Quasi un terzo dell’Italia a rischio desertificazione
Di certo parlare di desertificazione in Italia fa un certo effetto, soprattutto adesso che gran parte del paese è a un passo dall’emergenza siccità. In questo giorni in Lombardia ci si trova in prossimità di una vera e propria crisi idrica regionale, in Lazio si è vicini al razionamento dell’acqua potabile. In uno scenario di questo tipo parlare del rischio di desertificazione è ancora più importante, soprattutto dopo i dati condivisi la settimana scorsa dall’Ispra, in occasione di un webinar organizzato per la Giornata mondiale dell’Onu per la lotta a desertificazione e siccità, il 17 giugno.
La desertificazione in Italia
Stando ai dati dell’istituto di ricerca del Ministero della Transizione ecologica, ovvero dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione. Le regioni più minacciate si trovano al Meridione, ma va detto che nemmeno il nord è del tutto risparmiato, con rischi concreti anche in Piemonte, in Veneto e in Emilia Romagna. I fattori di rischio sono tanti: si parla delle condizioni meteoclimatiche, tra le quali figurano per l’appunto anche le scarse precipitazioni, ma anche di tante attività umane che portano al degrado del suolo.
Una definizione di desertificazione
Va detto che con il termine desertificazione non ci si riferisce in modo semplicistico alla trasformazione di un territorio in un deserto. Affermare quindi che l’Italia è a rischio desertificazione non equivale a dire che il nostro paese sta per trasformarsi in un grande deserto di sabbia. Con questo termine si identifica un processo più ampio, ovvero il degrado progressivo delle terre aride o semi-aride, un degrado che è causato da cambiamenti climatici e, per l’appunto, in modo diretto e indiretto dall’uomo. Va peraltro detto che la desertificazione può essere vista a pieno titolo sia come una conseguenza dei cambiamenti climatici, sia come una causa. Come è noto il suolo è un deposito enorme di anidride carbonica: con il progressivo venire meno della vegetazione, questa enorme mole di CO2 viene rilasciata nell’aria. Ma la desertificazione è anche una conseguenza dei cambiamenti climatici, per via dell’aumento delle temperature e del ridursi delle precipitazioni. Si pensi al deserto del Sahara: negli ultimi 100 anni, proprio a causa del ridursi delle precipitazioni, la sua superficie è aumentata del 10%, con una lenta ma inesorabile erosione del Sahel.
La desertificazione nel mondo
Il rischio di desertificazione in Italia non è certo isolato. Grazie alle stime effettuate da Global Land Outlook sappiamo che circa il 70% delle aree libere da ghiacci a livello mondiale è stato alterato dall’uomo, e che attualmente circa 500 milioni di persone vivono già in aree in cui il degrado del suolo è già ai massimi livelli. In quei luoghi la desertificazione, ovvero la perdita totale della produttività del suolo, è già avvenuta. In Europa a essere minacciati dalla desertificazione sono buona parte dei paesi del bacino Mediterraneo, e quindi Italia, ma anche Spagna, Portogallo, Croazia, Grecia, Malta e Cipro, e va detto che ci sono aree a rischio anche in Romania, in Slovenia e in Ungheria.
Di certo i dati variano in modo sensibile di indagine in indagine. Stando all’Atlante Globale della desertificazione, edito nel 2018 dalla Commissione Europea, il 75% del suolo della Terra è già in qualche misura degradato: si stima che entro il 2050 questa percentuale potrebbe arrivare a un minaccioso 90%. E c’è di più: si stima che entro la metà del secolo circa 700 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare proprio a causa del degrado del suolo.
Una cosa è certa: se la desertificazione ha colpito per lo più l’Africa o il Medio Oriente o le grandi steppe dell’Asia, non bisogna pensare che il resto del mondo non sia vulnerabile. In quasi tutto il mondo, dall’Italia fino agli Stati Uniti, ci sono aree a rischio desertificazione.
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