Cosa succederà alla Cop27 in Egitto?
La Cop26, quella svoltasi l’anno scorso a Glasgow, era stata definita come “l’ultima e migliore possibilità” per l’uomo di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto degli 1,5 gradi. Si potrebbe quindi pensare che la Cop27 in Egitto, che comincia proprio oggi, il 6 novembre, non possa essere più importante e decisiva rispetto a quella passata. E in un certo senso è così. Eppure gli incontri che si terranno a Sharm el Sheikh saranno senza dubbio cruciali. Anche perché dopo la Cop26 non si è visto affatto un calo di emissioni, anzi. Di più: il 2022 è stato segnato da catastrofi naturali devastanti: si pensi alle ondate di calore che hanno colpito tante parti del mondo, alle siccità, agli incendi, ma anche e soprattutto alle inondazioni che hanno colpito il Pakistan, l’Australia, il Sudafrica e anche l’Italia. Ecco che allora la Cop27 in Egitto diventa fondamentale: come ha sintetizzato il mese scorso il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, «la Cop27 è il luogo in cui tutti i paesi possono dimostrare che stanno partecipando a questa lotta e lo stanno facendo insieme». Ma cosa dobbiamo aspettarci quindi dal summit di Sharm el Sheikh?
A cosa servono le Cop
La storia delle Cop è iniziata in Brasile, nel 1992, con il Vertice della Terra di Rio. Da quel momento vengono regolarmente – o quasi – organizzate delle Cop, ovvero delle Conferenze delle parti nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc). Attraverso questi incontri, in estrema sintesi, la comunità internazionale si mette al lavoro per ripartire in modo equo gli impegni da prendere per combattere in modo concreto i cambiamenti climatici. Si parla quindi dei limiti da rispettare, dei fondi da mettere in gioco per la transizione, dei risarcimenti per i paesi che hanno già subito grandi perdite per via del climate change, e via dicendo. E tutto questo si traduce in regole che devono essere rispettate dai quasi 200 paesi partecipanti.
Perchè la Cop 26 era più importante
La Cop di Glasgow sotto molti aspetti era più delicata della Cop27 in Egitto. Il motivo è semplice: era in occasione di quell’incontro che tutti i paesi dovevano presentare il proprio impegno concreto per rispettare quanto stabilito con gli accordi di Parigi del 2015, in occasione della Cop21. Insomma, la Cop26 in Scozia doveva essere una sorta di test. Un test che, va detto, non è andato benissimo. E le cose non sono cambiate nei mesi seguenti. Così come sono uscite da Glasgow, le politiche adottate non sono assolutamente sufficienti per mantenere l’incremento delle temperature al di sotto degli 1,5 gradi. Anzi, sembrerebbe che, seguendo questa strada, entro la fine del secolo avremo un aumento di circa 2,4 gradi, con conseguenze disastrose per il pianeta, per la biodiversità, per le catastrofi naturali e via dicendo.
Cosa succederà alla Cop27 in Egitto
Ci sono diversi quesiti cruciali che dovranno trovare risposta a Sharm el Sheikh, e praticamente tutti hanno a che fare in modo diretto con i fondi che devono essere messi a disposizione. Si pensa per esempio ai finanziamenti di cui i paesi meno industrializzati hanno bisogno per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, nonché di quelli necessari per adattarsi al nuovo scenario.
Ma al centro dell’attenzione alla Cop27 in Egitto ci saranno anche e soprattutto i famosi 100 miliardi di dollari l’anno che i paesi più sviluppati si erano impegnati – già nel 2009 – a versare ai paesi in via di sviluppo: per ora, però, non è stato versato nemmeno un dollaro.
Di certo, a complicare ulteriormente le cose, ci sarà l’attuale situazione geopolitica globale, con le contrapposizioni quasi scontate della Russia e, probabilmente, della Cina.
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