Costi e caratterstiche del cappotto termico esterno
Il cappotto termico: le soluzioni in commercio
Tipologie di cappotto termico
L’anno 2021 si distingue anche per le recenti opportunità fiscali che permettono ai cittadini di ristrutturare casa senza spendere assolutamente nulla; parliamo dell’ecobonus 110%, un argomento di grande attualità che si concretizza con alcuni interventi atti a migliorare sensibilmente le prestazioni energetiche di un edificio.
Il cappotto termico è senza dubbio il lavoro che meglio rappresenta l’ecobonus 110%, in quanto consiste nell’evento trainante in tutti i condomìni che aderiscono all’iniziativa e perché permette a tutti i palazzi più datati, generalmente in classe energetica G, di raggiungere almeno la classe E, il minimo indispensabile per avere diritto alle agevolazioni promosse dal Governo.
In commercio esistono vari tipi di cappotto termico che possono essere raggruppati come segue:
– cappotti in materiale sintetico: consistono nella soluzione più economica, il cui rapporto qualità-prezzo è abbastanza buono. Tuttavia, come spesso accade in questo genere di interventi, accontentarsi può comportare più di un problema; infatti, i cappotti termici in materiale sintetico hanno una bassa resistenza meccanica, sono vulnerabili alle muffe e ai roditori, sono infiammabili, temono l’acqua e sono scarsamente traspiranti, quest’ultima una caratteristica che potrebbe compromettere addirittura gli stessi vantaggi teoricamente apportati all’edificio;
– cappotti termici in materiale naturale e minerale: consistono in prodotti alternativi di cui gli esempi migliori sono la fibra di legno, il sughero, la fibra di vetro, la lana di roccia, il vetro cellulare e gli idrati di calcio (o i silicati). In questo caso siamo di fronte a materiali pià resistenti all’erosione, più traspiranti e più tenaci agli attacchi delle muffe; il loro prezzo più elevato non dovrebbe certo scoraggiare i proprietari degli appartamenti che aderiscono all’ecobonus 110%;
– nanocappotti: si tratta di una sorta di versione semplificata del cappotto termico “tradizionale”, il frutto delle più recenti ricerche capace di promettere risultati strabilianti a fronte di un investimento contenuto; purtroppo siamo per ora davanti a un probabile flop per svariate ragioni. Infatti, in laboratorio i nanocappotti non hanno dimostrato l’efficienza auspicata e sembrano non garantire in alcun modo il miglioramento energetico richiesto dal Decreto, un grande problema sotto tutti gli aspetti, compresa la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali.
I cappotti minerali
Vediamo ora nel dettaglio le migliori caratteristiche dei cappotti minerali, con ogni probabilità la migliore soluzione per avere la certezza del risultato, che ricordiamo diventa obbligatorio una volta che si ha aderito all’ecobonus 110%. Infatti, una prestazione energetica scadente e incapace di migliorare la certificazione dell’immobile di un minimo di due classi come previsto dal Decreto, invalida il prestito erogato ed espone i proprietari delle abitazioni a severe sanzioni da parte degli organi accertatori, un problema importante da valutare con molta attenzione.
I cappotti minerali hanno un’eccezionale durabilità, il risultato della somma di alcune importante caratteristiche; parliamo di pannelli idrofobi, inattaccabili dai batteri e dagli insetti, nonché molto solidi specialmente dopo la rasatura. La loro alta traspirabilità garantisce un microclima interno più salubre rispetto a quanto accade con altre tipologie di cappotto termico, mentre i risultati sono incoraggianti anche per quanto riguarda la sicurezza e l’ecologia. I cappotti minerali sono ignifughi e sono fabbricati con materiali naturali al 100%; il trattamento isolante a cui sono sottoposti non fa affidamento su addittivi chimici.
Breve riassunto sulla realizzazione di un cappotto termico
Coloro che vogliono approfondire possono trovare in queste poche righe una veloce spiegazione sulla realizzazione del cappotto termico; i passi da rispettare sono i seguenti:
– i pannelli che costituiranno il cappotto devono essere incollati alle pareti e successivamente fissati tramite appositi tasselli. Per questi motivi è lecito valutare con attenzione la colla da utilizzare in base alle superfici trattate, nonché impiegare viti che siano adeguate allo spessore e alla tipologia di pannello adottato;
– una volta realizzato il cappotto è necessario coprirlo con almeno due strati di malta separati da una rete di rinforzo; questa soluzione permette di ripristinare le pareti anche dal punto di vista estetico.
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