I numeri della desertificazione in Italia
Pochi giorni fa, il 17 giugno, c’è stata la Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità, indetta dalle Nazioni Unite nel 1995. Lo scopo di questa ricorrenza è sensibilizzazione sul degrado del suolo, far conoscere nuovi modi per prevenire la desertificazione, e tutelare la biodiversità e la sicurezza delle popolazioni che sono messa a rischio da questo fenomeno. Il tema proposto per il 2023 è stato “Her Land. Her Rights”, per porre attenzione nei confronti del ruolo delle donne nella gestione diretta del suolo: il riferimento va principalmente a tutte quelle donne che, nel mondo, coltivano il terreno, senza però avere sufficienti diritti sul suo possesso, e finendo spesso per essere le prime vittime della desertificazione. Di certo in Italia i diritti fondamentali sono riconosciuti e tutelati; è però importante da una parte continuare a rafforzare la presenza femminile nei settori scientifici, per aiutare a migliorare la gestione del suolo e delle risorse naturali; dall’altra, è fondamentale combattere la desertificazione, sapendo che il nostro paese è rischio. Vediamo a questo proposito quali sono i numeri della desertificazione in Italia.
La desertificazione in Italia
Sappiamo tutti quello che è successo negli ultimi mesi in Italia: prima il paese – soprattutto al nord – ha vissuto lunghi mesi di precipitazioni scarse, aumentando sempre più il rischio di siccità. Poi le piogge sono arrivate improvvisamente, in moli spesso estremamente eccessive, causando le alluvioni che hanno colpito duramente la Romagna. I danni sono stati come è noto enormi, quantificati preliminarmente dalla Regione in circa 8,8 miliardi di euro.
Come è noto gli eventi meteorologici estremi e la siccità sono due facce della stessa medaglia, con i cambiamenti climatici che stimolano entrambi questi fenomeni. E va detto che le piogge torrenziali non sono state peraltro sufficienti per eliminare lo stress idrico italiano. L’Ispra ha segnalato infatti che nel 2022 in Italia erano già venuti a mancare 67 chilometri cubi d’acqua, con la disponibilità di questa risorsa che ha toccato il minimo storico. Si parla nello specifico di un -51% rispetto alla media del periodo compreso tra il 1951 e il 2022. E ancora, sempre lo scorso anno il 20% del territorio nazionale è stato segnato da condizioni di siccità estrema, con un 40% del paese colpito da siccità severa o moderata. Da Greenpeace viene invece segnalato che in 30 anni l’Italia ha perso il 13% della propria risorsa idrica, l’equivalente di circa 19 miliardi di metri cubi d’acqua (un volume di poco inferiore a quello del Lago di Garda). Il rischio desertificazione in Italia non può quindi essere trascurato.
Il rischio idrico e gli usi eccessivi d’acqua
A causare la desertificazione in Italia sono in primo luogo i fenomeni climatici di lungo periodo, con precipitazioni minori e più concentrate, con il parallelo aumentare delle temperature medie e il venire meno di ghiacci e neve. Greenpeace ha voluto però approfondire l’argomento degli utilizzi dell’acqua, a partire dal fatto che a livello nazionale oltre la metà dei 30 miliardi di metri cubi di acqua prelevata viene destinata all’agricoltura. Ma per alimentare quale tipo di coltivazione? Secondo le stime più recenti – visto che la mole d’acqua utilizzata in agricoltura non viene registrata annualmente come accade invece negli acquedotti – un terzo dell’acqua usata per irrigare i campi è destinata alla coltivazione di mangimi per la filiera zootecnica. Si parla quindi di coltivazioni come quelle quelle di mais e delle foraggere, prodotti che richiedo grandissime quantità di acqua: conti alla mano, il numero di capi allevati in Italia – soprattutto nel bacino del Po – porta a un consumo di acqua eccessivo se confrontato con l’attuale e con la futura disponibilità idrica. Ecco che allora l’utilizzo specifico dell’acqua presente sul territorio non può essere trascurato in una strategia complessiva per combattere la desertificazione in Italia.
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