Corse dei cani: in Veneto un cinodromo pronto all’apertura
Negli ultimi anni negli Stati Uniti sono stati chiusi uno dopo l’altro tutti i cinodromi esistenti. Nel 2018 negli USA se ne contavano ancora 17, 11 dei quali nella sola Florida. Nel 2020 il dog racing è scomparso proprio nello stato di Miami, insieme a quelli dell’Alabama e del Texas; proprio in questi mesi stanno chiudendo anche gli ultimi cinodromi, in Arkansas e in Iowa. Per molti sarà la fine di un’epoca, e di certo era ora: le corse dei cani oltre che essere anacronistiche sono indubbiamente crudeli. Sembra persino strano pensare che da qualche parte del mondo ci siano ancora dei business poggiati sulle corse di levrieri e di altre razze canine. Non può quindi che meravigliare scoprire che in Italia, e più precisamente a Maserada sul Piave, in provincia di Treviso, si stia preparando l’apertura di un nuovo cinodromo, che ospiterà le corse dei cani.
Le corse dei cani: la legge italiana
Dati alla mano, le corse dei cani in Italia sono di fatto illegali. L’ultimo cinodromo attivo in Italia, quello romano, ha chiuso definitivamente nel 2022. Del resto per decenni il mondo delle corse dei cani legate alle scommesse nel nostro paese è stato in grande crisi, riscuotendo un interesse via via minore. A decretare la fine dei cinodromi sono state anche varie leggi approvate negli ultimi anni, a partire da un decreto legge del 2009 che, abrogando una legge risalente al 1940 che disciplinava le corse commerciali dei cani, ha messo del tutto fuori legge questa attività.
Cosa potrebbe succedere in caso di organizzazione di corsa dei cani in Italia a scopo scommesse? In una situazione di quel genere si potrebbero chiamare in causa gli articoli 544 quater e 544 quinquies del Codice Penale, relativi rispettivamente ai “Spettacoli o manifestazioni vietati” e al “Divieto di combattimenti tra animali”. Non è improbabile poi la chiamata in causa del 544 bis sul “Maltrattamento animale” come aggravante.
In altri paesi le corse dei cani continuano a essere invece legali, e talvolta persino fiorenti, con giri di affari di svariati miliardi di euro. Si parla di paesi come l’Australia, il Regno Unito, il Messico, l’Irlanda, la Spagna e via dicendo, dove le corse dei cani sono legittime quanto le corse di cavalli.
Il nuovo cinodromo in Veneto e le proteste
La nuova struttura per la corsa dei cani in Veneto presenta una pista lunga 167 metri e larga 102, corredata da sistemi di fotofinish per individuare i vincitori delle diverse competizioni. Nonostante la presenza di queste apparecchiature, il sindaco di Maserada difende l’opera, che sarebbe dedicata solamente a delle attività di tipo amatoriale. Non sono ovviamente mancate le proteste e le nette prese di posizione, con vari personalità a indicare che la struttura potrebbe portare a conseguenze gravi sul fronte della legalità, della tutela degli animali e dell’ambiente. Il pericolo è quello di ritrovarsi dapprima con scommesse clandestine, e poi con lo svilupparsi di veri e propri circuiti di gare non amatoriali, con cani allevati proprio allo scopo di affrontare delle gare agonistiche. Come ha spiegato il presidente dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) Massimo Comparotto, nei paesi in cui l’industria del greyhound racing è attiva «i cani sono allenati fino allo stremo solo per il gusto di vederli correre, senza contare l’orrore che si nasconde negli allevamenti: accoppiamenti forzati, fattrici sfruttate come macchine da riproduzione, cuccioli selezionati e soppressi solo perché devono rispondere agli standard di razza».
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