Danni da catastrofi naturali: 72 miliardi di dollari nel 1° semestre 2022
Glarona è una cittadina svizzera, capitale dell’omonimo cantone. Un incendio scoppiato nella notte tra il 10 e l’11 maggio del 1961 portò alla distruzione di circa due terzi della città, con le fiamme che divorarono 593 edifici. Quell’evento fu disastroso sotto ogni punto di vista, mettendo in crisi anche le compagnie assicurative locali. Due anni dopo, a partire da quanto imparato da quella tragica esperienza, venne creata la Schweizerische Rückversicherungs-Gesellschaft, ovvero quella che oggi viene conosciuta Swiss Re, un colosso assicurativo conosciuto a livello mondiale. Non stupisce che Swiss Re sia conosciuta internazionalmente proprio per la sua specializzazione nei grandi eventi negativi, e non è un caso se proprio questa compagnia assicurativa pubblichi annualmente un report relativo ai danni da catastrofi naturali. Per il primo semestre del 2022, Swiss Re stima perdite economiche globali conseguenti alle catastrofi pari a 75 miliardi di dollari.
I danni da catastrofi naturali nel 2022, fino ad ora
In 6 mesi le grandi catastrofi hanno quindi causato circa 75 miliardi di dollari in tutto il mondo. Va detto che questa cifra, che è assolutamente enorme, è in ogni caso inferiore a quella relativa al primo semestre dell’anno scorso, nonché più bassa rispetto alla media dell’ultimo decennio. Ma si tratta comunque di numeri da capogiro. Più nello specifico, 73 miliardi di dollari sarebbero da ricondurre alle catastrofi naturali, laddove altri 3 miliardi sono conseguenza di danni provocati dall’uomo. Questo pur sottolineando che, come sappiamo fin troppo bene, anche i danni causati dai cambiamenti climatici hanno una causa in gran parte umana, per via delle emissioni nocive che stanno determinando il riscaldamento globale. Guardando alle perdite assicurate, precisa Swiss Re, si parla di 35 miliardi di danni per quanto riguarda le cause naturali, e di 3 miliardi per quanto riguarda le cause umane.
Gli eventi catastrofici più importanti nel 1° semestre del 2022
A far lievitare la cifra totale dei danni da catastrofi naturali nel 2022 sono state soprattutto le inedite inondazioni che nei primi mesi dell’anno hanno colpito l’Australia e il Sudafrica, nonché le tempeste invernali che hanno spazzato il nostro continente. Come ha spiegato Martin Bertogg, di Swiss RE, «gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti in eventi meteorologici sempre più estremi, come le inondazioni senza precedenti in Australia e Sudafrica» e questo porta a confermare quanto osservato nell’ultimo quinquennio, ovvero il fatto che «i rischi secondari stanno causando danni assicurati in ogni angolo del pianeta. A differenza degli uragani o dei terremoti, questi rischi sono onnipresenti e aggravati dalla rapida urbanizzazione di aree particolarmente vulnerabili». Questo a sottolineare che, per come è la situazione climatica attuale, inondazioni e tempeste devono essere temuti quanto i pericoli definiti “primari”, dagli uragani in poi.
Una società resiliente ai rischi climatici
Che il fine ultimo di Swiss Re sia quello di aumentare il numero di polizze dedicate alla copertura dai danni da catastrofi naturali è assolutamente esplicito. Ciononostante, dall’analisi della società svizzera risulta chiaro l’aggravarsi della situazione per quanto riguarda i pericoli secondari conseguenti il cambiamento climatico. «Con il 75% di tutte le catastrofi naturali ancora non assicurate, vediamo grandi lacune a livello globale, aggravate dall’odierna crisi del costo della vita» ha spiegato Jérôme Jean Haegeli nel comunicato di Swiss Re, aggiungendo che «in collaborazione con il settore pubblico, il settore assicurativo è fondamentale per rafforzare la resilienza della società ai rischi climatici». Le polizze assicurative entrano però in gioco quando il danno è già stato fatto: l’impegno del settore pubblico come di quello privato deve essere invece prima di tutto quello di prevenire per quanto possibile ulteriori catastrofi future, riducendo drasticamente le emissioni di gas serra.
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