilazione naturale nei locali interni. La ricca vegetazione del giardino circostante diventa una sorta di prosecuzione delle aule, offrendo spazi ombreggiati dove poter studiare.
Annullato il confine fra interno ed esterno
Oltre al design sostenibile e locale, la caratteristica interessante del prototipo, dal nome evocativo, è proprio il fatto di aver proposto un layout aperto, dove il confine fra gli spazi interni e quelli esterni è quasi indistinguibile. Il risultato è una scuola immersa nel paesaggio e nella natura e che rispecchia, quindi, lo stile di vita tipico del villaggio ghanese.
Realizzato senza elettricità
Come abbiamo già detto una delle priorità del progetto no profit era quella di proporre un concept che potesse essere facilmente replicato dalla popolazione locale. InsideOut ha sicuramente rispettato questo principio. Oltre ad essere stato realizzato con materiali locali e tecniche costruttive tradizionali, il prototipo è stato costruito a mano, non essendoci elettricità, e con un investimento di soli 12mila euro.
SCHEDA PROGETTUALE
PROGETTISTI LEADER: Andrea Tabocchini e Francesca Vittorini
A CAPO DEL WORKSHOP: Andrea Tabocchini, Francesca Vittorini e Lori Zillante (Italy)
PARTECIPANTI DEL WORKSHOP: Adrian Aranda (Cuba), Ali Abidi (Tunisia), Alessia Bernini (Italia), Anastasia Nechalioti (Grecia), Aryan Vanaki (Iran), Austin Wyeth (USA), Beatriz Villapecellin (Spagna), Caterina Rogani (Italia), Elliot Rawlinson (UK), Emma Barrett (Australia), Jaakko Torvinen (Finlandia), Katharina Kohlroser (Austria), Laura Conti (Italia), Luis Rubio (Colombia), Marco Pappalardo (Italia), Margherità Memè (Italia), Miia Suomela (Finlandia), Nadia Avezzano (Italia), Nikolaos Nikolis (Grecia), Paulius Kliucininkas (Lituania), Pin Chih Liao (Taiwan), Po-Min Kung (Taiwan), Riccardo Guerri (Italia), Richard Migisha (Uganda), Sara Signori (Italia), Shih-Kai Lin (Taiwan), Simone Argentesi (Italia), Sofia Toni (Italia), Tarindu Baggya Millawage (Italia | Sri Lanka), Timothy Kölle (Germania), Urszula Bajcer (Polonia)
LAVORATORI LOCALI: Abass Moahmmed, Abubakar Moahmmed, Afirifah Kwame, Anor Kwaku, Anthony Gbadagao, Anthony Visa, Edward Ampomah, Edward Boadu Twum, Eric Agyeman, Johnson Yeboah, Nimo Collins (Ghana)
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