Dall’Università Milano-Bicocca, edifici fotovoltaici con le nanoparticelle
IL PANNELLO C’È, MA NON SI VEDE. È stato pubblicato sul numero di aprile della rivista scientifica “Nature Photonics” lo studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università Milano-Bicocca in collaborazione con lo statunitense Los Alamos National Laboratory. La ricerca ha esaminato le potenzialità generative di un nuovo tipo di concentratori solari luminescenti, in grado di catturare e concentrare la luce solare integrandosi perfettamente in ogni elemento architettonico. All’apparenza semplici lastre di plexiglass, i pannelli ideati dagli studiosi milanesi nascondono al loro interno una struttura basata su nanoparticelle a semiconduttore.
UN NUOVO CONCETTO DI PANNELLO SOLARE. Il team di scienziati guidati dai professori Francesco Meinardi e Sergio Brovelli del Dipartimento di Scienza dei Materiali è riuscito in particolare ad ovviare al problema del “ri-assorbimento”, il fenomeno che rendeva fino ad oggi di fatto impossibile realizzare concentratori solari luminescenti di dimensioni sufficienti per un impiego in contesti reali (vetrate, serre, coperture trasparenti).
LA PAROLA AGLI STUDIOSI. «L’enorme vantaggio di questi sistemi – spiega Meinardi – è che permettono di disaccoppiare i processi di assorbimento e di emissione della luce: l’assorbimento avviene nel guscio, che immediatamente trasferisce poi l’energia accumulata al nocciolo. Da qui avviene l’emissione luminosa». «Questa tecnologia – prosegue Brovelli – è immediatamente scalabile per l’industria e può essere utilizzata nella green architecture e nella building sustainability. Con questi nano-materiali, non più soltanto i tetti ma tutte le parti di un edificio possono diventare pannelli solari».
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