Conversione energetica: esempi di edilizia circolare
L’edilizia è uno dei comparti più energivori e inquinanti. Motivo per cui negli ultimi anni si sta investendo sempre di più in progetti ‘carbon neutral’ e a zero emissioni. Per calmierare l’impatto ambientale del costruito spesso si mettono in pratica delle soluzioni ‘compensative’: le emissioni di gas serra vengono controbilanciate attraverso la riduzione o il riassorbimento dell’equivalente quantità di CO2 direttamente o indirettamente generata. Sarebbe però molto più efficiente ridurre le emissioni di carbonio senza la necessità di compensarle. Due casi di studio in suolo britannico dimostrano che questo obiettivo è raggiungibile applicando alla filiera delle costruzioni i principi di edilizia circolare e di conversione energetica.
L’ex magazzino ricostruito in un altro sito
Il primo esempio è quello di un ex deposito che è stato demolito e ricostruito a circa un miglio di distanza e che è diventato una sede di uffici. La proprietà è dell’investitore immobiliare SEGRO che ha scelto di applicare alcuni principi di edilizia circolare con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del progetto e al tempo stesso di risparmiare denaro. Vediamo i principali interventi realizzati e i risultati ottenuti:
- Gran parte del materiale edile del vecchio magazzino è stato riutilizzato. Questo ha permesso una riduzione del 25% circa dei costi rispetto a una realizzazione ex novo e del 56% delle emissioni di carbonio: sono state risparmiate circa 700 tCO2e. L’equivalente di cinque anni di emissioni per il funzionamento di un edificio di questo tipo;
- I componenti riutilizzati sono stati prima valutati in termini di potenziale risparmio. Alcuni elementi come le facciate continue si sono rivelati particolarmente utili per la circolarità del processo;
- Durante le operazioni non sono stati prodotti rifiuti organici e tutti gli scarti sono stati smaltiti in discarica;
- È stato importante valutare le prestazioni del progetto nel suo intero ciclo di vita. La caldaia esistente ad esempio non è stata mantenuta perché si è valutato che una sostituzione con un sistema impiantistico più efficiente si sarebbe tradotto in maggiori riduzioni di consumi rispetto al riutilizzo del vecchio impianto;
- Il principale limite riscontrato è il fatto che l’edificio preesistente non era stato progettato per un eventuale riuso futuro. Se fosse stato progettato per essere smontato e riutilizzato si sarebbero potuti recuperare l’80% dei suoi componenti.
Edilizia circolare per l’aeroporto di Gatwick
Un secondo caso di studio riguarda il progetto di riqualificazione e ampliamento dell’aeroporto di Gatwick, in Uk. Gli aeroporti giocano un ruolo fondamentale nel mondo globalizzato ma sono altamente inquinanti: nel Regno Unito sono responsabili del 6% delle emissioni nocive complessive. Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più, nella progettazione e riqualificazione, di strutture aeroportuali, l’applicazione del protocollo Airport Carbon Accreditation (ACA), che prevede quattro livelli di certificazione:
– Livello 1: misurazione dell’impronta di carbonio
– Livello 2: strategie di contenimento delle emissioni
– Livello 3: ottimizzazione degli interventi con il coinvolgimento di terze parti
– Livello 3+: neutralità delle emissioni, con eventuali azioni compensative
Stando agli ultimi dati, risalenti a settembre 2016, sono 170 gli aeroporti al mondo che sono stati certificati, 26 dei quali hanno ottenuto il Livello 3+ dello standard.
Valutare le emissioni di carbonio
Fra questi c’è l’aeroporto di Gatwick, esempio di applicazione di un modello di economia circolare e di conversione energetica.
Il progetto ha previsto innanzitutto l’utilizzo del modello GIS (Geographic Information System) che consente di: mappare e quantificare le emissioni nocive; sviluppare un database di tutte le risorse e materiali utilizzati; identificare le opportunità di riuso delle risorse esistenti in un’ottica di risparmio economico e di emissioni; integrare i sistemi di gestione di carbonio esistenti.
Riutilizzo dei materiali
A seguito della mappatura è stato rivelato che il 74% delle strutture dell’aeroporto è in acciaio, il restante in cemento. Le strutture in acciaio possono essere smontate e riutilizzate, specie se questo è stato previsto dal progetto iniziale. Si è quindi cercato di prediligere questo materiale, utilizzandolo in un’ottica di futuro riuso. Applicare principi di decostruzione, riuso e utilizzo efficiente delle risorse, secondo l’analisi svolta da SEGRO, consente di risparmiare il 60% delle emissioni nocive e il 25% dei costi di progetto.
Se alcune superfici delle infrastrutture aeroportuali devono rispettare dei requisiti di sicurezza e qualità che possono rendere difficile il riuso di risorse esistenti, ci sono diverse altre applicazioni dove questo può essere fatto senza problemi. Limitandosi a questi interventi, privilegiando il materiale riciclato, secondo gli sviluppatori è possibile ottenere una riduzione del 9% delle emissioni di anidride carbonica nell’aeroporto di Gatwick.
Aumentare il verde
Gli interventi non riguardano soltanto il costruito. Il 39% dell’area circostante all’aeroporto di Gatwick è costituita da una ricca vegetazione. Sarebbe di fondamentale importanza aumentare ancora di più la presenza di verde nelle strutture aeroportuali, perché la vegetazione, come ben sappiamo, contribuisce in modo importante all’assorbimento di CO2 e alla purificazione dell’aria circostante. Per Gatwick sono state proposte facciate verdi e parcheggi circondati da aiuole e aree coltivate.
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